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Dressel: «Le Olimpiadi saltate non sono la fine del mondo. Non sono socievole, sto bene nella mia corsia»

La Stampa intervista il nuotatore statunitense: «Era l’unica decisione possibile, si parla di questioni di vita o di morte. Non mi lamento, alleno la testa» 

Dressel: «Le Olimpiadi saltate non sono la fine del mondo. Non sono socievole, sto bene nella mia corsia»

La Stampa intervista il nuotatore statunitense Caeleb Dressel, 13 ori mondiali. Parla dello spostamento delle Olimpiadi e di come vive la quarantena.

«C’è una piscina aperta a 45 minuti da dove vivo: ci vado una volta al giorno, da lunedì a giovedì per un numero limitatissimo di ore. Ma sto bene e non ho motivo di lamentarmi».

Non è stato destabilizzato dal rinvio dell’Olimpiade.

«Quando è arrivata la decisione non mi sono sorpreso. Era l’unica possibile, si parla di questioni di vita o di morte e non si può certo dare priorità a una competizione soprattutto a un evento per cui non ci sono le condizioni».

Racconta il suo lockdown.

«Frequento un numero molto limitato di persone e non vedo i miei genitori da parecchio, incrocio  qualche compagno di squadra, sto con il mio coinquilino e la mia fidanzata. Basta. Faccio la mia parte, senza panico. Sto attento, cerco di stare a casa, vado giusto a fare la spesa, se ognuno limita i suoi spostamenti e gli incontri al minimo contribuisce al benessere della sua comunità».

Si definisce poco socievole.

«Non sono una persona socievole, sto bene nella mia corsia, il nuoto di certo richiede una concentrazione solitaria e una ripetitività che possono essere utili adesso, anche se decisamente non mi sento a mio agio in questa situazione. Evito che mi sconvolga».

Le Olimpiadi rimandate non sono una questione di vita o di morte.

«Le Olimpiadi saltate non sono certo la fine del mondo. Detesto quando mi dicono “mi dispiace”, come se avessi perso il mio momento. Non nuoto per le medaglie e comunque quelle che i Giochi assegneranno sono ancora tutte lì».

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