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Casati Modignani: «Tanti bauscia si chiedono “perché è successo a Milano e non a Napoli?”»

Al Fatto: «Milano ha premiato il berlusconismo, la demagogia renziana e ora il rosario di Salvini. La cosa pubblica in mano a gente di quattro soldi. Oggi conta essere dritti, non competenti»

Casati Modignani: «Tanti bauscia si chiedono “perché è successo a Milano e non a Napoli?”»

Il Fatto quotidiano, con Antonello Caporale, intervista la scrittrice milanese Sveva Casati Modignani (il suo vero nome è Bice Cairati), 81 anni, che con i suoi libri ha superato le dodici milioni di copie vendute. Racconta la disillusione di Milano, una città che ha aperto gli occhi dopo essersi a lungo cullata nel sogno di una superiorità di visione, di gestione e in un’ultima analisi di qualità della vita.

L’esito di questa sciagura la intesto alla bella gente chiamata a curare la cosa pubblica. Gente di quattro soldi, senza capacità e senza moralità. Cosicché le dimensioni di questa tragedia si sono fatte catastrofiche.

Caporale le chiede: l’ecatombe è capitata proprio voi lombardi cuore dell’economia, motore dell’Italia. E lei risponde:

Infatti i tanti bauscia che conosco bene si domandano stupefatti: ma come è possibile? A noi è successa una cosa simile invece che a Napoli?

Una frase che racchiude perfettamente il mondo dei salotti di Milano. Una fotografia lucida e impietosa.

Le responsabilità politiche sono chiare e d’altronde questa società ha premiato prima il berlusconismo gaudente, poi la demagogia renziana. Adesso noto che va dietro al rosario di Salvini. Questa epidemia chiama la storia recente sul banco degli imputati. Gli ospedali chiusi, i finanziamenti tagliati, i soldi deviati verso le tasche degli amici. E il conto è arrivato particolarmente salato, proprio qua, nella mia Milano, nella mia Lombardia.

Contrappone gli anni del boom a quelli recenti. Caporale gli chiede il perché di questa differenza.

Perché è giunta la stagione della furbizia, l’idea che la destrezza, la disinvoltura, la clientela potesse farci vincere. Non c’era bisogno di essere competenti, soltanto dritti, massimamente dritti. E così abbiamo inesorabilmente intrapreso la discesa. E ora eccoci qui, in questo disastro.

Cosa faccio? Che domande! Continuo gli arresti domiciliari. Curo le piante, guardo il cielo di Milano. Ho con me la badante, non ho problemi di danaro. Ho il necessario e anche il superfluo. Il superfluo, contrariamente a quanto ci lasci intendere la parola, è necessario. Con la minestra mi sfamo, col dessert mi consolo. Il superfluo è consolatorio, produce benefici oltre la stessa sua misura materiale.

 

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