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Tamponi, la Campania ne fa meno di Bolzano. I sindacati dei medici protestano

Su Repubblica Napoli. Da noi solo 6600 esami. Il consulente di De Luca: «Ci atteniamo ai protocolli. Impossibile testare 6 milioni di cittadini» 

Tamponi, la Campania ne fa meno di Bolzano. I sindacati dei medici protestano
Su Repubblica Napoli il caso tamponi. In Veneto sta per partire la campagna di tamponi a tappeto, soprattutto per le categorie che sono a contatto con il pubblico. Per la nostra regione risponde Enrico Coscioni, consulente del presidente De Luca per la sanità.
«Noi seguiamo le indicazioni dell’Organizzazione mondiale della Sanità. Facciamo l’esame ai sintomatici, perché non potremmo testare 6 milioni di cittadini. E puntiamo sulle misure di distanziamento sociale. Ci aspettano dieci giorni decisivi».
In Campania sono stati effettuati poco più di 6600 esami. Nella provincia di Bolzano, in Puglia e in Sicilia ne sono stati eseguiti di più. E i medici e gli infermieri, esposti al contagio più di chiunque altro, protestano attraverso i loro sindacati.
Nella nostra regione i laboratori che analizzano i tamponi sono, a Napoli, il Cotugno, il San Paolo e la Federico II. A Salerno il Ruggi, ad Avellino il Moscati e a Caserta il Sant’Anna.
Il direttore del laboratorio del Cotugno, Atripaldi, dichiara:
«Al Cotugno si occupano della virologia molecolare 5 biologi e 5 tecnici, che lavorano contemporaneamente, senza alternarsi, su quattro piattaforme. Hanno dimenticato le famiglie. Stanno compiendo enormi sacrifici per assicurare questo servizio e siamo riusciti a fare anche 500 test al giorno. In queste ore arriverà la strumentazione che dovrebbe consentirci di arrivare a 7-800 test giornalieri. Ma naturalmente va prima collaudata».
Sui kit rapidi acquistati dalla Regione Campania dice che sono attendibili solo in caso di positività evidente. E che molti cittadini lamentano i tempi lunghi per essere sottoposti al tampone.
Atripaldi spiega come avvengono le analisi.
«Le disposizioni ci dicono di sottoporre a tampone i soggetti sintomatici. Noi diamo precedenza ai ricoverati in ospedale, pazienti in pronto soccorso o che arrivano con mezzi del 118 e chi deve essere sottoposto a dialisi. Per quanto riguarda gli operatori sanitari che hanno avuto contatti con soggetti risultati positivi, la linea è di metterli in quarantena e poi eventualmente sottoporli al test. Farlo subito è inutile. Posso assicurare che il 99,99 per cento dei tamponi eseguiti per le medicine preventive del Monaldi, del Pascale e di altri ospedali hanno dato esito negativo, perché erano stati fatti in tempi troppo ravvicinati al contatto».
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