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La faida Collina-Juventus: Agnelli vuole il Var e il turn over per il designatore

Le vecchie ruggini di Perugia-Juventus, ora questo nuovo scontro frontale dopo l’eliminazione in Champions League. Ovviamente, oggi, ci sono di mezzo anche le istituzioni.

Il pezzo di Repubblica

«Oggi è vanitoso, un tempo era egocentrico. Un nemico in casa Juve rimane un nemico per sempre». Comincia così, in modo evocativo, il pezzo di Repubblica sulla faida Collina-Juventus. O meglio: Juventus-Collina, con il club bianconero nel ruolo del derubato e il designatore Uefa nei panni del carnefice. È una vecchia storia di ruggini mai sopite, lo scrive anche il quotidiano romano. Inizia tutto con il pomeriggio piovoso di Perugia, stagione 1999/2000, Lazio campione d’Italia all’ultima giornata dopo che l’arbitro di Viareggio ha voluto far giocare per forza la sfida della Juventus al Renato Curi.

Ora si ricomincia, ma prima c’è stato un altro episodio meno clamoroso: una lettera con cui i bianconeri sfiduciarono il designatore di Serie A Collina dopo una serie di torti che ritenevano di aver subito.

L’Europa e il Var

Come spiega Repubblica, ora è il contesto a essere diverso. Si parla di Europa, di Champions League. E di Var: «Quando Agnelli chiede di accelerare sull’introduzione della tecnologia in Champions, manda un messaggio trasversale che tocca lo stesso Collina. Ma da anni contro l’ex miglior arbitro del mondo si è compattato un fronte tutto italiano, mosso da un sospetto. Che per evitare allusioni su un conflitto d’interessi, nel dubbio sia meglio per gli arbitri fischiare “contro” i club di Serie A. In effetti a lamentarsi sono stati in tanti».

C’è anche il Napoli, ricorderete l’attacco di De Laurentiis dopo la semifinale col Dnipro. Ma anche «la Romaa Barcellona, Lazio, Milan, persino un tecnico come Ancelotti, eliminato lo scorso anno dal Real dopo due gol di Ronaldo in fuorigioco e un’espulsione capovolta contro il suo Bayern. Rinfrescando il ricordo di Perugia, quando sedeva sulla panchina juventina».

Il peso politico

C’è però un punto “controintuitivo” in questa vicenda. Agnelli è a capo dell’Eca, l’associazione dei club europei. Lo scrive anche Repubblica: «Certo però Italia e Juve non possono lamentare scarso peso politico. Inoltre, il presidente bianconero siede nell’esecutivo Uefa, Evelina Christillin è nel board Fifa e il dg della Federcalcio Uva è vicepresidente Uefa. Il punto su cui Agnelli, anche in sedi ufficiali, insisterà, è che in ruoli che incidono così tanto sul risultato del campo, regni l’alternanza. Mentre Collina, da esignatore, è sopravvissuto persino alla caduta del “mentore” Platini». Tipicamente italiano, viene da dire.

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