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La splendida stagione del Napoli nel pagellone Napolista

Albiol e Koulibaly giganti della difesa. Allan lo spaccapartite. I gioiellini inespressi. Giù il cappello per Insigne. Encomio speciale per Maggio

La splendida stagione del Napoli nel pagellone Napolista

REINA. È stato uno dei Senatori garanti del patto d’acciaio per lo scudetto, nell’anno fatale del suo addio annunciato. Sul campo ha avuto sovente due santi come angeli custodi: San Palo e Santa Traversa. Ma si sa, Ilaria cara, la fortuna aiuta gli audaci. E lui è stato sicuramente audace e pure spericolato in certe amicizie pericolose. I suoi piedi alla Krol però li rimpiangeremo. Per il resto il suo populismo contro il Presidente è gemello di quello sarrita. Buona Padania Zio Pepe – 6

I bellissimi rilanci di piede fino a beccare al millimetro i piccoletti davanti: è questo che ricorderò, soprattutto, di Pepe. Quanto alle parate, ci ha abituati a leggerezze macroscopiche e gol presi in maniera ridicola ma anche a salvataggi più che rilevanti (in misura minore). Il populismo che ha incarnato è anche per me un motivo giusto per salutarlo – 6  

SEPE. L’abbiamo intravisto con il cannocchiale in un’anonima partita della Coppetta nazionale. E basta. Anche il desaparecido Sepe ha pagato il dogma stalinista dei Titolarissimi – senza voto

Eppure, in quel Chievo-Napoli 0-0, in mezzo ad undici morti viventi in campo, lui è stato uno dei più reattivi, le pochissime volte che è stato impegnato. Ha fatto persino un assist per Insigne, ma Lorenzo non è riuscito ad arpionarlo – sv

L’annata migliore per Hysaj

HYSAJ. L’onesto faticatore albanese ha disputato la sua annata migliore. Dall’originaria materia grezza sono uscite fuori una buona fase difensiva e un’interlocuzione decente con il centrocampo più che con i suoi compagni di fascia. Hysaj è stato uno dei soldatini più diligenti dell’ortodossia del Comandante. Ma il suo piede ruvido resta ancora un grosso limite. Per questo motivo, qualora dovesse andare a empolizzare anche il quartiere ricco di Londra, ce ne faremo una ragione – 6,5

È partito in sordina per crescere di partita in partita. Tante le incursioni offensive che lo hanno visto protagonista, anche se troppo spesso, quando non trovava compagni da pescare si lanciava in tiracci a lato della porta. Splendido contro l’Inter a Milano: piglio da leone, ratti di palla e lotte nei pressi della bandierina del corner. In Juve-Napoli 0-1, è da 8: pressa Buffon fin dentro la sua porta mettendolo in difficoltà, gioca sempre in attacco, non molla di un centimetro su Higuain e lo manda allegramente a fanculo con una smorfia del viso – 6,5

Il Christianesimo napoletano

MAGGIO. Il suo Christianesimo fa parte della nostra storia azzurra. Ha racimolato un significativo minutaggio con onore e corsa e tempra, nonostante l’età. Solo nel ritorno con il City, in Champions, è sembrato un agnello mandato al macello. Lo sgarro finale con il Crotone gli ha tolto una meritatissima standing ovation – 7

Il taccuino registra solo prestazioni positive per quest’uomo che non ha mai emesso fiato e ha sempre dato il massimo ogni volta che è stato messo in campo. Tante le partite in cui è stato impeccabile. Concordo sulla versione da agnello sacrificale contro il City, sia all’andata che al ritorno, la prima volta per la capocciata presa da Hysaj e la seconda per l’infortunio di Ghoulam, contro giocatori più giovani di lui di dieci anni. Sanè lo fa a pezzi e da una sua marcatura sbagliata scaturisce il gol di Stones. Vederlo seduto in panchina all’ultima di campionato mi ha strappato una lacrima – 7

L’Ispanico

ALBIOL. L’Ispanico e il Maciste Nero hanno vissuto una stagione memorabile. La coppia più bella d’Italia, là dietro. E condita da inzuccate decisive nella porta avversaria. La sua testolina preziosa è stata implacabile a Genova e in casa con l’Udinese – 8

Sciolto, sicuro, preciso. Commovente l’intesa con Koulibaly, che si rivela nella sua interezza quando uno dei due non gioca e l’altro si sente orfano e si vede. Anche per lui non è tutto rose e fiori, però, quante cose da ricordare! Una delle più belle quando, in Samp-Napoli 0-2, segna di testa subito dopo i cori razzisti nei nostri confronti piazzando un siluro nel di dietro dei doriani e guadagnando un 8 in pagella – 8  

Le riserve della difesa

CHIRICHES. Ha alternato cappellate e solida eleganza, poi è scomparso per fare posto a Tonelli. Un allenatore più umano come Ancelotti, nel senso della gestione dei rapporti, potrà ricavare molto da Chiriches – 6

Poche prestazioni ma sempre dignitose – 6

TONELLI. Con lui, Hysaj e Mario Rui in capo abbiamo celebrato l’attesa empolizzazione, almeno in difesa – 6

Esordisce in Napoli-Lazio 4-1 e passa quasi tutte le palle all’indietro, quasi rispettasse una consegna dell’allenatore, costretto a schierarlo per mancanza di altro. In Napoli-Chievo 2-1 sembra quello più intenzionato a vincere, anche se è quello con il minore minutaggio. Bellissimo in Napoli-Udinese 4-2 – 6

Il Maciste nero

KOULIBALY. Un Gigante dal rendimento eccezionale, un Muro del Pianto avversario. Il caro Kalidou, per diventare un top player, deve solo avere un’anticchia di concentrazione in più onde evitare cali e sfasature letali. Indi, ovviamente, c’è il Gol della notte di Torino, diventato già storia. La disfatta personale di Firenze non è solo colpa sua: gli scudetti non si perdono mai in albergo ma sul campo, a prescindere dagli arbitri. Evidentemente la testa vuota era un problema generale, una grave indizio di immaturità a cominciare da Sarri – 9

Un muro inviolabile, soprattutto quando – lo abbiamo detto sopra – affianco a lui c’è l’amico Albiol. Eppure Kalidou è capace di fare partite perfette e altre in cui alterna cazzate pazzesche e poi inventa pezze colorate e fantastiche messe lì per riparare. A voler ricordare solo le cose belle, non basterebbero pagine e pagine. I salvataggi di piede sotto porta, la marcature a uomo su Balotelli, il rifiuto dell’abbraccio di Chiellini nell’andata in casa contro la Juve, pari quasi ad un gol. Ma hai ragione: nella storia di questo campionato rimarrà il 90’ nello Stadium, quando, dopo i fischi e i cori razzisti, con quello stacco di testa lui purga tutti i bianconeri lasciando a terra Benatia senza parole – 9

Maksimovic: la Genesi del mistero serbo

MAKSIMOVIC. È la prova vivente che sfata la fake news della rosa corta, bandiera ideologica di papponisti e populisti sarriti. Genesi del mistero serbo. Chi volle a tutti i costi Maksimovic? Risposta: Sarri. Di più. Il giorno in cui DeLa annunciò Diawara e Rog insieme, il Comandante rispose corrucciato che gli serviva un centrale e che voleva il corazziere del Toro di Cairo. Bene. Il pappone cacciò i soldi, 23 milioni, una delle cifre più alte di sempre, in Italia, per un difensore (vado a memoria, Ilaria) e poi due anni non sono bastati per inserirsi nell’integralismo dell’allenatore. Ditemi, chi ha sbagliato? – senza voto

Resterà un mistero per me: brocco o possibile stallone? Un neo insoluto dell’era Sarri – sv

La tragedia del crociato di Ghoulam

GHOULAM. Anche per lui si prospettava un’annata fantastica. Cross a schiovere e poi quella rete risolutiva a Ferrara, con il piede sbagliato dopo una discesa irresistibile verso il centro. Invece la tragedia del crociato nel ritorno con il City ha interrotto una cavalcata di quattro bellissimi mesi – 8

Maturo, concreto, senza paura nelle partite importanti. L’intesa con Insigne è poetica: quest’anno Ghoulam gliel’ha passata persino di petto. È uno schema fisso: appena Insigne parte palla al piede, parte anche Ghoulam in sovrapposizione. Giocano a memoria. Fauzi ha una visione di gioco spettacolare. Uno dei fotogrammi della stagione da rivedere in loop è quello di Spal-Napoli 2-3, quando vola sulla sinistra, si sposta al centro e sceglie il piede che non è il suo. Tutti in piedi! – 8

La scoperta di Mario

MARIO RUI. Dal male può nascere il bene ed è triste ammettere che senza l’infortunio di Ghoulam non l’avremmo mai scoperto, ennesima ingiustizia del dogma dei Titolarissimi. A dire il vero, però, il portoghese ce ne ha messo per ingranare, al punto da far sospettare di essere un pacco vuoto recapitato da Roma. La sua crescita è stata costante, tranne il blackout del nefasto 3 marzo casalingo, proprio contro la sua ex squadra – 7

A Faouzi dovrebbe erigere una statua a Castelvolturno, per i motivi che spieghi tu e pure per la convocazione in Nazionale. Un processo di crescita graduale (ma anche veloce) e straordinario: da che sembrava uno scarparo, ha tirato fuori prestazioni mature, di carattere, buona personalità, stile di gioco e presenza emotiva. Regala spunti di ruvida bellezza e tocca moltissimi palloni. Piuttosto che ricordare il 3 marzo, godiamo pensando al bellissimo gol su punizione in Cagliari-Napoli 0-5, quando lascia Cragno immobile e imbambolato mentre si affoga con le sue stesse parole rilasciate alla vigilia. Ottimo anche in Juve-Napoli 0-1, quando contrasta Howedes, spaventa Lichtsteiner e resiste con caparbia a Douglas Costa – 7

Il brasiliano atipico

ALLAN. Contende a Koulibaly e anche a Insigne la palma del migliore azzurro. Un mostro di forza che spezza e riparte e talvolta punta il portiere. Un brasiliano atipico l’hanno chiamato. Per me ha rinverdito i fasti di Totore Bagni. E nell’ammutinamento morale di Firenze causa Orsato è stato l’unico a rimanere in piedi, senza rassegnarsi. Allan è stato un vero spaccapartite – 9

Un indomito guerriero affamato. Strappa palle e centimetri di campo. Respira e corre per tre. Dribbla tutti, persino i suoi compagni, come fa con Diawara in Verona-Napoli 1-3. Quando entra a partita in corso spezza i ritmi e dà vrangate di forza a tutti. Ci mette l’anima, il corpo, la testa e tutti i muscoli che ha. Difende i compagni quando vengono aggrediti dagli avversari. Strappa e cuce, riparte, smanaccia, sgomita, ci crede fino all’ultimo secondo. Smista assist per tutti. I gol che vengono dalla resistenza dei suoi polmoni e dalla fame del suo stomaco sono sempre bellissimi. È sempre l’ultimo ad arrendersi, come in Feyenord-Napoli ed è uno dei 2-3 che scendono in campo in Fiorentina-Napoli 3-0: lui, in albergo, ha lasciato solo il pigiama usato la notte – 9

Il gioiellino inespresso

ROG. È rimasto un gioiellino inespresso. I giovani non si trattano così, soprattutto quando hanno tanta voglia di fare e hanno talento – senza voto

Un minutaggio scarsissimo che a volte sembra anche una presa in giro. L’immagine più ricorrente del campionato è quella di Rog a bordocampo che si aggiusta i calzettoni con la bava alla bocca impaziente di entrare e le azioni in corso ne ritardano sempre l’ingresso. È capitato anche che abbia giocato solo pochi secondi, come in Napoli-Chievo 2-1, quando addirittura è entrato al 90’. Meriterebbe una statua per la pazienza. Veemente e falloso, ma per fame di gioco – sv

Il dominatore del palleggio

JORGINHO – Il dominatore del palleggio con varie sfumature, a seconda della prestazione, quasi mai mediocre: metronomo, direttore d’orchestra, cerniera fra i tre reparti, ragioniere, geometra capo. Sono curioso, Ilaria, di vederlo all’opera fuori dall’integralismo, sempre se resterà. Ché qui si mormora di un esodo biblico verso Londra – 8

Ti dà garanzie nei rigori, che segna con precisione e freddezza svizzere. Tocca un’infinità di palloni che a ricostruirli disegnano la più sofisticata tela di un ragno, elargisce palle ed assist. Come supererà l’estate senza toccare milioni di palle come è abituato a fare? Come si inserirà in un gioco che non sia quello di Sarri? Quando ha giocato in Nazionale non faceva che cercare Callejon a destra, ma quello, ovviamente, non c’era. Il momento più doloroso della stagione è stato vederlo uscire dal campo all’8’ di Fiorentina-Napoli 3-0 ed essere consapevole che quella partita, la partita, l’avremmo persa – 8

Una delle pagine più intense dell’anno

DIAWARA. L’esordio in campionato, alla prima a Verona, fu sontuoso. Un lampo appena, premiato con una massiccia dose di deprimente panchina. Diawara è il classico talento che per maturare e sbocciare avrebbe avuto bisogno di tanta continuità. Non l’ha avuta. Ma con il gol all’ultimo respiro contro il Chievo, e che gol, ha scritto lo stesso una delle pagine più intense di quest’anno – 7

Freschezza è la prima parola che mi viene in mente. Eleganza la seconda. Assist al bacio e tocchi di fino. È da lui che parte una delle azioni più belle del campionato, in Verona-Napoli 1-3: al 38’ innesca Insigne con un passaggio mirabolante, Lorenzo galoppa fino a fare un passaggio perfetto a Milik che insacca di prima. Sontuoso in Manchester City-Napoli 2-1, quando con freddezza matura evita a Mertens ulteriore pressione psicologica e sceglie di tirare lui il rigore. Un disastro in Napoli-Lipsia 1-3, quando becca 3 in pagella. Napoli-Chievo 2-1 resterà nella storia. Indimenticabile quel piede magico messo lì all’improvviso, che vendica in un attimo tutte le ingiustizie. E poi qualcosa che non potremo mai dimenticare: quella ostinata, bellissima, poetica corsa verso l’altro capo del campo, che si mischiava all’urlo bestiale di tutti noi – 7,5

L’uomo in meno

HAMSIK. L’uomo in meno, doloroso dirlo. Una sfilza impressionante di cinque tranne il breve ciclo dopo il record dei 115 gol, appaiando Lui. Mai una partita delle sue. E quando il mondo intero se n’è accorto, il Bastian Contrario in panca ha ribattuto a muso duro, mostrando una sovietica intolleranza alle critiche: “Lo farei giocare con una gamba sola”. Alla fine si è visto chi aveva ragione, tirando le somme. Il crollo del Capitano, forse, è solo una questione anagrafica. E lui deve esserne consapevole, altrimenti non penserebbe alla Cina – 5

Sbaglia tanto, sbaglia troppo. Offuscato di testa e indurito nei movimenti. Opaco. La peggiore stagione in azzurro per Marek. Concordo sullo spartiacque rappresentato dal record, ma solo perché prima era inguardabile e comunque la fase crescente, anche dopo, è durata poco. Lo abbiamo aspettato per tutto l’anno ma in fondo non è mai arrivato a destinazione. È l’uomo del ‘sarà per la prossima volta’ – 5

San Piotr

ZIELINSKI. Il gol capolavoro contro l’Atalanta lo trasfigurò in un San Pietro polacco felice nel San Paolo festante. Zielinski è stato uno Zelig vigoroso e di valore: almeno quattro ruoli per lui quest’anno (al posto di Hamsik o Insigne o Callejon o Allan). Avrebbe strameritato un posto da titolare, arrivato solo alla fine. Quando, con la testa finalmente sgombra dal pensiero dello scudetto, la squadra ha ricominciato il circo del tiki taka, inutilmente – 7

Spezza i ritmi e le difese avversarie. È bellissimo da guardare. Classe, eleganza, stile, portamento, freschezza di idee, pulizia dei movimenti. Un nome, Piotr, delizioso. Sorprende alle spalle i nemici e con guizzi fantasiosi gli porta via la palla. Trasforma in oro ciò che il suo corpo tocca. Quando entra a partita in corso è difficile non leggere sulla sua faccia che vuole vincerla. Una gioia del nostro centrocampo -7

Lo Stakanov spagnolo

CALLEJON. Il Tagliatore Perfetto è stato ancora una volta il giocatore più intelligente ma anche più logorato dall’uso. E così nella fase decisiva lui e Mertens si sono piegati sulle ginocchia, senza più forze e idee. E questo pesa molto nel giudizio finale, anche perché da marzo lo Stakanov spagnolo è diventato un fantasma spesso irritante – 6

Fino ad un certo punto del campionato, il mio taccuino, alla voce Josè Maria, è sempre stato pieno, poi le annotazioni sono diventate pochissime e quasi sempre in negativo. Però: regala assist quando non segna di persona, partecipa quasi sempre alle azioni ‘da Napoli’ grazie anche alla splendida intesa con Insigne, ha fiato da vendere. Porta sempre le maniche lunghe e i calzettoni tirati fin sopra la coscia e io devo ancora capire perché. Applaude sempre i suoi compagni, anche se gliela passano male: un signore di altri tempi. È stato doloroso vederlo svuotato e raggrinzito come uno dei suoi calzettoni dopo il lavaggio con centrifuga, a fine campionato. Cose da ricordare: l’angolo per la testa di Kalidou, in Juve-Napoli 0-1, è stato suo – 6,5 

 

GIACCHERINI. D’accordo, con Sarri non si è mai preso e lo ha detto (a proposito colpisce il numero dei giocatori che hanno rivelato questo aspetto gelido e antipatico del carattere sarrita: Pavoletti, Strinic, Zapata, in ultimo anche Maggio). Però poteva venire utile in un po’ di partite che si sarebbero vinte comunque, anche senza Titolarissimi. Giusto per far rifiatare Callejon – senza voto

Senza infamia e senza lode. Sempre il più avulso dalla squadra. Sembra acquistare un po’ di velocità in Napoli-Sassuolo 3-1, ma è comunque lontanissimo dal gioco sarrita. Poi ci lascia senza grossi rimpianti – sv

Ciro il maghetto

MERTENS. Finché il circo sarrita ci ha fatto godere e vincere, è stato il solito Ciro il maghetto ineffabile e inafferrabile. E quel gol a Roma contro la Lazio è arte contemporanea. Poi qualcosa si è rotto e il suo piede non ha più trasformato in oro il palleggio corale. Non a caso si ritrova dieci gol in meno dell’anno scorso. Il voto è la media tra i due Mertens, quello bello e quello impotente – 6,5

Ci ha regalato momenti bellissimi e poi ci ha lasciati attoniti per il calo di fine stagione. Dribbla tutti, fa assist che restano scolpiti nella memoria, partecipa, anche con meravigliosi tacchi e passaggi no look, a quasi tutte le azioni più belle del Napoli. Tira rigori deliziosi e altri disarmanti. Segna con quasi tutte le parti del corpo, persino di coscia (Napoli-Sassuolo 3-1). Oltre allo straordinario gol contro la Lazio, ricorderei anche Napoli-Nizza 2-0, quando si invola in una corsa meravigliosa in compagnia del pallone, se lo sistema sul destro, poi lo passa al sinistro, in una perfetta intesa con Insigne, in un rapporto osmotico con il manto verde e la sfera. Le ultime prestazioni sono da dimenticare – 6,5

 

MILIK. Vederlo tornare dopo il secondo tremendo infortunio è già una gioia. Ma lui non si è limitato a questo e ha pure segnato regolarmente. A parte quel dannato ultimo secondo a San Siro contro il Milan – 7

Sfortunatissimo, eppure non perde grinta, coraggio, eleganza e sorriso. Indimenticabile, tra i gol, quello di Samp-Napoli 0-2, quando, sorridendo, incita i sampdoriani a fargli sentire ancora i loro cori razzisti. Conclude il campionato con il gol contro il Crotone. È sicuramente da lui che si deve ripartire – 7

L’anima del Napoli

INSIGNE. Per chi scrive, talvolta la brevità è segno di solenne encomio. Ha dimostrato di essere il miglior giocatore in circolazione. Giù il cappello – 9

Le più belle azioni del Napoli hanno inizio con lui e comunque comprendono sempre almeno un suo tocco. È l’anima, le gambe e il cervello di questo Napoli. Stop al volo, inserimenti continui, creazione di spazi che sembrano non esistere fino a un secondo prima, assist al bacio, sombreri, dribbling che sembrano dipinti, tiri a giro, scambi poetici e quasi al buio con Ghoulam prima e con Mario Rui poi, ma anche con Callejon, Mertens e con chiunque possa fare gol. Basta metterci un piede sulle palle millimetriche e perfette che passa Lorenzo. Corre come una freccia, minuto e leggero, fantasioso, concentrato, sorridente. Un lavoratore instancabile, forse quello apparso più maturo in questa stagione. La sua abilità è nel tenere in vita palloni che sembrano persi sulla fascia. Quando crea magie dal nulla, arriva in prossimità del portiere, alza la testa e decide dove insaccare, il tutto in pochi secondi. L’unica cosa inspiegabile resta quel pallonetto da solo contro Handanovich in Inter-Napoli 0-0. Ma è un po’ come quando Michu si trovò solo davanti alla porta contro l’Atthletic Bilbao e non tirò – 9

Il talento anarchico

OUNAS. Giudicato acerbo dal Sommo Giudice guevarista ha avuto solo scampoli spesso inutili. Eppure in fase di preparazione non aveva sfigurato – senza voto

Non sono d’accordo. Per quel poco che ha giocato mi è sembrato combattivo, veloce, propositivo, e capace di scattare anche senza palla al piede, oltre che di arpionare bene il pallone. Di lui mi ha sorpresa la calma, anche in Champions, pur non avendo l’esperienza necessaria. Ma è un ‘talento anarchico senza disciplina’, si sa, e non merita altro. In Napoli-Lipsia 1-3 viene mandato allo sbaraglio per perdere la partita perché è l’unica scelta che sembra possibile per andare avanti in campionato con una squadra che, secondo l’allenatore, non ha ricambi. Il momento più triste è quando, nel post-partita, dice che per loro che giocano poco è difficile fisicamente fare partite da titolari, e che vista la serata alla fine il gol che ha fatto – il primo in azzurro – non è stato neppure tanto bello – sv

Un anno da incorniciare

SARRI. La Grande, Stratosferica Bellezza ha mietuto consensi e punti fino a Cagliari, settima di ritorno. Dal crac casalingo con la Roma, primo crollo di testa per via del gol di Dybala alla Lazio, è cominciato un altro campionato: appena 16 punti in dieci partite, fino al pareggio con il Torino. E lui, imperterrito, a insistere su Hamsik, Mertens e Callejon. La sua Grande Ottusità è stata la faccia oscura della Grande Bellezza, indizio dicevamo prima di immaturità mescolata con arroganza. Ha fatto tutto lui, insomma, come un dittatore nordcoreano per rimanere in tema di rivoluzione. Senza dimenticare le partite sporche portate a casa (un po’ di sana normalità) e l’infinito dominio sterile e senza sbocchi, capace di annoiare e far calare la palpebra. Ci siamo divertiti tanto, ma zero tituli nonostante i 91 punti. Il primo Sarri ha meritato 9, il secondo 4 – 6,5

Crea un Napoli bellissimo, perfetto nel gioco, che ci fa divertire moltissimo. Ma un Napoli che, sebbene più maturo e concreto dello scorso anno, continua a non avere la mentalità giusta. Spesso non ho compreso i suoi cambi, spesso ho contestato la sua ostinazione, non posso non riconoscere che non avremmo mai scoperto le potenzialità di Mertens o di Mario Rui senza gli infortuni di Milik e Ghoulam. Forse neppure Zielinski ci avrebbe fatto sognare, se Hamsik non fosse stato al minimo storico in carriera. Però sono tutte creazioni sue, come Jorginho tessitore di ragnatele. Abbiamo spesso giocato male portando tuttavia a casa il risultato, come fanno i grandi, ma anche lasciato scudetti in albergo, come i più perdenti della storia. Resteranno memorabili le inversioni delle partite dopo la strigliata negli spogliatoi nell’intervallo, i 25 minuti di bellezza pura contro il City, la trasferta perfetta a Torino, i 91 punti in una stagione. Ha incarnato lo spirito napoletano, quello più populista, quello peggiore. Se avesse continuato sarei arrivata a detestarlo: ricorderò, invece, solo il bello. Grazie. Ma sono felice che adesso basta – 7

 

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