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Repubblica: mentre tutto andava a rotoli, tra i presidenti di Serie A si consumava il mercato delle vacche

Urla, pugni sul tavolo, minacce di risarcimenti danni. E’ il bilancio della mattinata al Coni. C’era anche chi voleva interrompere il campionato definitivamente, per garantirsi un altro anno in Serie A   

Repubblica: mentre tutto andava a rotoli, tra i presidenti di Serie A si consumava il mercato delle vacche

“Mentre tutto andava a rotoli, nessuno tra i presidenti di Serie A sembrava farci caso. Il campionato italiano di calcio al tempo del coronavirus riparte senza tifosi, ma è servito un intervento della Federcalcio per evitare lo stallo che avrebbe portato alla paralisi, dopo la convulsa, inutile, litigiosissima mattinata al Coni”.

Lo scrive Matteo Pinci su Repubblica, commentando il Consiglio di Lega andato in scena ieri.

“Avevano due compiti, il Consiglio e l’Assemblea della Lega Serie A convocati ieri a Roma: approvare il nuovo calendario che permetterà nel weekend di recuperare le partite rinviate lo scorso fine settimana, facendo slittare in avanti tutto il campionato. E deliberare lo svolgimento di tutte le partite a porte chiuse. Ma nonostante il richiamo alla responsabilità, nelle sale del Coni s’è consumato il consueto mercato delle vacche, con urla, pugni sul tavolo, minacce di risarcimenti danni milionari nei confronti dei consiglieri di Lega, perché ne rispondessero personalmente”.

Lotito che insisteva a giocare a porte aperte, Percassi che chiedeva di giocare contro la Lazio il 13 maggio e non il 15 marzo.

“C’era persino chi spingeva per interrompere qui il campionato definitivamente, per garantirsi un altro anno in Serie A. Qualcuno rifletteva amaro: «Basta un massaggiatore col virus e siamo tutti fregati»”.

E Dal Pino che è stato costretto a minacciare le dimissioni dopo essere stato da Gravina a chiedere il suo intervento.

Con uno spettro all’orizzonte, quello che riguarda Bergamo e Zingonia. Se una delle due dovesse finire nella zona rossa, l’Atalanta non potrebbe più giocare in casa e neppure allenarsi.

 

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