Prima di quel giorno di primavera, nel 2002, il calcio era solo un divertimento. La prima volta al San Paolo mi ha fatto conoscere la passione per il Napoli.
Una vittoria sofferta
Era la primavera del 2002, esattamente il 7 aprile. A Trentola Ducenta, piccola cittadina in provincia di Caserta, noi bambini giocavamo ancora per strada, su un campo fatto di sassi e pietre, con le porte ricavate da magliette buttate a terra e un pallone malridotto. Il mio primo ricordo della maglia azzurra parte da qui, da un biglietto fatto qualche ora prima da mio padre per Napoli-Bari, derby in Serie B tra le grandi decadute del Sud. Ricordo l’odore della mia unica e ancora unica sciarpa comprata fuori lo stadio; il fiatone nel salire le scale della Curva B; l’emozione irripetibile della prima volta al San Paolo. Non avevo le idee molto chiare sulla mia fede calcistica, per me il calcio era soprattutto divertimento e le giornate interminabili passate con gli amici. Ma quel giorno cambiò tutto.
Quel giorno ho scoperto l’energia che solo una passione come quella per la maglia azzurra può trasmettere. Ho scoperto come un pallone potesse unire migliaia di persone apparentemente sconosciute. Da quel giorno, da quel boato al gol su rigore di Luppi (!), da quella vittoria così sofferta mi sono innamorato del Napoli. Sono cresciuto, ho vissuto la delusione del fallimento, la trasferta ad Avellino finita in lacrime per una promozione svanita troppo in fretta, la festa del Ferraris, il ritorno in Champions e la festa per la prima Coppa Italia. Il Napoli rappresenta tutto quello che la vita può riservarci, momenti di estasi e delusioni cocenti. Ma che alla fine ci fa battere il cuore, non chiedetemi perché…
In questo articolo, tutte le lettere pubblicate dal Napolista nella campagna “Un giorno all’Improvviso”.