Su Libero scrive che contro i bianconeri c’è acredine. In tanti vorrebbero vedere sparire il club e i suoi dirigenti. È il tifo che diventa odio anziché libera esternazione
Su Libero Luciano Moggi prende spunto dalle polemiche post Juventus-Fiorentina con la dura requisitoria di Commisso contro i favori arbitrali per arrivare a un assunto. E cioè che la Juve è antipatica a tutti.
Sulle parole del presidente della Fiorentina Moggi si era già espresso nei giorni scorsi. Aveva detto che forse a freddo Commisso non avrebbe parlato così.
Oggi ricorda le parole di tanti presidenti, che avevano esaltato l’arrivo del Var dicendo che finalmente la Juve non avrebbe avuto i soliti favori e avrebbe smesso di vincere. Invece, aggiunge, adesso si critica non solo l’arbitro in campo, ma anche il Var quando concedono rigori. E specialmente quando c’è di mezzo la Juve.
“Non voglio quindi entrare nel merito dei rigori che, secondo la regola vigente, lo sono quando Var e arbitro sono concordi. Anche perché tutti ricorderanno le parole di tanti presidenti: «Finalmente la Juve non avrà i soliti favori e smetterà di vincere». Ora non solo l’arbitro in campo, ma anche il Var viene contestato, specialmente quando c’è di mezzo la Juve, e proprio da quelli che magnificavano il Var. C’è acredine contro questo club che in tanti vorrebbero veder sparire magari assieme ai dirigenti di presente, passato e futuro. È il tifo che diventa odio anziché libera esternazione, tanto che si arriva ad uccidersi fra
ultrà: e la cosa peggiore è che certe volte viene alimentato da alcuni che scrivono”.
Moggi si riferisce a Sebastiano Vernazza, giornalista della Gazzetta dello Sport, reo di aver accennato, nella commemorazione per la morte di Gaucci, a Calciopoli, che ebbe proprio Moggi come protagonista. Accenno fuori luogo, scrive. Richiamando come spesso ha fatto in passato la sentenza 2166 della Corte D’Appello di Milano che decreta
“come non sia stato Moggi ad inquinare il calcio ma fosse il sistema di quel tempo”.
Il processo sportivo, scrive, sentenziò che nessuna partita fu alterata e che i comportamenti sotto indagine non sono accompagnati da fatti accertati. Non solo, aggiunge, tutti gli arbitri sono stati assolti, tranne uno che non aveva niente a che fare con la Juve. E conclude:
“Sarà forse la Giustizia Divina a porre fine a questo stillicidio, magari qualcuno in punto di morte, preso dal rimorso, confesserà quanto poco di vero ci sia stato nel processo Calciopoli. Quel giorno riecheggeranno le parole di Gianni Petrucci, allora Presidente del Coni: «Chi vince troppo non fa il bene del proprio sport». Come dire che la Juve sta sulle palle a tutti”.