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Giusto esultare dopo un gol contro l’ex squadra? «Non si può spiegare, è qualcosa di personale»

The Athletic pone l’eterno dilemma dei calciatori: “Può sembrare sciocco, ma non dovremmo ignorare le emozioni contrastanti che provano in quel momento”

Giusto esultare dopo un gol contro l’ex squadra? «Non si può spiegare, è qualcosa di personale»
Napoli's Brazilian defender #05 Juan Jesus celebrates after scoring a goal during the Serie A football match between Inter Milan and Napoli at San Siro stadium in Milan, on March 17, 2024. (Photo by Isabella BONOTTO / AFP)

Il gol contro l’ex squadra va festeggiato o no? Questa è la domanda che The Athletic si pone dopo che ha visto esultare Hudson-Odoi. Il giocatore del Nottingam Forrest, dopo il suo gol al Chelsea, sua ex squadra, ha festeggiato il gol in maniera sobria. Ha alzato il dito e se l’è puntato alla tempia come a dire: “è tutta una questione mentale“.

Il galateo su come festeggiare quando un calciatore segna contro la sua ex squadra sembra una considerazione banale, ma è un dilemma con cui molti si confrontano: è irrispettoso festeggiare al massimo, godersi il dispiacere dei tifosi che un tempo erano i tuoi tifosi? Oppure non ha alcuna importanza: un obiettivo è un obiettivo e il tuo dovere principale è mostrare rispetto ai tuoi attuali tifosi condividendo la loro gioia, non mostrare con presunzione il tuo “rispetto” ai fan che probabilmente ti stanno fischiando comunque?

Cosa prevede il galateo su come esultare dopo un gol contro la propria ex squadra?

Si tratta di un dubbio più che lecito, soprattutto se si guarda la questione con gli occhi del calciatore. È la stessa cosa che ha fatto The Athletic.

Il paziente zero in tutto questo è Denis Law, che notoriamente pensava di aver condannato alla retrocessione il Manchester United, per il quale ha giocato per 11 anni, con un gol di tacco in un derby contro il Manchester City, vittoria per 1-0 alla fine della stagione 1973-74. Non ha esultato, ha abbassato il capo ed è stato immediatamente sostituito. Nel 2012 a Law fu chiesto quanto durasse il dolore per quel gol: «Quanto tempo fa è stata la partita? Ecco la tua risposta»“.

Il quotidiano prende ad elencare una sfilza di esempi. Da Sterling ex di Chelsea e City, fino a Van Persie passato dall’Arsenal al Manchester United.

Molti sono di parere opposto, ritenendo in qualche modo irrispettoso festeggiare contro un ex club. Quando Cristiano Ronaldo segnò per il Real Madrid contro il Manchester United nel 2013, sembrava che avesse fatto un incidente con l’auto di suo suocero, profondamente dispiaciuto e quasi traumatizzato per quello che aveva fatto“.

Poi c’è l’altro lato della medaglia

Quando un calciatore ha un legame profondo e viscerale con la città e il club al quale segna. Come Batistuta che con la Roma segnò un gol alla Fiorentina. “Quando fece gol, sembrava che il suo tiro avesse fracassato un antico vaso Ming, fissando inespressivo il centrocampo mentre i suoi compagni di squadra festeggiavano selvaggiamente intorno a lui. «È inutile cercare di descrivere quello che ho provato, è qualcosa di personale», ha detto in seguito. «Dopo il gol, sentendo l’abbraccio dei miei compagni, ho pensato ai tifosi viola e alle loro emozioni, che erano anche le mie. Ho trascorso nove anni a Firenze, lì ho avuto tre figli, sono cose che non si cancellano mai»”.

Ci sono casi però in cui nono esultare sfiora il ridicolo. Come quei “giocatori che esultano in sordina contro squadre per le quali non hanno nemmeno giocato. Prendiamo ad esempio Erling Haaland, che ha reagito in modo sommesso al gol contro il Leeds, sulla base del fatto che suo padre Alfie giocava per loro“.

Tornano al punto di partenza, ad Hudson-Odoi. “L’etichetta di cosa fare dopo aver segnato contro un ex club è una cosa difficile da giudicare: l’esultanza silenziosa è un tocco di classe e un segno di grande rispetto, o un atteggiamento inutile di un gioco che si prende troppo sul serio? Può sembrare disperatamente sciocco, ma non dovremmo ignorare  le emozioni contrastanti che possono scatenarsi nella foga del momento”.

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