Intervista al CorSera: «Sono morte migliaia di persone e pensano al pallone… Per me il tennis nel 2020 non riprende più. Gli Internazionali? Per me sono solo al Foro Italico. Poi, pur di farli, va bene tutto, ma gli devi cambiare nome»
Sul Corriere della Sera una bella intervista a Fabio Fognini. E’ andato via dalla Spagna quando le cose, lì, erano ancora tranquille, racconta. Oggi è in Liguria, con moglie e figli, ad Arma di Taggia, dove hanno una casa. Il tennis per ora è fermo fino al 13 luglio, ma lui fa fatica ad immaginare una ripresa.
«Mah, in questo momento faccio fatica a immaginare la ripresa. Sono sincero: mi dispiace perché sono tornei grandi e danno tanti punti,ma non so se in Asia tornerò più. Già all’Olimpiade di Tokyo quest’anno non sarei andato. La mia paura più grande non è prendere il virus, ma trasmetterlo. Non sono più solo. Sono papà e marito».
Scherza su come passa il tempo chiuso in casa, tra giochi con i figli e l’aspirapolvere. E parla del futuro.
«Sto cercando di convincere Flavia a tornare nel 2021, come Kim Clijsters. Ho parlato con la Schiavone e Barazzutti, loro la allenano e io le faccio da manager: ho già pronto il programma dei tornei».
Non è ancora il momento di smettere di giocare, dice.
«Vorrei smettere quando sono ancora competitivo, alle mie condizioni. Non mi vedo da numero 80-90 del mondo a remare nei challenger per risalire la classifica. Sono n.11 del ranking, è vero che ho qualche acciacco però vorrei ancora togliermi qualche sfizio: un altro Master 1000, magari Roma, se poi è uno Slam meglio».
Sulla possibilità di giocare gli Internazionali indoor a Milano o Torino, o sulla terra a Cagliari come ipotizzato dal presidente della Fit, Binaghi:
«Capisco il presidente e le priorità della federazione, ma da tennista italiano per me gli Internazionali sono solo al Foro Italico. Poi, pur di farli, va bene tutto: Milano, Torino, Cagliari, Timbuctù. Ma gli devi cambiare nome».
La sua idea, comunque, è che per quest’anno non si giocherà più.
«Io ho una mia idea: nel 2020 non si gioca più. Come fa un direttore di torneo a prendersi la responsabilità della salute di giocatori, staff, media, spettatori? Ne parlavo ieri in chat con Perin, Criscito e Viviano, i miei amici calciatori. Va bene il discorso economico, ma io finché non sono sicuro al 110% non mi muovo. Perderò punti e soldi? Pazienza».
Sul calcio che vuole ricominciare a tutti i costi.
«Per me sono matti. Sono morte migliaia di persone e pensano al pallone… Scherzano con la salute delle persone, inseguono solo il business. Che senso ha riaprire senza spettatori? Che senso ha San Siro vuoto? Non esiste, dai».