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La terribile selezione darwiniana degli ospedali per la terapia intensiva

Molti medici hanno ammesso di utilizzare il criterio dell’età. Ma non è il solo. E negli Usa c’è polemica per l’esclusione dei disabili

La terribile selezione darwiniana degli ospedali per la terapia intensiva

Da quando è iniziata l’emergenza sanitaria, sono stati diversi i medici che hanno ammesso di essere costretti a scegliere chi salvare tra i pazienti Covid-19. E che uno dei criteri discriminanti fosse l’età, oltre alle condizioni fisiche. Troppo grande l’onda di contagi e afflussi alle terapie intensive e troppo pochi i posti. Questione di necessità, quella di salvare il numero maggiore di vite.

Ma il problema non riguarda certo solo l’Italia.

In Francia, racconta il Corriere della Sera, il «Plan Blanc» dell’ospedale di Perpignan ha indicato quattro tipi di decessi. Ci sono le «morti inevitabili», dovute alla gravità della malattia, indipendentemente dalle risorse terapeutiche. Quelle «evitabili» con le cure migliori. Quelle «accettabili», dei pazienti molto vecchi e polipatologici. E quelle infine «inaccettabili», relative a giovani senza altre patologie.

«L’obiettivo prioritario è lo 0% di morti inaccettabili», quello secondario «limitare le morti evitabili». Le «accettabili» non sono tra gli obiettivi: pazienza.

Peggio ancora va negli Usa, dove alcuni Stati hanno reso noti i criteri di selezione.

«In Tennessee le persone affette da atrofia muscolare spinale verranno escluse dalla terapia intensiva. In Minnesota saranno la cirrosi epatica, le malattie polmonari e gli scompensi cardiaci a togliere ai pazienti affetti da Covid-19 il diritto a un respiratore. Il Michigan darà la precedenza ai lavoratori dei servizi essenziali».

In Alabama addirittura si prendono in considerazione, come discriminanti, le disabilità.

«Il piano afferma che le persone con grave ritardo mentale, demenza avanzata o gravi lesioni cerebrali traumatiche possono essere candidati improbabili per il supporto del ventilatore».

Ciò ha naturalmente scatenato la reazione della relatrice delle Nazioni Unite sui diritti dei disabili, Catalina Devandas:

«le persone con disabilità devono avere la garanzia che la loro sopravvivenza sia considerata una priorità. Gli Stati devono varare protocolli per le emergenze di salute pubblica al fine di garantire che, quando le risorse mediche sono limitate, le persone con disabilità non siano discriminate nell’accesso alla salute».

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