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Poveri tifosi, è tutto finto come Mark Caltagirone

I tifosi del pallone sempre più tristemente simili alle massaie che si appassionano alle vicende del fantomatico marito di Pamela Prati: sanno bene che è tutto finto, ma lo guardano lo stesso

Poveri tifosi, è tutto finto come Mark Caltagirone

L’estate in cui i tifosi capirono che il calcio è Wrestling

C’è un bellissimo film brasiliano del 2006 “L’anno in cui i miei genitori andarono in vacanza” che mi ritrovo spesso a consigliare ad amici in occasione di dibattiti cinematografici.

Senza voler anticipare la trama ai curiosi che volessero riscoprirlo la pellicola tratta di una bugia detta a fin di bene ad un bambino per nascondergli una amara e triste verità ( che ovviamente poi verrà a galla nel corso del film).

Volendo parafrasare il titolo del film e rapportandolo a questa estate calcistica direi che è “ l’anno in cui i tifosi capirono che il calcio è wrestling”.

Le bandiere nel calcio, l’identificarsi con un idolo che non abbandonerà mai campo, il condottiero che si mette alla guida di una tifoseria: Bugia!

Una bugia per fini economici

Solo che in questo caso la bugia non viene raccontata per un fine nobile come nel caso del film di cui sopra, ma per motivi più prosaicamente economici: bisogna mandare avanti il carrozzone pallonaro, e metterci un po’ di eroismo/simbolismo a basso costa aiuta a vendere meglio il prodotto.

Pensateci bene.

Prima ci hanno raccontato che Mourinho, l’uomo che a più riprese ha raccontato di sentirsi ormai  interista a vita, sarebbe stato e prontissimo e felicissimo di approdare sulla panchina dell’arcinemica Juventus.

Poi arriva la notizia del simbolo juventino Conte, emblema nel bene e nel male del mondo bianconero, che approda proprio sulla panchina dell’Inter.

E dulcis in fundo Maurizio Sarri, proprio lui, che va ad allenare la squadra che rappresenta plasticamente quel Palazzo contro cui tanto aveva tanto tuonato.

E mentre a questo punto non potremmo sorprenderci nel leggere finanche di Totti come nuovo DS della Lazio, non posso fare a meno di constatare come  questi cambi di casacca così clamorosi ed inaspettati certificano definitivamente quello che molti ( se non tutti) sapevano già ma che forse ci faceva comodo talvolta nascondere a noi stessi: il calcio è ormai a tutti gli effetti puro e semplice show business.

Il calcio è ormai a tutti gli effetti puro e semplice show business

Un teatro in cui i protagonisti recitano un ruolo in commedia volta per volta, con la necessità spesso di dover alzare sempre più il tono di certe dichiarazioni per mantenere alto l’audience e l’attenzione del pubblico: pur di riempire gli spalti e vendere lo spettacolo va bene tutto.

E quindi ben venga il profeta portoghese che si batte la mano sul cuore giurando amore eterno all’Inter per poi scappare la notte della Champions con la macchina del presidente del Real Madrid.

Ben venga il pluri-inquisito Conte, eroe del mondo juventino con numerosi scheletri nell’armadio, accolto come il Salvatore della Patria dalla nemica storica Inter.

Ed ovviamente ben venga il comunista Sarri, il Komandante auto professatosi super tifoso del Napoli approdare proprio alla Corte del Potere più borghese d’Italia.

Una serie di personaggi da commedia di Monicelli. O forse no, più semplicemente attoruncoli da talk show pomeridiano dalla D’Urso.

I tifosi sempre più simili alla massaie

E i tifosi del pallone sempre più tristemente simili alle massaie che si appassionano alle vicende del fantomatico marito di Pamela Prati: sanno bene che è tutto finto, ma lo guardano lo stesso, un po’ per noia ed un po’ per abitudine.

A voler provare a restare a tutti i costi nell’ambito sportivo potemmo identificare i nostri Mourinho, Conte, Sarri, Totti per l’appunto come veri e propri lottatori da wrestling.

Quando ero piccolo credevo davvero che “ The Undertaker” vivesse 24 ore su 24 in una bara per uscire solo in occasione degli incontri sul ring. Ero un adolescente ed era naturale a credere a ciò che vedevo alla tv.

Poi sono cresciuto, ed ho capito che era solo un attore che recitava un ruolo. Ben pagato.

Proprio come qualcuno che ci ha raccontato di leggere Bukowski di fronte al mare pensando a come regalare una gioia al proprio popolo. Decisamente una bella bugia, però confezionata bene.

Almeno questo tocca riconoscerlo.

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