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«Ci sono donne e giovani negli ospedali, anche atleti. Come mai non passa il concetto di non mollare?» 

Il Corriere Milano intervista un anestesista rianimatore: «Esiste e resterà il tema enorme dell’ultimo addio, che spesso non avviene. Quali conseguenze lascerà questo periodo? Infinite».

«Ci sono donne e giovani negli ospedali, anche atleti. Come mai non passa il concetto di non mollare?» 

Il Corriere Milano intervista Giovanni Negri, primario di Anestesia 64enne, del Gruppo Maugeri. Da più di un mese fa turni anche di 36 ore tra il suo ospedale e il San Matteo. Come volontario nei turni di notte nella lotta al Covid-19. La considera una forma di rispetto. Ha perso anche lui amici e conoscenti a causa della pandemia.

«E’ il rispetto verso gli altri e verso se stessi, perché se non mi comporto in questa maniera, ecco, non potrei mai e poi mai guardarmi allo specchio».

E’ anestesista e rianimatore. Racconta lo strazio di tante vite che finiscono in terapia intensiva, centinaia di persone che non sopravvivono e muoiono sole. Gli anziani che, prima di morire, pensano alla loro mamma.

«Abbiamo un interfono, nelle stanze, e con quello facciamo comunicare parenti e familiari… Esiste e resterà il tema enorme dell’ultimo addio, che spesso non avviene, che da una parte vede il paziente nel totale isolamento, e dall’altra mogli, figli, fratelli privati di una carezza, di una frase, privati della possibilità di far vestire il proprio caro prima che entri in una bara…  Quali conseguenze lascerà questo periodo? Infinite».

Pensare già al domani è un errore.

«Nessuna stupida illusione, stiamo ancorati alla realtà. Non guardo ai numeri, nel senso che guardo a cosa ho davanti. Ci sono le donne, nei letti, quelle donne che si ripeteva che tanto si ammalano meno, e non è mica vero. E ci sono trentenni, quarantenni, in quei letti. Qualcuno obietterà che hanno patologie, e dico che sì, certo, ci sono obesi e diabetici, ma è anche vero che la scorsa settimana ho seguito il ricovero di un atleta di sci, giovane, forte, fortissimo, allenato, maniacale nella dieta. E allora, come la mettiamo? Ignoro il motivo per il quale il concetto non passa. Ma se molliamo la presa, se allentiamo la sorveglianza, se ci rilassiamo, arriverà, inevitabilmente, la seconda ondata di contagi. E in quel caso non riusciremo ad arginare niente, proprio niente. Lo sa quando ci penso più frequentemente? Quando vedo mie colleghe che uscite dal reparto, nelle pause tra un turno e l’altro, al cellulare correggono i compiti insieme ai figli, così stanche, così provate, così grandiose».

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