Il ministro degli Affari Regionali a Repubblica: « La priorità è far ripartire gradualmente le fabbriche. Non possiamo riaprire le scuole perché non si sa dove mandare i bambini. I negozi riapriranno prima dei teatri e dei cinema»
Su Repubblica un’intervista al Ministro per gli Affari Regionali, Francesco Boccia. Parla della Fase 2, quella di convivenza con il virus ma di progressive riaperture, che dovrebbe iniziare il 4 maggio.
«L’Italia riparte gradualmente dal 4 maggio. Attenzione, però: ripartono settori dell’apparato produttivo che adotteranno le linee guide stabilite dal governo».
Attenzione, però, ammonisce. Nonostante la preoccupazione per la crisi economica, bisogna aprire con attenzione, senza correre.
«La cosa importante non è riaprire prima, ma bene. Ripartono le imprese che garantiscono sicurezza per i lavoratori. Per la vita sociale ci vuole molta cautela, le linee guida dovranno valutare anche le capacità territoriali di contenere i contagi».
Le linee guida dettate dal Governo saranno valide per tutti, ma le Regioni, se vorranno, potranno imporre criteri più restrittivi sul loro territorio, spiega.
«Ad esempio l’istituzione di una zona rossa per stroncare un nuovo focolaio».
A decidere i criteri, comunque, sarà il Consiglio dei Ministri.
«Non è stata presa alcuna decisione, lo stabilirà come sempre il cdm. Dal 4 maggio non c’è il ritorno al passato, perché il nostro passato finché esiste il virus non tornerà. La nuova normalità prevede ancora tanta pazienza, autocertificazione compresa. Chi non rientra nelle categorie che ripartono è ancora a rischio contagio. Lo facciamo per proteggere salute e vita, non per limitare la libertà».
Il ministro difende le misure restrittive del Governo, che hanno risparmiato almeno 40mila morti. E tra queste anche la chiusura delle scuole. Elogia insegnanti, ragazzi e famiglie che si impegnano nella didattica a distanza e rassicura i genitori che dovranno tornare al lavoro nella Fase 2.
«I genitori che non possono accudire i figli saranno oggetto dei prossimi confronti con le Regioni. Interverremo e aiuteremo. Ma non possiamo riaprire le scuole non in sicurezza perché non si sa dove mandare i bambini. È un problema grave, ma si affronta diversamente».
Il mese di maggio richiederà ancora sacrifici, e ancora distanziamento sociale.
«Maggio dev’essere ancora un mese di sacrifici sociali. Non è il momento di organizzare cene numerose».
Boccia aggiunge che soprattutto gli anziani dovranno continuare ad essere protetti.
«Gli anziani dovranno essere ancora più protetti per impedire che ci sia una seconda ondata. Con la Protezione civile stiamo studiando una chiamata su base volontaria – dopo il successo di quella per medici e infermieri – anche dei ragazzi che prenderanno la Maturità e che potrebbero essere arruolati per i servizi essenziali nelle loro città, ad esempio la consegna della spesa o i servizi agli anziani. Naturalmente con un inquadramento che li faccia sentire coinvolti in quest’operazione di rinascita. Lo stiamo studiando per l’estate, affiancandolo al magnifico lavoro delle reti di volontariato».
Sui trasporti:
«Ne parleremo con i sindaci. È evidente che come prima non sarà. Sono favorevole alle mascherine per chiunque esca di casa».
Per il momento resta in vigore il divieto di circolazione tra le regioni a meno di problemi urgenti.
«La circolazione interregionale per ora serve solo per motivi di lavoro o sanitari. E non è il momento di cambiare le cose. Per ora non c’è bisogno di ripristinare la possibilità di circolare per motivi non urgenti».
Sulle riaperture:
«I negozi riapriranno prima dei teatri e dei cinema, è chiaro. È più facile adottare tecniche di distanziamento. Ci saranno regole. Quello di teatri, cinema e discoteche è un problema gravissimo e Franceschini sta preparando alcune soluzioni. Ma ora la priorità è far ripartire gradualmente le fabbriche».
Sull’app Immuni e i timori per la privacy.
«Non capisco perché calpesta la privacy, se i dati non sono resi disponibili per nessuno».
Bisogna entrare nell’ottica di idee che il virus potrebbe tornare a colpire in autunno.
«Temiamo la seconda ondata a ottobre-novembre e dobbiamo essere prontissimi. Dobbiamo entrare in quest’ottica e augurarci di avere il vaccino e una terapia che riduca al minimo l’ospedalizzazione dei positivi. Penso sia possibile».
Che tipo di estate avremo?
«In spiaggia stiamo lontani e con gli aperitivi pure. Va così non perché l’abbiamo scelto, ma perché non c’è un altro sistema».