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Repubblica: l’Italia teme di restare senza tamponi, stanno finendo le scorte anche di reagenti

L’allarme riguarda tutto il Paese. La propagazione del virus in Europa e negli Usa moltiplica la concorrenza e noi rischiamo di non ricevere più il materiale. Anche il Veneto rallenta

Repubblica: l’Italia teme di restare senza tamponi, stanno finendo le scorte anche di reagenti

Il problema tamponi esiste. Ed è serio. Oggi ne scrive Repubblica. La richiesta cresce ma

“le aziende che producono gli strumenti usati per il prelievo, bastoncini simili ai cotton fioc, e soprattutto quelle che forniscono i reagenti, stanno finendo le scorte”.

Il virus si estende in Europa e negli Usa, la concorrenza nella domanda cresce e l’Italia teme di non ricevere più il materiale, o di averne scarsa disponibilità nel giro di pochi giorni.

Intanto, i calciatori, gli attori e i politici vengono regolarmente sottoposti ai test. Ma i medici, i più esposti al contagio, lavorando in prima linea contro il virus, no. E fioccano le proteste.

Ieri, in Italia, è stato fatto il più alto numero di tamponi da quando è iniziata l’epidemia: 27.500. Il numero di positivi è stato lo stesso del giorno prima (intorno a 5.200), quando i test sono stati 21.500.

Anche 81 sindaci della Città metropolitana di Milano chiedono analisi per medici e infermieri, a tappeto, sul modello del Veneto, dove si fanno tamponi a tutti i sintomatici.

Anche in Veneto i tamponi rallentano. Quelli promessi da Zaia dovevano essere 11mila, scrive Repubblica, invece sono fermi a circa 4mila. E la Regione lamenta il fatto che mancano i tamponi e anche i reagenti.

«Non solo non si iniziano più a trovare i tamponi ma neanche i reattivi per il laboratorio. Se il tampone in qualche maniera si può reperire, magari producendolo, molto più complesso è avere il materiale per il laboratorio. Le ditte internazionali che ci rifornivano ci hanno fatto sapere che dall’Inghilterra è arrivato un super ordine da 67 milioni di sterline e che per ora non possono darci più di 5mila tamponi al giorno».

A Padova, per questo motivo, si prova a produrre un reattivo.

Il timore di restare privi di test accomuna anche la Toscana e l’Emilia Romagna.

Il direttore del laboratorio di Pavia, Fausto Baldanti, che è anche membro della task force lombarda, invece, ha una posizione diversa.

«Da noi sono stati fatti quelli necessari. Per il momento non abbiamo problemi a reperire il materiale, anche se la produzione mondiale non è infinita. Non ci dimentichiamo che la nostra strategia, che sta dando risultati, è quella di identificare i positivi e i contatti e poi creare le zone rosse. Se poi vogliamo fare i tamponi a 60 milioni di italiani, dobbiamo ricordarci che vanno ripetuti ogni 3 giorni, perché nessuno garantisce che chi non è positivo oggi non lo sarà domani».

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