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La Roma cede Strootman a mercato chiuso. Ovvero: tutti i club italiani sono venditori

La scelta strategica della Roma su Strootman è legata ad un discorso di valorizzazione tecnica (della rosa) ed economica (sul calciatore).

Una scelta strategica

La Roma sta completando la cessione di Kevin Strootman all’Olympique Marsiglia. Il calciatore olandese si trasferirà alla corte del suo ex tecnico Rudi Garcia per una cifra compresa tra i 25 e i 28 milioni di euro. Da parte del club giallorosso, si tratta di una scelta strategica chiara: l’arrivo di N’Zonzi all’ultimo minuto ha ridotto lo spazio in un centrocampo già ricco di interpreti, in questo momento Di Francesco ha a disposizione anche De Rossi, Pastore, Pellegrini, Cristante, volendo anche Florenzi e l’adattato Coric. Più il giovane Zaniolo, arrivato dall’Inter nell’ambito dell’affare Nainggolan. E allora, ecco l’occasione per incassare una buona cifra, cedendo un giocatore da tempo lontano dai suoi standard abituali perché letteralmente depotenziato dagli infortuni.

Al di là delle spiegazioni manageriali, però, immaginiamo per un attimo la stessa situazione a Napoli. Lo scenario sarebbe il seguente: un calciatore che ha giocato titolare la prima di campionato (Strootman era in campo al primo minuto di Torino-Roma) viene ceduto ora, in questo momento, senza possibilità di essere rimpiazzato. Potremmo anche parlare di rivoluzione armata, in città. Il Napoli, in questo momento, ha più o meno lo stesso numero di centrocampisti di ruolo, sei. Il corrispettivo tecnico e progettuale di Strootman, nell’organico di Di Francesco, sarebbe Hamsik. Certo, la dimensione del personaggio è (sarebbe) decisamente diversa, però la sostanza tecnica e tattica sarebbe pressoché identica. E, ripetiamo: come sarebbe accolta un’operazione del genere dalla piazza?

Qualcuno potrebbe chiamare in causa Inglese, ma la situazione è leggermente diversa. L’entourage dell’ex centravanti del Chievo ha spiegato (più volte) che la scelta di lasciare Napoli va fatta risalire alle gerarchie fissate da Ancelotti. Milik, Mertens e poi Inglese come prima punta. Kevin Strootman, invece, avrebbe confessato agli amici di essere stato scaricato. Letteralmente. Il suo desiderio era quello di rimanere a Roma.

Le big che cedono

Alla fine di tutto questo, è necessario tornare su un concetto: il Napoli come club venditore. Vero, assolutamente: dal 2012 ad oggi, la società di De Laurentiis ha piazzato Lavezzi, Cavani, Higuain e Jorginho in grandi club, questi sono stati gli addii “pesanti” del tronco titolari. C’è anche Reina, ma come sappiamo parliamo di una vicenda molto diversa, più articolata. La vera domanda è: se il Napoli è un club venditore, gli altri come possono essere definiti? La Roma, per esempio, ha piazzato Nainggolan, Alisson e Strootman negli ultimi due mesi. Un anno fa ha ceduto Salah, Emerson Palmieri, Rudiger e Paredes; la Juventus, dal 2015 ad oggi, ha ceduto Vidal, Pogba, Morata (con recompra), Coman, Bonucci (poi ripreso) e Higuain. Potremmo aggiungerci Caldara, ma quello è un altro discorso che diventa fatalmente più ampio.

Infine, c’è l’Inter: ecco, il club nerazzurro ha una storia un po’ diversa, le ultime campagne cessioni sono state fondate sulle plusvalenze per i giovani della Primavera, gli addii costosi ed eccellenti sono stati pochi (Kovacic e Shaqiri nel 2015, Kondogbia diluito nelle ultime due stagioni) e fondamentalmente indolori. Possiamo dire che a Milano si vende poco, pochissimo. Meno che a Napoli. Però solo l’Inter può vantare questo titolo, il Napoli è in buonissima compagnia per quanto riguarda l’attenzione al player trading. Il calcio(mercato) italiano, piaccia o meno, si fa così. Il resto è solo narrazione distorta.  

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