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Agnelli sarà presidente dell’Eca: il silenzio della Figc è una pietra sulla giustizia sportiva

Oggi potrebbe essere eletto presidente dei club in Europa. Il 15 settembre potrebbe essere interdetto in Italia. Qualcosa non quadra: c’è un accordo tra Federazione e Juventus?

Agnelli sarà presidente dell’Eca: il silenzio della Figc è una pietra sulla giustizia sportiva
Andrea Agnelli col presidente della Federcalcio Carlo Tavecchio

La violazione dell’articolo 12

E allora oggi a Ginevra Andrea Agnelli sarà eletto presidente dell’ECA, l’Associazione dei club europei. È l’organismo che rappresenta le società calcistiche a livello europeo (che ha un posto nella UEFA). Mica male. È uno di quegli incarichi prestigiosi e di potere che arriva esattamente dieci giorni prima che il tribunale sportivo italiano giudicherà il presidente della Juventus, Andrea Agnelli appunto, e altri dirigenti della squadra bianconera. Accusati tutti di violazione dell’articolo 12 del Regolamento.

«Alle società è fatto divieto di contribuire, con interventi finanziari o con altre utilità – recita il Regolamento – alla costituzione e al mantenimento di gruppi, organizzati e non, di propri sostenitori, salvo quanto previsto dalla legislazione statale vigente».
Questo era il primo comma dell’articolo in questione. Il secondo e il terzo sono anch’essi significativi e sono tutti documentati nel processo penale che si è celebrato, per alcuni imputati, a Torino con rito abbreviato e che ha visto condanne pesantissime per mafia.

«Le società sono tenute all’osservanza delle norme e delle disposizioni emanate dalle pubbliche autorità in materia di distribuzione al pubblico di biglietti di ingresso, nonché di ogni altra disposizione di pubblica sicurezza relativa alle gare da esse organizzate. Le società rispondono per la introduzione o utilizzazione negli impianti sportivi di materiale pirotecnico di qualsiasi genere, di strumenti ed oggetti comunque idonei ad offendere, di disegni, scritte, simboli, emblemi o simili, recanti espressioni oscene, oltraggiose, minacciose o incitanti alla violenza».

Agnelli favoriva il bagarinaggio in cambio della pax

Solo per ricordare quanto già raccontato da “Il Napolista”, nel processo “Alto Piemonte” che per alcuni imputati si è già celebrato con condanne in primo grado anche per associazione mafiosa, la Procura di Torino ha depositato intercettazioni telefoniche e ambientali e gli interrogatori o le testimonianze degli indagati e di testi da cui emerge con chiarezza che Andrea Agnelli sapeva che la Juve vendeva ai diversi gruppi ultra abbonamenti e biglietti ben oltre il numero di quattro biglietti a testa. Secondo una stima approssimativa in cambio di un profitto di almeno cinque milioni di euro per tre campionati ma forse cinque, i vari gruppi ultra garantivano la pax nelle curve stesse.

Il rifiuto della Procura Figc di trovare un accordo

Secondo blocco di violazioni di norme sportive, è documentale che il responsabile della sicurezza della Juve abbia aiutato gli ultrà a trasferire nella curva, alla vigilia del derby Juve-Torino, striscioni offensivi che si auguravano una nuova Superga (la montagna contro cui andò a sbattere l’aereo con a bordo la gloriosa squadra del Toro) e fuochi pirotecnici.

Prove talmente documentate che nella udienza che si è svolta alla fine di maggio, il procuratore federale Giuseppe Pecoraro rifiutò la mediazione di monetizzare l’illecito sportivo, riservandosi dunque di chiedere nella prossima udienza del 15 settembre l’interdizione dalle cariche ricoperte dagli imputati all’interno della Juventus.

Dunque, a dieci giorni dalla decisione dei giudici sportivi, Andrea Agnelli dovrebbe raccogliere un plebiscito di consensi a livello europeo (ma anche dalle squadre italiane).

L’esito appare scontato perché tutti gli addetti ai lavori danno per scontato che il prescelto da tutti i club europei sarà proprio lui, Andrea Agnelli. E che lo voteranno anche le squadre italiane che non possono non sapere del processo sportivo in corso e delle conseguenze che potrebbe avere.

Tutti danno per scontato che non sarà condannato

E allora un sospetto diventa quasi una certezza. È come se tutti dessero per scontato che la Juventus (con il suo presidente in testa) il 15 settembre sarà assolta. Perché se dovesse essere condannata la Juve (e i suoi dirigenti), ci troveremmo di fronte a un contenzioso giurisprudenziale imbarazzante. In Italia, Agnelli non potrebbe esercitare la carica di presidente del club Juve, a Ginevra, invece, rappresenterebbe tutti i club europei di calcio.

Colpisce questa opacità della Federcalcio. Se fosse vero che i club italiani domani voteranno Agnelli, questa elezione sancisce la fine della giustizia sportiva. E dire che si discute e polemizza sulla efficacia del Var, della moviola in campo e in diretta. Avrebbe detto Totò: «Ma mi faccia il piacere».

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