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Fatto: in Italia esistono i piani pandemici dal 2003, peccato che nessuno li abbia attuati

Si tratta di strategie risalenti ai tempi dell’aviaria. Prescrizioni per l’approvvigionamento di apparati protettivi, farmaci, Individuazione e isolamento dei contagiati

Fatto: in Italia esistono i piani pandemici dal 2003, peccato che nessuno li abbia attuati

Sul Fatto un interessante articolo che mostra che l’Italia sarebbe stata preparata ad affrontare l’emergenza sanitaria da coronavirus se si fosse dotata degli strumenti previsti ai tempi dell’epidemia di aviaria.

Esiste un “Piano nazionale di preparazione e risposta a una pandemia influenzale”. E, ad esso correlati, i Piani pandemici regionali. Il nostro Paese si è dotato dei piani 15 anni fa, nel 2003.

Non sono aggiornati, sono relativi più che altro all’influenza aviaria, ma tracciano delle linee guida per fronteggiare la pandemia. Il problema è che non sono stati applicati.

Ad esempio. Il Piano prescrive che nella fase pre-emergenza, occorra preparare misure di controllo della trasmissione del virus negli ospedali. E le elenca.

“Approvvigionamento dei DPI (dispositivi di protezione individuale come mascherine e guanti ndr) per il personale sanitario”. “Controllo del funzionamento dei sistemi di sanificazione e disinfezione”. “Individuazione di appropriati percorsi per i malati o sospetti tali”. “Censimento delle disponibilità di posti letto in isolamento e di stanze in pressione negativa”. “Censimento delle disponibilità di dispositivi meccanici per l’assistenza ai pazienti”(i respiratori e altri macchinari necessari)”.

Il Piano va oltre.

“Costituire, previo censimento dell’esistente, una riserva nazionale di: antivirali, DPI, vaccini, antibiotici, kit diagnostici e altri supporti tecnici per un rapido impiego nella prima fase emergenziale. E, contestualmente, definire le modalità di approvvigionamento a livello locale/regionale nelle fasi immediatamente successive”.

A dover fare tutto ciò sarebbero, da Piano, il Ministero della Salute, l’Istituto Superiore di Sanità e le Regioni.

Nel Piano è anche scritto che occorre “attivare la sorveglianza per individuare rapidamente i casi fra gli operatori sanitari”. E prevedere “quarantena e sorveglianza attiva dei contatti” di chi è positivo.

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