ilNapolista

La finanza creativa di Inter e Milan

Analisi economica del calciomercato di Inter e Milan: operazioni borderline, formule creative, plusvalenze necessarie. E affari in prestito.

La finanza creativa di Inter e Milan

Un mercato limitato

Abbiamo già scritto del calciomercato dell’Inter (qui), a fine giugno. All’appello mancava ancora Sime Vrsaljko, nel frattempo diventato nerazzurro dall’Atletico Madrid in prestito con riscatto tra un anno. È la formula base del club di Suning, viene da dire. Anzi, ancora di più: l’unica formula che l’Inter può utilizzare, date le condizioni relative al Fair Play Finanziario. Nel nostro pezzo di fine giugno spiegammo come la rosa di Spalletti per la prossima Champions sarà limitata dalle sanzioni Uefa che in pratica impediscono grandi colpi senza provvedere prima a una cessione importante. Oppure c’è il prestito, appunto: è la strategia con cui Ausilio sta provando a strappare Modric al Real Madrid, ma l’impresa si annuncia complicata.

Stesso discorso per il Milan. I rossoneri vivono una situazione similare, anzi ancora più grave. L’anno scorso hanno giocato al rialzo sul mercato, e ora stanno pagando quell’azzardo venuto maluccio. Hanno rischiato di essere esclusi dall’Europa League, sono stati reintegrati e hanno acquistato Caldara, Higuain e Halilovic. Il terzo a costo zero, a fronte di cessioni economicamente “pesanti” come quella di Bonucci e di Niang (in tutto, 47 milioni). Sembra – ed è – una campagna di rafforzamento, ma tutto si basa sul giochino delle plusvalenze, dell’equilibrio assoluto. Leonardo l’ha spiegato in conferenza stampa parlando di Milinkovic-Savic («Non ce lo possiamo permettere»), Il Napolista Calcio&Finanza l’hanno raccontato subito dopo l’affare Bonucci-Caldara (più Higuain) con la Juventus. Sono trucchi “legali” per il bilancio, ma restano trucchi.

Le plusvalenze dell’Inter con i giovani

L’Inter ha avviato – non da ora, basti pensare allo “scambio” Skriniar-Caprari – un gioco perverso delle plusvalenze. È l’unico modo che hanno a Milano per poter rinforzare davvero la rosa. Il sacrificio è dei giovani della Primavera, venduti a prezzi altissimi ad altri club di Serie A, per ammortizzare gli affari che coinvolgono i calciatori più riconoscibili. Sotto, direttamente da un pezzo di Sky ripreso dal Napolista, la cronologia delle cessioni di quest’estate. Ovvero, come l’Inter ha generato 50 milioni di plusvalenza entro il primo luglio per rientrare nei parametri del FPF:

Il punto è semplice: il bilancio di un club di calcio non si regge e non si legge semplicemente su entrate ed uscite, piuttosto su impatti annuali degli asset strategici (i calciatori). Con questa configurazione, è semplice lavorare “di fantasia” per arrivare a cifre virtuose, specie rispetto ai paletti imposti dall’Uefa. Il Napoli, diversamente dall’Inter, ragiona all’interno di un circuito (eticamente) più stretto, più rigido, probabilmente paga la scarsa “creatività” della sua dirigenza e una difficoltà di fondo nella costruzione dei rapporti di calciomercato interni. Anche da questo punto di vista, la sinergia con (la) Bari deve essere accolta scrollandoci di dosso le logiche dell’appartenenza ereditaria.

Il Milan in attesa

Che poi è quello che è successo con il triangolo Bonucci-Milan-Juventus. Entrambe le tifoserie hanno dovuto ingoiare un boccone amaro di “calcio moderno”, in un anno Bonucci ha prima preteso di lasciare il club bianconero, poi di tornare dopo essere stato capitano del Milan. Non a caso, su internet è diventato virale l’hashtag #Caldaranonsitocca, in relazione al possibile addio del giovane difensore ex Atalanta in cambio di Bonucci. Alla fine è andata proprio così, ed è questa la perfetta spiegazione del mercato del Milan: l’attesa della e per l’occasione buona.

È un discorso di movimento, o meglio di possibilità di movimento. Leonardo si è potuto muovere solo in un certo modo, cercando/costruendo operazioni vantaggiose dal punto di vista economico. Come Higuain, per il quale è stata utilizzata la formula del pagherò, il prestito con obbligo di riscatto. Come per Bakayoko, il nome nuovo del centrocampo (anche qui prestito con diritto di riscatto fissato a 30-35 milioni).

Torniamo su: operazioni “creative” che in qualche modo alimentano il mercato di chi non può spendere. Anzi, di chi ha speso male negli anni scorsi e ne paga ancora le conseguenze. Alla fine della stagione, sia Inter che Milan saranno sottoposte al giudizio dell’Uefa in merito alla condotta di mercato. Sono ancora sotto osservazione, lo saranno per sempre, perché il Fair Play Finanziario accetta solo club con i bilanci a posto. Oppure quelli che trovano il modo di metterli a posto dopo aver sforato, con operazioni borderline. Sfruttando i cordoli, per utilizzare il gergo motoristico. Serviranno la Champions, delle cessioni o nuove plusvalenze per abbandonare il regime dei prestiti. Anzi, intanto sono cose che serviranno anche solo per mantenere certe promesse di pagamento. Anche la Roma è stata un esempio, in questo senso. Quest’anno ha ceduto Alisson, Nainggolan e Skorupski per acquistare il portiere Olsen, Pastore e tanti giovani promettenti (Kluivert, Bianda, Coric). Più Bryan Cristante, in prestito con obbligo di riscatto. Ma guarda un po’.

ilnapolista © riproduzione riservata