Su Repubblica l’idea degli scienziati: «Bisogna cercare le immunoglobuline IgM e IgC. Le persone che si sono immunizzate contro il coronavirus potrebbero essere le prime a tornare al lavoro».
Su Repubblica l’appello di Riccardo Valentini, professore di Ecologia forestale all’Università della Tuscia. E’ membro dell’Organizzazione dell’Onu sui cambiamenti climatici, Ipcc. Ritiene fondamentale, per sconfiggere il virus, individuare coloro che hanno sviluppato gli anticorpi, in modo da far ripartire l’Italia, proprio grazie a loro, il prima possibile.
«Le persone che si sono immunizzate contro il coronavirus potrebbero essere le prime a tornare al lavoro».
In Cina e negli Stati Uniti sono stati già messi a punto dei kit per la ricerca di anticorpi. E Lombardia, Emilia e Veneto sono intenzionate ad acquistarli. La Toscana ne ha già comprati un milione.
Luisa Bracci Laudiero, immunologa del Cnr, spiega che non ci sono certezze sulle capacità dell’organismo di sviluppare anticorpi contro il virus. Ma gli ultimi studi pubblicati e gli esperimenti condotti sulle scimmie suggeriscono che esiste una reazione del sistema immunitario.
Occorre trovare le immunoglobuline IgM, che si sviluppano nelle prime ore dell’infezione, e le IgG, che compaiono in un secondo momento e che sono quelle che combattono il virus.
«Sappiamo che il coronavirus si aggrappa alle cellule umane grazie a una speciale proteina. Se scoprissimo in un individuo una immunoglobulina IgG che colpisce quella particolare proteina, potremmo essere ragionevolmente certi che quella persona ha avuto il Covid-19, lo ha battuto ed è immune».
Sergio Romagnani, professore emerito di Immunologia all’Università di Firenze, concorda:
«Se nel sangue troviamo solo l’IgG possiamo effettivamente concludere che il paziente è guarito. Se troviamo sia l’IgG che l’IgM forse l’infezione è ancora in corso e va fatto il tampone. Se c’è solo l’IgM è probabile che ci si trovi nella prima settimana dal contagio. In ogni caso, l’affidabilità di questi test va verificata con cura. Alla Regione Toscana ho consigliato di sperimentare i kit acquistati anche su campioni di sangue prelevati prima della comparsa del coronavirus. E quindi necessariamente privi di anticorpi. Dovrebbero dare esito negativo. In caso contrario vorrebbe dire che c’è qualcosa che non va. Ma una volta messa a punto con precisione, la ricerca degli anticorpi avrà un ruolo cruciale nella exit strategy dall’epidemia. Ci dirà chi ha avuto il coronavirus e chi no».
Affinché funzioni, però, occorre una strategia unica, un coordinamento nazionale, dicono gli esperti, come avviene in Germania.
«Ci vuole un vero progetto e non mobilitazioni dettate dall’emergenza. Studiare gli anticorpi per il coronavirus ci permetterebbe di creare popolazioni di immuni nei luoghi strategici del Paese. La Germania lo sta già facendo».