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Le prospettive per il futuro del Napoli sono buone

I numeri di questa stagione parlano di un Napoli in gran forma che ha avuto qualche problema dovuto anche ai numerosi impegni nelle coppe

Le prospettive per il futuro del Napoli sono buone

Tante buone prospettive per il futuro

Con una nettissima vittoria sulla terza in classifica, il Napoli chiude la sua stagione al San Paolo – bello l’impatto visivo dei nuovi sediolini già installati nella curva A inferiore – e saluta nel migliore dei modi i suoi tifosi. La squadra si riavvicina calorosamente alla curve, mentre continua (prevedibilmente) la contestazione da parte degli ultras al presidente.
Con questo successo la compagine di Ancelotti rende più grande il vantaggio sulle terze (tredici punti, uno in meno di quello con cui si terminò il campionato scorso sulla Roma), che il distacco dalla prima, diminuito a undici lunghezze.

Le coppe hanno inciso sul rendimento in campionato

Quella contro l’Inter è la quinta vittoria nelle ultime sei gare di campionato: dopo l’uscita dall’Europa League, il Napoli si è come liberato di una zavorra psicologica che aveva rallentato la sua marcia in Serie A ed è tornato a macinare punti.

In campionato la squadra di Ancelotti paga il calo avvenuto tra la 21° e la 33° giornata: infatti, in corrispondenza del periodo che va dalle settimane in cui è stata eliminata in Coppa Italia a quella successiva all’uscita dall’Europa League, quando ha profuso un grande sforzo nervoso, ha ottenuto appena venti punti in tredici giornate di Serie A. L’ennesima conferma di un limite congenito di questo organico -la lotta per più obiettivi stagionali- che in questa stagione l’allenatore emiliano ha provato inutilmente a correggere.

In realtà si è solo continuato a percorrere lo stesso tracciato degli ultimi anni: in campionato la squadra ha confermato la posizione di due delle ultime tre stagioni e il distacco sulle terze. Il Napoli ci è riuscito facendo qualche punto in meno di quelli raccolti nell’ultima serie A, un gap “recuperato” quasi totalmente dai punti in più raccolti in Champions e dal miglior cammino compiuto in Europa League, ugualmente però infruttuoso.

Duecento milioni di differenza di investimento tra Juventus e Napoli

Al di là delle noiose e soprattutto insensate comparazioni tra due eccellenti allenatori come Sarri e Ancelotti, la vera grande notizia che lascia ai tifosi del Napoli questa stagione è la grande forza dell’organico della loro squadra.

Non importa quale grandissimo tecnico la alleni, questa squadra -a prescindere dal modulo, dal tipo di disposizione in campo nella manovra offensiva e difensiva e dalla gestione dell’organico- è nettamente più forte delle terze, per quanti investimenti molto più onerosi e strombazzati queste ultime possano fare durante l’estate.

Il neo di questa stagione per il Napoli è il non aver mai lottato per lo scudetto, una circostanza dipesa soprattutto da una Juventus partita vincendo sedici delle prime diciassette partite di campionato. Non va però nemmeno dimenticato che contestualmente a un cambio di gioco e di gestione, la squadra di Allegri ha avuto il vantaggio di poter contare su un calendario che nelle prime undici giornate le ha riservato otto squadre che attualmente sono nella seconda metà della classifica.

Gli azzurri, invece, già zavorrati dall’essere l’unica big ad aver cambiato allenatore, hanno giocato nelle prime dieci giornate contro sette società attualmente nelle prime dieci dell’attuale classifica. Inevitabilmente si è creato subito un distacco di punti che psicologicamente ha aiutato i bianconeri, che trovavano con agio meccanismi e fiducia vincendo con margine contro le piccole, mentre il Napoli era sin dall’inizio già nella difficile situazione di chi non poteva sbagliare nulla.

Un caso che fa capire quanto psicologicamente possa influire nelle dinamiche di un campionato il calendario, sebbene poco, va detto, sarebbe cambiato. Troppi dimenticano che la Juventus si è rinforzata la scorsa estate investendo – solo nella differenza tra acquisti e cessioni- 152 milioni di passivo a bilancio, mentre il Napoli è andato in attivo di 51 milioni di euro: una differenza di oltre 200 milioni che fa capire come in questa particolare stagione lo scudetto fosse assegnato prima che il campionato iniziasse.

Secondo miglior attacco del campionato

Con il 4-1 sull’Inter la squadra di Ancelotti diventa il secondo miglior attacco del campionato con 72 reti realizzate, appena due in meno del migliore, quello dell’Atalanta (l’anno scorso quello partenopeo era stato il terzo, sebbene le attuali reti siano cinque in meno di quelle del 2017-18). Un buonissimo segnale dell’innata capacità di questa squadra di creare con grande facilità occasioni da rete: chissà quanti gol in più avrebbero potuto fare gli azzurri se solo una manciata dei ventisei pali stagionali si fosse tramutata in rete.

Nonostante per l’undicesima volta nelle ultime dodici gare non mantenga la propria porta inviolata, quella del Napoli è, come accaduto nell’ultimo campionato, la terza miglior difesa della Serie A, con 33 gol subiti (l’anno scorso furono alla fine 29), uno in più dell’Inter e ben cinque in più della Juve: facile immaginare che, con un pizzico di attenzione in più, il potenziale difensivo di questa squadra sia già molto vicino al top di questa lega.

Ancelotti nell’ultima al San Paolo fa giocare Karnezis, un meritato premio a un portiere arrivato tra lo scetticismo generale, ma che ha fatto bene nonostante sia stato relegato per buona parte della stagione a terzo estremo difensore: ha subito solo quattro reti le otto volte che ha giocato (una media gol subiti a partita di 0,50, migliore di quella di Meret con 0,85 in 21 gare e di quella di Ospina, con 1,04 in 25 match). Anche contro l’Inter, il portiere greco è sempre stato sicuro quando è stato chiamato in causa, meritandosi la stima generale.

Mertens meglio dello scorso anno

Per il resto, il Napoli è stato schierato in campo con quella che il responso del campo ha reso nel corso della stagione la formazione titolare: Malcuit e Ghoulam, schierati contro l’Inter, sono in proiezione i terzini preferiti dal tecnico emiliano e sono infatti certi di restare l’anno prossimo.

Diventa ufficiale anche che a Insigne ormai venga preferito Mertens: Lorenzo, dopo il rigore sbagliato con la Juventus in campionato, ha giocato da titolare solo due volte nelle successive undici di campionato. Va anche detto che in cinque gare non era convocato per problemi fisici, ma ormai il capitano ha perso il senso di indispensabilità per la squadra che il calciatore aveva avuto durante la prima parte del campionato, durante la quale aveva giocato da titolare quindici delle prime diciotto, subentrando nelle restanti tre.

Il belga si merita la fiducia di Ancelotti, realizzando la quindicesima rete della stagione: pur cambiando ruolo si è adattato alla grande alla nuova posizione, confermando complessivamente il rendimento della scorsa stagione. Nel 2017-18 in tutte le competizioni disputate aveva realizzato 22 gol e 12 assist, mentre in questo 2018-19, sinora è a 18 reti e 13 passaggi decisivi, pur avendo giocato un migliaio abbondante di minuti in meno della scorsa stagione.

La gara con l’Inter

Contro l’Inter tutti disputano un’ottima gara: dal miglior difensore della serie A, Koulibaly, passando per Allan e Callejon (quindicesimo assist nel 18-19 per lo spagnolo) finendo a Zielinski (gran gol, il settimo stagionale, record personale nel Napoli eguagliato) e Malcuit (quarto assist di questo suo primo anno della maglia azzurra, davvero non male per un terzino che ha giocato solo la metà delle partite stagionali).

La ciliegina sulla torta è rappresentata dalla partita di Fabian Ruiz: il 23enne centrocampista spagnolo ha avuto un periodo di calo tra marzo e aprile, successivo alla brutta infezione influenzale che lo aveva colpito, ma sta per chiudere la prima stagione da regista di una squadra di vertice con sette gol e tre assist. La doppietta contro l’Inter, condita dal passaggio decisivo per il gol di Zielinski, suggella il battesimo a possibile futuro campione del già nazionale iberico.

L’unico neo è semmai rappresentato da Milik: difficile giudicare negativa la stagione di un attaccante reduce da due stagioni passate quasi totalmente in infermeria e capace comunque di segnare 17 gol in campionato. Resta però indiscutibile la netta involuzione avuta nell’ultima parte della stagione: contro il Chievo a Verona segnava e portava a una rete ogni 114 minuti la sua ottima media gol/minuti. Resta però quella l’unica segnatura nelle ultime otto partite di campionato:anche contro l’Inter la prova del polacco non è stata brillante, per usare un eufemismo.

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