Si è spento a 81 anni il difensore azzurro noto per i due pugni rifilati a Salvadore in un Napoli-Juve e il record condiviso con Boninsegna
All’età di 81 anni è morto Dino Panzanato, ex difensore centrale del Napoli che ha militato in Serie A negli Anni Sessanta e Settanta. Dino Panzanato, detto “Titta” per la balbuzie che lo contraddistingueva e che lo faceva apparire come un timido giocatore quando parlava coi compagni ed in pubblico. Invece era un leone in campo che, con la casacca dei partenopei ha accumulato 262 presenze complessive tra campionato e coppe divenendo il 19esimo nella speciale classifica dei calciatori che possono vantare il maggior numero di apparizioni con il club.
Trasferitosi a Modena alcuni anni fa aveva raccontato del suo amore rimasto immutato per la città
«Da quando ho smesso di giocare non sono più andato a Napoli e ho paura che se ci tornassi farei una brutta figura perché mi metterei sicuramente a piangere. Non può immaginare quanto sono stato felice in quella città e in quella squadra»
Panzanato è ricordato per il suo carattere irruento e per qualche rissa in campo ai danni dei bianconeri, come quella del 1 dicembre del ’68 che gli costò ben 9 turni di squalifica e che lo stesso difensore ricorda così
«Durante un’accesa sfida con la Juventus, Salvadore mi fece cadere a terra con un pugno, mi rialzai e gliene rifilai due. Lui prese quattro giornate, io nove».
Per anni si è giocato con Roberto Boninsegna il primato delle giornate di squalifica ricevute dopo comportamenti scorretti in campo. Questi due giocatori sono stati l’emblema di certo calcio maschio, virile e vero. Combattenti Dino e Roberto, la vostra forza ed il coraggio, l’atletismo e la fisicità, la tecnica e l’astuzia, è tutta concentrata in una foto storica, quella che ritrae il centravanti nerazzurro colpire di testa e Panzanato che allunga la gamba cercando di deviarne la traiettoria. E’ il famoso Inter- Napoli del 21 marzo del 1971. La cena delle beffe, scherzi e burle del destino
262 presenze ma un solo gol realizzato con la maglia azzurra, un gol che Dino non poteva dimenticare
«di testa contro la Sampdoria su calcio d’angolo. Era la rete del definitivo 2-2 (campionato 1965-66, n.d.a.). Eravamo in svantaggio in casa e per una volta ho avuto la possibilità di portarmi in avanti. Me la cavavo molto bene nel gioco aereo ma all’epoca gli stopper non potevano mai superare la loro metà campo, gli allenatori non volevano. Un altro paio di reti le ho segnate in partite di coppa».