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CorSport: le regole contro il razzismo? Esistono già, dal 2003, basta applicarle

Biglietti nominali, telecamere, microfoni direzionali. E’ tutto già scritto. Ma siamo sicuri che tutti gli stadi abbiano il necessario? Servono gli stadi di proprietà

CorSport: le regole contro il razzismo? Esistono già, dal 2003, basta applicarle

Le regole contro razzismo e violenza negli stadi? Esistono già. Dal 2003. Non ne servono altre, vanno solo applicate quelle, scrive il Corriere dello Sport.

Ad esempio il biglietto nominativo. Già esiste, scritto e normato. Come la corrispondenza tra quel biglietto ed il posto occupato allo stadio. Anche le telecamere, due, per la precisione, una per una panoramica di insieme e l’altra per lo zoom, sono già previste, insieme ai microfoni direzionali. Non c’è bisogno di arrivare a prevedere pannelli radar sonori, sistema sofisticato ma più funzionale all’antiterrorismo puro e più utili ad intercettare un dialogo in un locale pubblico al chiuso.

Si può applicare tutto. Scatta il coro, il microfono direzionale capisce da quale zona proviene, la telecamera uno la inquadra, la due zoomma, si incrociano i dati di posto, numero e biglietto e si commina la sanzione.

Non si tratta di emergenze nuove. La Lega Calcio parlava di razzismo reale e territoriale nel 2013 con il Viminale. A via Rosellini fu invitato l’allora ministro Alfano e nacque la task force che in cinque mesi stilò un decalogo.

“C’era anche la settorializzazione dei settori caldi degli stadi, che a Roma, solo a Roma, portò alle discusse barriere”.

L’allora prefetto Gabrielli, oggi capo della Polizia, e l’allora questore D’Angelo, oggi capo della security alla Lazio, non fecero altro che applicare un dispositivo scritto. Ma perché lo fecero solo a Roma? Non è mai arrivata una risposta.

Il nodo è: siamo sicuri che in tutti gli stadi di Italia sia tutto in regola con le norme già esistenti? C’è chi sostiene che l’unicum sia lo Juventus Stadium, chi cita come modello la Dacia Arena di Udine.

“Questo acuisce l’assenza di una sola cosa su cui manchiamo clamorosamente: gli stadi di proprietà. Ma su scala nazionale il sistema non ha falle? Ogni impianto è dotato di tutto?”

Non si sa, si aspetta una risposta dalle parti in causa.

“Due anni fa il Protocollo Minniti-Lotti spinse sul gradimento (con la regia dell’Osservatorio di Daniele Stradiotto), ovvero la possibilità dei club di allontanare tifosi per comportamenti contro regolamento d’uso e codice etico: sembrava una chimera. Ora la Juventus, la Roma, per ultimo (dopo aver esitato) il Verona hanno dato il segnale forte. Il resto è già scritto e va solo applicato alla lettera. Così non si chiuderanno stadi e settori, ma si troverà solo chi sbaglia. Talmente facile che il perché non accada è incomprensibile”.

 

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