Una serata da Michele a Forcella, celebrando Napoli per quello che ha, percependola come se fosse una città bellissima, ma uguale a tutte le altre.
La foto da Michele
Ieri è stato il giorno della pizza di Carlo Ancelotti. Una foto scattata da Michele a Forcella, un locale storico e profondamente rustico, una trattoria della pizza che lavora con un servizio minimale (eufemismo) però cucina una pizza buonissima. Il tecnico del Napoli si è fatto scattare qualche foto prima di mangiare una margherita. Crediamo l’abbia finita tutta, anzi glielo auguriamo. Poi un altro scatto con lo staff del ristorante. Tutto è andato online, tutto è stato normale. Arrivederci e grazie, oggi conferenza stampa a Castel Volturno.
Il punto non è la pizza, non è il fatto che Ancelotti apprezzi un prodotto tipico della città in cui risiede e lavora. Quello è normale, dovrebbe essere normale. Napoli ha la pizza, famosa in tutto il mondo. Probabilmente, il piatto più immediatamente riconoscibile in ogni angolo della Terra. Ma anche i tortellini e le lasagne dell’Emilia Romagna non sono male. Gusti a parte, diciamo che hanno avuto una discreta diffusione nel mondo. E dovrebbero essere anche il piatto preferito da Carlo, per ovvia motivazione geografica.
La forza di questa piccola vicenda è che Ancelotti vive Napoli come un qualsiasi essere umano vivrebbe una qualsiasi altra città del mondo. Vive, il verbo non è scelto a caso. Ha deciso di venire a vivere a Napoli e allora esplora la città, assaggia la pizza e dice che le vedute sono delle cartoline stupende. Come potrebbe esserlo il panorama del Colosseo, del Duomo di Milano, della cattedrale barocca di Noto.
Una città come le altre
La differenza tra Napoli e le altre città, per Ancelotti, è nel contenuto. Non nella forma in cui vivere le possibilità che ti offre. Se Napoli è un luogo con tante cose belle da fare, da vedere, da mangiare, va celebrata per questo. Nessuna retorica, nessuno statuto speciale dal punto di vista emotivo, quindi nessun trattamento particolare. Ancelotti vive come tutti gli altri, certo magari ieri sera lo staff di Michele non gli avrà fatto fare la fila, ma è il normale rapporto tra un locale pubblico e una celebrità. La foto con la pizza, per dire, varrà 50-60 conti per la pizzeria di Forcella.
Allo stesso modo, la normalità di Ancelotti genera normalità di rimando. Il tecnico del Napoli è andato a mangiare fuori, ha scelto una pizzeria con un servizio essenziale, in un quartiere popolare, diciamo anche difficile, e non viene assalito da nessuno, offre e scambia foto e sorrisi e non ci sono sceneggiate o manifestazioni popolari. Ancelotti trasforma Napoli in una città come le altre, ha deciso di affrontarla come affronterebbe Reggio Emilia o Birmingham.
È la sua forza, si è napoletanizzato nelle abitudini ma non nel suo stile, rispetto chiama rispetto e la città rapace diventa un luogo comune, nel senso nobile del termine. L’ha spiegato anche Paolo Condò in un’intervista al Napolista: Sarri e Mazzarri decisero di vivere da reclusi a Castel Volturno, nei pressi del centro sportivo, Carlo ha fatto un’altra scelta, la sua scelta. Un normalizzatore del campo riesce a diventare normalizzatore anche della socialità. Una doppia impresa.
Ancelotti sta tenendo fede al suo programma, alle sue promesse, sul campo e fuori. Voleva godersi Napoli e lo sta facendo, voleva cambiare il Napoli – che per molti sembrava poter essere solo di Sarri e – lo sta facendo. Si trova bene a fare tutte queste cose perché è un bravo allenatore e si trova bene col mondo. Nulla di più, nulla di più semplice di una pizza in pizzeria, di giovedì sera a Napoli, che poi stasera c’è il ritiro pre partita e domani si gioca contro la Spal. Magari lui preferisce quella di Michele a quella romana, a differenza di De Laurentiis.