Molte scuderie erano contrarie all’annullamento a poche ore dall’inizio per non rimetterci i soldi impiegati per la trasferta
Il corriere della Sera riporta un interessante approfondimento relativo allo stop della Formula 1, arrivato in netto ritardo secondo molti, a poche ore dall’inizio delle prove libere del Gp d’Australia
Dopo il test positivo di un dipendente della McLaren e il seguente abbandono della scuderia, c’è stata una vera e propria lotta intestina prima che la decisione venisse presa. Tutta questione di soldi ovviamente, come sempre.
Passano ore senza una presa di posizione da parte del «governo» della F1, non una parola, c’è una riunione notturna nel paddock fra i capi delle scuderie e i vertici delle rispettive organizzazioni. Perché la Fia annulli tutto in maniera spontanea bisogna scendere sotto il numero delle 12 macchine in pista. E le autorità locali che avrebbero la competenza di fermare tutto, ma che pagano svariati milioni per ospitare la corsa inaugurale, tacciono.
Alcune scuderie spingono per correre, non hanno intenzione di rimetterci avendo sostenuto spese per la trasferta a Melbourne. La Ferrari chiede da subito lo stop minacciando anche di bloccare i motoristi ai team clienti, Alfa e Renault gli vanno dietro, ovviamente anche la McLaren già ritirata.
Addirittura mentre si discute Sebastian Vettel e l’ex compagno Kimi Raikkonen sono già sull’aereo di ritorno con destinazione Zurigo temendo la cancellazione dei voli successivi. Red Bull, Alpha Tauri, Racing Point e, all’inizio, anche la Mercedes dicono di andare avanti a porte chiuse e con tutte le misure di sicurezza del caso. Altri due (Haas e Williams) si astengono. In questa situazione si potrebbe ancora proseguire, ma con uno spettacolo mutilato dall’assenza dei principali protagonisti.
Alla fine arriva la notizia dello stop, ma dopo 12 ore dall’annuncio della McLaren. L’ultimo a votare a favore è la Mercedes e lo fa dopo le parole di Hamilton che aveva criticato duramente la F1 e soprattutto le notizie allarmanti provenienti dalla Germania sul diffondersi del virus.