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Mertens è attaccante, con i suoi gol ha convinto Ancelotti

Questione di numeri, e di gioco. Dries Mertens ha rovesciato le gerarchie con Milik, è andato oltre l’etichetta dell’attaccante di Sarri.

Mertens è attaccante, con i suoi gol ha convinto Ancelotti

Questione di numeri

Abbiamo parlato diverse volte di Dries Mertens, negli ultimi giorni. Impossibile non celebrare un periodo di forma così scintillante, dei contenuti tecnici così esaltanti. Appena dopo Napoli-Empoli, questo era stato uno dei commenti sull’attaccante belga, e sulla sua intesa con Insigne:

Prima dell’inizio dell’era-Ancelotti, una delle perplessità maggiori faceva riferimento a Mertens, alla sua interpretazione del ruolo di prima punta. In molti pensavano che il gioco del nuovo allenatore potesse essere distante da quello di Sarri, in questo modo Dries avrebbe perso efficacia in fase realizzativa. Come dire: se Mertens ha caratteristiche particolari, può rendere solo all’interno di un certo sistema. Bene, il match contro l’Empoli ci ha dimostrato (ancora una volta) come il tandem con Insigne funzioni a prescindere dall’approccio al gioco del Napoli.

È la chiave di volta del discorso. Se la storia di Ancelotti è piena di centravanti puri, fisici e/o dinamici, e povera di attaccanti con le caratteristiche di Mertens, ora il belga ha riempito quel vuoto. E l’ha riempito con la forza dei numeri, della continuità sotto porta. L’ha riempito con i gol, che per un attaccante sono la cosa più importante. Sono 7 in campionato, più uno in Champions League. Insigne tocca quota 9, perché ne ha realizzati due contro Liverpool e Psg.

In questo momento, non c’è una coppia gol in Italia prolifica come quella formata da Mertens e Insigne. E poi c’è la questione dei record, in questi giorni ci siamo accorti quanto possa essere sconsigliabile parlare di primati assoluti nei 92 anni di storia azzurra ma Mertens ha un posto importante in certe graduatorie. In cinque stagioni e un terzo nel Napoli, Dries ha realizzato più gol di Altafini e Careca. Due campioni assoluti, centravanti della nazionale brasiliana. Due calciatori incancellabili dall’immaginario collettivo, non solo napoletano. Ecco, Mertens ha superato questi fenomeni per numero di reti realizzate: 98 contro 97 e 95. Maradona è a 17 marcature di distanza; Hamsik è più lontano, ma in questo momento è fermo.

Rovesciare le previsioni

L’abbiamo scritto già sopra, chiaramente e tra le righe: non credevamo che Mertens potesse imporsi anche con Ancelotti. Non pensavamo potesse farcela come attaccante, credevamo nelle sue qualità di calciatore in senso assoluto, nel suo talento cristallino, nella sua tecnica in velocità. Per noi – intendiamo per la redazione del Napolista -, Milik avrebbe dovuto giocare tutte le partite in una squadra allenata da Ancelotti. Non c’era scampo, non c’erano alternative.

Invece, se il tecnico emiliano ci ha sorpresi per adattabilità alle caratteristiche del suo organico, Mertens ci ha sorpresi per la capacità di calarsi subito in un contesto diverso. Ha rovesciato Milik, in questo momento è il centravanti titolare del Napoli, prima punta atipica eppure insostituibile. Anche in un altro calcio, con un altro approccio, che i triangoli del gioco di posizione sono meno continui e di certo meno accentuati, eppure le cifre sotto porta non cambiano, non sono cambiate. È il codice d’onore del realizzatore, anzi del grande realizzatore: si cambia modo di attaccare, ma non cambiano le cifre, la media gol. Non cambiano le buone abitudini sviluppate nel passato.

I meriti di Sarri

Nel momento di difficoltà, l’intuizione (o l’invenzione) di Mertens attaccante è stata di Maurizio Sarri. Ricorderete: autunno 2016, Milik infortunato e Gabbiadini palesemente inadeguato a un certo tipo di calcio. E allora Mertens prima punta, con caratteristiche particolari che finirono per accentuare, piuttosto che diminuire, il potenziale offensivo di una squadra che sembrava fatta apposta per supportare un attaccante così. Col tempo, si scoprì che il secondo e il terzo Napoli di Sarri sarebbero riusciti ad essere ancora più forti del Napoli di Sarri e Higuain. Una cosa incredibile, nata e cresciuta e sviluppatasi sul campo, con il lavoro sul campo. Non al calciomercato. Una lezione, anche amara se vogliamo, per molti critici strumentali.

Il Mertens di oggi ha avuto la forza – più che altro ha dimostrato di avere le qualità – per andare oltre Sarri. Per andare oltre l’etichetta scomoda dell’attaccante di Sarri. Ora Dries fa il centravanti anche con Ancelotti, lo fa a modo suo ma alla fine i conti tornano. Anzi, considerando la media gol per minuto, questo Mertens è ancora più efficace rispetto a quello della stagione 2016/2017: allora, Dries realizzava una rete ogni 94.55 minuti. Oggi, è sceso a 94.25. Come dire: una conferma assoluta, totale, inattesa per certi versi. Ora il punto è continuare così, su questa falsariga, proseguire con un andamento che rende imprescindibile il calciatore all’interno del sistema. Non a caso, Mertens mette insieme anche 3 assist decisivi, in pratica segna o costruisce una rete ogni 68 minuti in campo. Contro l’Empoli, ha creato 9 occasioni con 8 passaggi chiave e l’appoggio decisivo per Milik. Difficile chiedere di più.

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