Una decisione concordata dice Agnelli. Allegri: «Abbiamo parlato e discusso poi la società ha ritenuto che l’allenatore non fossi più io»
Tante le emozioni nella conferenza stampa congiunta di Massimiliano Allegri e Andrea Agnelli per spiegare l’addio dell’allenatore bianconero.
Prende la parola il presidente Agnelli:
«Giornata leggermente diversa dalle altre, per iniziare ricordo a chi farà le domande oggi che non risponderò a nessuna domanda sull’allenatore della Juve della prossima stagione. Un allenatore ci sarà e di questo potete stare tranquilli. Oggi sono qui per celebrare Max un allenatore che da solo ha scritto la storia della Juve. I dati statistici parlano da soli, sono numeri incredibili e per me sono stati 5 anni bellissimi. Affetto, stima condivisione, lavoro, fatica e sopratutto tante vittorie. Abbiamo vissuto un anno e mezzo da vicini di casa con Barzagli in mezzo, a fare colazione allo stesso bar, le cene piacevolissime con i confronti su tanti argomenti. Tornando alla parte sportiva pensiamo alla cavalcata fino a Berlino, il testa a testa contro il Napoli l’anno scorso e poi la vittoria di quest’anno con 8 giornate di anticipo. In questo percorso la cosa che mi rende più orgoglioso è che penso di aver trovato un amico sincero con cui potermi confidare su tanti argomenti. In questo momento devo fare una valutazione sulla progettualità della Juve e la prima squadra avrà l’obbiettivo di vincere e rafforzare questo gruppo per esprimersi al meglio sia in Italia che in Europa. Dobbiamo saper calcolare anche gli investimenti nelle nuove tecnologie e capire che influenza possono avere sulle tecniche di allenamento. Per concludere, quando non ci sono elementi reali, al di là delle dietrologie che ho letto, la volontà espressa dopo la sconfitta con l’Ajax era un pensiero sincero, poi sono seguite una serie di riflessioni che dimostrano una capacità di analisi nel saper prendere una decisione. Non posso nascondere che ci sia un po’ di tristezza, perché è stato difficile capire che era questo il momento di chiudere questo straordinario ciclo della Juventus»
Per Agnelli – Prima la conferma dopo l’Ajax , poi cosa è cambiato? E le divergenze con Nedved?
«Ripeto la frase, al di là delle dietrologie, è stato il percorso di un mese di un gruppo di professionisti che ha avuto la capacità di analisi per capire che questo era il momento giusto per separarci. In assenza di motivi fattuali, abbiamo deciso di chiudere questo periodo con un successo»
Per Allegri – Quando ha capito che non si realizzava il progetto di cui aveva parlato?
«Ringrazio il presidente per le belle parole che ha speso e i ragazzi che (si ferma commosso) mi hanno dato tanto, ci siamo tolti tante soddisfazioni. Lascio una squadra che ha le potenzialità per ripetersi in Italia e in Champions, purtroppo quest’anno non ci siamo riusciti.
Abbiamo parlato e discusso, espresso i pensieri su quello che poteva essere il bene della Juve poi la società ha fatto le sue valutazioni e ha ritenuto che l’allenatore non fossi più io, ma questo non cambia nulla nei miei rapporti con il presidente e gli altri. Sono cresciuto con questa società e credo sia il momento giusto per lasciarsi nel migliore dei modi. Domani sera si deve festeggiare per la vittoria dello scudetto e per l’addio di Barzagli»
Come prende questa decisione?
«La vivo serenamente, nei rapporti professionali è fisiologico dividersi. Non ho sono state scritte cose inesatte, a questo non c’eravamo neanche arrivati, ma quando capisci che fisiologicamente ti devi separare non c’è bisogno di andare avanti. Questo è successo nei vari incontri che abbiamo avuto. È molto più semplice di quello che sembra, ma restano i 5 anni straordinari e dobbiamo essere felici per questo. Sono contento, sono emozionato, però basta perché domani bisogna festeggiare, tutto il resto sono chiacchiere, l’anno prossimo la Juve ripartirà nel migliore dei modi»
Per Agnelli – I tifosi hanno influito sulla scelta?
«No, quello che ha contribuito è il cuore, ma gestendo aziende bisogna saper prendere le decisioni nel momento in cui vanno prese, poi sarà solo il futuro che dirà se sono state scelte corrette».
Per Agnelli – La spiegazione che è il momento giusto mi sembra una precondizione, ma qual è il motivo preciso della rottura della coppia?
«Penso che tra me e Max non siamo indicati a parlare di rapporti di coppia (ride)
Per Allegri – Le polemiche sul suo modo di giocare hanno influito?
«Non ha pesato, è stato sempre un dibattito un confronto con tutti, ma è giusto che sia così, alla fine si deve arrivare a centrare gli obiettivi che la società ti pone. Abbiamo portato a casa campionato e SuperCoppa, poi il giocar bene o male dipende dal risultato finale. Dico sempre che anche una partita di caso è strategia, non sempre si può giocare bene, ma lo scudetto lo vinci quando giochi male e vinci. E questo è un Dna che la Juventus ha dentro di se’, se poi uno si accontenta di dire abbiamo giocato bene e siamo secondi, non è una cosa che fa per me. A calcio conta vincere le partite. Ci sarà un motivo se ci sono squadre che vincono sempre e quelle che perdono sempre. Non c’è più mestiere, è tutta teoria. Quelli che vincono sono più bravi degli altri, poi è chiaro che chi perde dice quello che vuole»
Te ne vai perché non hai potuto fare allenatore-manager?
«Assolutamente no, in questi 5 anni l’ho fatto. Sono stato etichettato di essere aziendalista, qualcuno non capisce cosa significa, ma è un allenatore che sposa all’interno di un’azienda le varie problematiche»
Ti senti juventino?
«Mi sono sentito subito juventino. Da piccolo avevo il poster di Platini, poi ho smesso, ma i miei amici mi dicevano “gobbo”. Sentirsi juventino, significa sentirsi parte di una famiglia che ha un Dna preciso, che insegna la disciplina e la cultura del lavoro»
Per Allegri – Si è chiesto perché non ha legato con i tifosi?
«Non me lo sono chiesto perché i tifosi sono sempre stati calorosi verso di me esprimendo stima e affetto. Tutti d’accordo non li potevo mettere e poi è la contraddizione che ti fa crescere»
Per Allegri – Sul tuo futuro?
«Ora non so niente, so solo che domani si va in campo e poi si festeggia. Magari una pausa mi fa anche bene, poi dopo il 15 luglio potrebbe venirmi voglia di lavorare ma non dipende da me»
Per Agnelli – È stata la decisione più sofferta da quando p alla guida della Juventus?
«Sì»
Per Agnelli – Sulla Juve del futuro?
«Mi conoscete e sapete che dovete fare questa domanda a Pratici. La divisione dei ruoli all’interno di un’azienda è fondamentale»