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Tu chiamalo, se vuoi, il gestore (una delle tante castronerie su Ancelotti)

È una delle tante maldicenze che accompagnano il nuovo allenatore che invece nella sua vita ha cambiato ruolo a gente come Pirlo e CR7 e in poche settimane ha stravolto il Napoli

Tu chiamalo, se vuoi, il gestore (una delle tante castronerie su Ancelotti)
Foto Ssc Napoli

Ha vinto solo nei grandi club

Il gestore. Come Vodafone, Tim. È uno dei tanti appellativi che a Napoli hanno appioppato a Carlo Ancelotti. L’allenatore più forte – per distacco – che abbia mai accettato di allenare gli azzurri, ha ricevuto un’accoglienza quantomeno contraddittoria. Mettiamola così, l’unanimismo non porta mai nulla di buono E infatti non sono stati pochi i tifosi del Napoli che hanno accolto Ancelotti con un certo scetticismo.

Il concetto che abbiamo letto, e tuttora leggiamo (almeno fino a ora di pranzo di oggi), è che Ancelotti ha vinto esclusivamente perché ha sempre avuto una grande rosa a disposizione. Come se allenare i top club ti portasse automaticamente alla vittoria. E dimenticando il contributo di Ancelotti a rendere il suo Milan un grande Milan. Non era affatto la squadra di Arrigo Sacchi né quella di Fabio Capello. Una squadra che in Europa non era più considerata una regina. E che aveva giocatori che altrove erano stati scartati come Pirlo (sembra assurdo ma è così) e Seedorf. Fu Ancelotti a disegnare quel Milan e a portarlo alla conquista di due Champions e a perdere una finale passata alla storia.

Il Napoli non ha una rosa all’altezza

Il Napoli – sempre secondo un nutrito numero di tifosi del Napoli – non ha una rosa all’altezza. Non si capisce allora come sia potuto arrivare secondo lo scorso anno con 91 punti. O meglio, si capisce. Grazie a Maurizio Sarri. Che è un bravissimo allenatore, che a Napoli ha fatto benissimo. È ovvio. Ma che aveva a disposizione una signora squadra. È questo il dettaglio (siamo ironici) su cui non siamo d’accordo. L’aver di fatto contribuito a far passare il concetto di aver avuto a disposizione un gruppo non all’altezza, mentre le sue erano scelte legittime effettuate in base alle proprie idee e non alla qualità dei giocatori a disposizione.

C’è poco da girarci attorno, a Napoli c’è una spaccatura nella tifoseria. Bisogna prenderne atto, non c’è neanche nulla di maleUna parte dei tifosi sono convinti che il Napoli abbia una rosa di media forza, nulla di straordinario. Ancelotti e De Laurentiis credono invece di poter dimostrare il contrario. Ed è questa la scommessa della stagione. Perché – è la novità più rilevante rispetto alla scorsa stagione – stavolta allenatore e presidente sono dalla stessa parte. E come abbiamo già scritto, se solo Ancelotti avesse criticato la rosa del Napoli, sarebbe già l’idolo della piazza.

È molto presto, sono state giocate appena cinque giornate di campionato, ma certamente fin qui Ancelotti sta dimostrando che il Napoli ha una rosa ampia di valore medio alto. A Torino lo ha dimostrato in maniera fin troppo evidente. Lo sta ripetendo dal primo giorno e anche per questo è guardato con diffidenza da un congruo numero di tifosi. Siamo a diciannove titolari in cinque partite. Soltanto tre calciatori hanno giocato tutte le partite dall’inizio (Hysaj, Koulibaly e Insigne). Oggi ha rinunciato persino a Zielinski e Allan, almeno dal primo minuto.

Il gestore ha cambiato ruolo a Pirlo e a Cristiano Ronaldo

Ma torniamo al gestore. Il gestore è l’uomo che ha convinto Pirlo a giocare davanti alla difesa. Ricordiamo che, prima di incontrare Ancelotti, Pirlo era l’oggetto misterioso del calcio italiano sbolognato dall’Inter. Come del resto Seedorf. Ancelotti è anche l’uomo che ha convinto Cristiano Ronaldo a giocare centravanti. “Che fatica”, dirà qualcuno. Intanto è stato lui; prima, CR7 giocava sull’esterno. E Ancelotti ha convinto anche Benzema a giocare attorno al portoghese, a sobbarcarsi il lavoro sporco. Senza dimenticare Di Maria trasformato in interno di centrocampo, la mossa che valse la conquista della Decima. E l’elenco proseguirebbe.

In poche settimane, pochissime, Ancelotti ha stravolto il Napoli. E non è solo una questione di schema di gioco. Del passaggio dal 4-3-3 al 4-4-2. Appena arrivato, ha cambiato la posizione di Hamsik che oggi ha giocato una signora partita e un primo tempo sontuoso. Ha anche ribadito che Hamsik è un giocatore maturo, ha i suoi anni, e non può giocare tutte le partite. Ha cambiato la posizione di Insigne che in due partite di campionato ha segnato tre gol (da attaccante vero, consumato) e in Champions ha colpito la traversa con un tiro decisamente non alla Insigne. A proposito, i tiri alla Insigne sono improvvisamente spariti. L’elenco è lunghissimo. Anche Zielinski sta giocando in una posizione per lui inusuale. Oggi ha utilizzato Verdi largo a sinistra nel 4-4-2.

Il gestore, in realtà, sa di calcio come pochi. Lo abbiamo scritto in ogni salsa. Altrimenti non sarebbe venuto a Napoli, non avrebbe messo la sua faccia su una squadra senza essere certo della forza dei calciatori e della profondità della rosa. Non ha certo accettato il Napoli perché nessuno lo ha cercato, o per “sistemare” il figlio e il genero come pure siamo stati costretti ad ascoltare. E ha il coraggio di chi è consapevole della propria forza. Perché oggi, a partita finita, è facile giudicare. Ci sarebbe stato l’inferno se il Napoli non avesse vinto con Luperto, Rog e Verdi. Grande allenatore, altro che gestore.

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