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Borrelli: «Dovremo stare in casa molte settimane. Fase 2 possibile dal 16 maggio, ma dipende dai dati»

Il capo della Protezione civile a Radio Capital: «L’ora d’aria per i bambini non è autorizzata.  Sicuramente le mascherine servono, ma servono soprattutto i comportamenti responsabili» 

Borrelli: «Dovremo stare in casa molte settimane. Fase 2 possibile dal 16 maggio, ma dipende dai dati»

Il capo della Protezione civile, Angelo Borrelli, ha rilasciato un’intervista a Radio Capital. Ha parlato del fatto che le terapie intensive, da qualche giorno, non sono più sovraccariche e ciò consente di gestire l’emergenza con meno affanno. Ma occorre

«andare avanti con il massimo rigore».

Borrelli ha parlato anche della famosa circolare del Viminale sulle passeggiate con i bambini.

«Di fatto non sposta i termini dei comportamenti. Dobbiamo fare attenzione per evitare che la catena dei contagi ci sfugga di mano. L’ora d’aria per i bambini non è autorizzata, è una misura non ancora operativa, bisogna rispettare le regole di prudenza e stare in casa».

Per la fine delle restrizioni non basterà superare la Pasqua. Si procederà anche dopo.

«Non credo che passerà questa situazione per quella data. Dovremo stare in casa per molte settimane».

A Borrelli è stato chiesto se la fase 2 possa iniziare il 16 maggio.

«Se l’andamento non cambia, potrebbe essere come potrebbe essere prima o dopo. Dipende dai dati. La situazione ora è stazionaria, dobbiamo vedere quando questa situazione inizia a decrescere. Non vorrei dare delle date, però da qui al 16 maggio potremo aver dati ulteriormente positivi che consigliano di riprendere le attività e cominciare quindi la fase 2».

E’ possibile che dovremo abituarci all’uso delle mascherine:

«Gli esperti della parte tecnico-scientifica ci diranno quali saranno le modalità operative della ripresa. Sicuramente le mascherine servono, ma servono soprattutto i comportamenti responsabili. Le mascherine sono ancora un problema, non per i sanitari perché in queste settimane stanno arrivando carichi importanti dall’estero».

E ha continuato:

«Abbiamo avuto un’esplosione della domanda, soprattutto ad uso chirurgico. Credo che la domanda sia cresciuta di 20-30 volte, siamo arrivati a 100 milioni di mascherine al mese come fabbisogno del sistema sanitario. Tutto questo con una realtà nazionale che non aveva la capacità produttiva, non si producevano in Italia, non c’era abbastanza mercato. Si tratta di far partire una produzione nazionale. A questo sta lavorando il commissario Arcuri, continuando nella ricerca dell’importazione di mascherine dall’estero, soprattutto sulla base di on accordi bilaterali realizzati con la Cina».

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