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Severgnini: “Decidono i giocatori su cos’è razzismo”

Sul Corriere della Sera si rivolge agli ultrà interisti che hanno indirizzato la lettera a Lukaku: “Non siete voi che dovete giudicare se un comportamento è razzista, ma chi lo subisce”

Severgnini: “Decidono i giocatori su cos’è razzismo”

Sul Corriere della Sera, Beppe Severgnini commenta l’episodio di razzismo che ha avuto come protagonista Lukaku, a Cagliari. Lui, interista, parla agli ultrà interisti firmatari della delirante lettera a Lukaku in cui tentano di spiegargli che quei versi da scimmia non sono offese razziste.

Lo sono, invece, scrive Severgnini. Nella misura in cui i destinatari dei cori li considerano razzisti.

Tifoso dell’Inter, è proprio ai tifosi della Curva Nord che si rivolge

“Non siete voi, e certamente non sono io, che dovete giudicare se un comportamento (un verso, un coro) è razzista. Lo stabilisce il destinatario di quei versi e di quei cori. E non c’è dubbio cosa pensino Lukaku e i giocatori africani: quei comportamenti li offendono. Anzi, gli fanno schifo. La questione è chiusa qui”.

E’ una cosa che vale per qualsiasi etnia. Quando gli americani di origine africana decisero che non sopportavano più di essere chiamati “negri”, si smise di farlo.

“E chi s’attacca a qualche sofisma per sostenere che ‘negro’ è un termine neutro, non è solo insensibile: è razzista”.

Gli italiani, nel mondo, hanno sofferto tanto per gli epiteti che gli erano rivolti. Eppure avrebbero potuto mimetizzarsi, bianchi tra bianchi.

“Chi ha la pelle scura non può farlo. Ma può pretendere di essere circondato da persone civili. Gente per cui il colore della pelle non conta niente”.

E’ un discorso che si può applicare anche alle molestie sessuali, scrive Severgnini. Una carezza può essere interpretata, da una donna, come molesta o affettuosa. Decidono le donne, in questo caso.

“In uno stadio, decidono i giocatori. Discorso chiuso, buon calcio a tutti”

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