Il presidente della Figc spiazza tutti: «Dico no a strumentalizzazioni campanilistiche, ma no anche a “così fan tutti”. Non lasceremo soli i presidenti, lavoreremo col Viminale»
Taglio netto con Opti Pobà
Al Napolista è pervenuta anche un’altra versione delle dichiarazioni del presidente della Federcalcio Gravina, probabilmente frutto dell’inconscio, della volontà di non accettare quel che ieri le agenzie di stampa hanno riportato. Oggi sui quotidiani al massimo un rigo in uno strapuntino, come se tutto fosse normale.
È un giorno nuovo per il calcio italiano. Forse davvero anche l’Italia del pallone può cominciare a guardare l’orizzonte in maniera diversa. Il 23 ottobre 2018 è una data da cerchiare in rosso. È il giorno in cui il neo presidente Figc Gabriele Gravina dà un taglio netto con un passato intriso di Opti Pobà, subdole connivenze, omertà, che hanno progressivamente screditato l’immagine del nostro calcio e anche dello sport italiano. Col suo triplice «denunciare, denunciare denunciare», Gravina ha richiamato il «resistere, resistere, resistere» dell’ex capo di Mani Pulite Francesco Saverio Borrelli. Ma se allora c’era una profonda spaccatura politica nel Paese, stavolta no. L’intento è condiviso da tutti, almeno da coloro i quali hanno a cuore le sorti del calcio italiano.
Ci saremmo aspettati dal nuovo presidente della Figc dichiarazioni in continuità col passato, e invece ci ha francamente lasciati a bocca aperta. Eravamo pronti ad accogliere dichiarazioni del tipo: «Non ho visto Report, quindi non posso esprimere giudizi». O ancora: «Delle infiltrazioni nella malavita deve occuparsi la magistratura ordinaria. È il rapporto tra società e curve che dovrebbe essere ordinato. Poi la malavita è malavita e se ne deve occupare la giustizia ordinaria». Tipiche dichiarazioni pilatesche dei nostri politici dello sport.
E invece Gravina, all’uscita da Palazzo Chigi dopo aver incontrato il sottosegretario allo Sport Giorgetti e il presidente del Coni Giovanni Malagò, ha spiazzato i cronisti.
«Una triste immagine del calcio italiano»
«Certo che ho visto Report. Altrimenti che presidente della Federcalcio sarei? Ben consapevole che si è trattato di un programma di approfondimento giornalistico e non certo di un processo. Ben consapevole che il processo, anzi ben due, si è svolto e che in nessun caso un dirigente della Juventus è stato indagato. Ben consapevole che la giustizia sportiva ha fatto il suo corso, è meritoriamente andata fino in fondo in questa vicenda. Parliamo, non dimentichiamolo mai, della Juventus, ossia del club più titolato d’Italia. Quindi stiamo parlando dell’immagine del nostro Paese. Perché la Juventus rappresenta l’Italia. E ieri sera gli italiani hanno purtroppo avuto una triste immagine del calcio italiano».
«Non è il calcio che sogno»
Gravina prende fiato. «Rigetto con fermezza ogni tentativo di strumentalizzare campanilisticamente questa vicenda. Ma quel che posso e voglio dire è che la mia idea di calcio è una idea diversa. Soltanto in un incubo potrei aver associato al calcio strani suicidi, rapporti di contiguità tra società e ultras per consentire il bagarinaggio. O, ancora peggio, il terribile episodio degli striscioni di Superga. Non è il calcio che io voglio, non è il calcio che io sogno. Ma dico no a qualsivoglia processo sommario. E dico che il calcio deve fornire un sostegno club, sostegno effettivo, concreto. I club non possono essere lasciati soli, in balia di violenti che intendono lucrare sulla passione di tanti italiani».
«Convocherò i presidenti»
Gravina annuncia: «Nei prossimi giorni convocherò i presidenti dei club, ascolterò le loro relazioni sui rapporti con i tifosi soprattutto – ma non solo – per quel che riguarda il passaggio di biglietti. Dopodiché riferirò al ministero dell’Interno. Non è più accettabile che l’immagine del calcio italiano esca così infangata. Perché, ripeto, esce infangato tutto il calcio italiano. Epperò, epperò, devo anche qui dire che ci sono anche testimonianze felici, rapporti virtuosi con la tifoseria. Ci sono in Italia club che hanno rotto ogni rapporto malsano con chi si rapporta al calcio al solo scopo di guadagnare o di dar vita a fenomeni estorsivi. E i loro presidenti sono sotto attacco da parte dei contestatori. Questo va detto con altrettanta fermezza. Perché non ci si ripari dietro l’ombrello del “così fan tutti”».
Gravina non si ferma: «Certamente, della malavita si occupa la magistratura ordinaria. Ci mancherebbe. Ma il calcio non può starsene con le mani in mano. Come se fosse gestito da ragazzini. Abbiamo una responsabilità e intendiamo esercitarla. Senza sconfinamenti, ma dobbiamo sapere cosa accade a casa nostra. E denunciare. Denunciare. Denunciare. Mai più debolezze che finiscono col legare il calcio italiano a pratiche punite dal nostro ordinamento giudiziario. Il mio obiettivo è far sì che durante la mia presidenza non ci siano più trasmissioni come quella di ieri sera, perché il calcio italiano non offrirà a nessuno materiale per realizzarle. Cambieremo e puliremo il calcio, tutti insieme».