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Napoli, per ora la partita della movida l’ha vinta la criminalità

Per ora siamo alla polemica filologica tra Questura e sindaco di Napoli artefice di una vera e propria dichiarazione di impotenza: le ordinanze sperimentali

Napoli, per ora la partita della movida l’ha vinta la criminalità

La polemica filologica

Non prendiamoci ancora in giro: la partita della movida, per ora almeno, l’ha vinta la criminalità che ha conquistato un altro “spazio” per le sue esibizioni. Ed ha alzato il tiro della sua presenza al rito macabro del sabato sera sfidandosi con le pistole date in dotazione ai figli più giovani e quindi, da far crescere. Utilizziamo di proposito un linguaggio crudo, che non ci appartiene, sperando che si capisca l’intento di far capire la gravità di un fenomeno che, a nostro avviso, non è stata percepita fino in fondo. Ci preoccupiamo sì, ma alla napoletana, cioè con superficialità.

La cartina di tornasole è la disputa terminologica sulla paternità delle spedizioni di guerra: a chi appartengono i soldatini delle baby gang, alla camorra o alla criminalità? Al vecchio cronista cadono le braccia e conclude: pensavo di aver detto tutto, ma mi tocca anche questo. A chi non è vecchio e non è cronista accade di peggio perché la disputa fa venire in mente il fiato che è stato sprecato per stabilire chi è nato prima, se l’uovo o la gallina. La polemica filologica vede contrapposti Comune e forze dell’ordine e finisce per fare il gioco delle bande che hanno scelto la movida come terreno di scontro: confusi tra la folla, si diranno, facciamo quello che vogliamo, ci prendiamo le nostre vendette e visto che abbia o campo libero possiamo anche tirare fuori le pistole e sparare senza preoccuparci più di tanto di quelli che lasciamo per terra.

Il questore

A interpretare correttamente la terribile svolta messa in campo nell’ultimo week-end è stato il questore Antonio De Iesu, poliziotto di antica scuola capace di leggere gli umori della criminalità, il quale ha fatto una affermazione che mette i brividi e chiude ogni disputa: «Noi forze dell’ordine dobbiamo fare di più e lo faremo, ma qui non funziona niente». È la verità, qui davvero non funziona niente, mancano le regole fondamentali e quando di tenta di stabilirle si avverte che neanche chi le ha formulate crede che siano valide.

Le ordinanze sperimentali

Ci riferiamo, si è capito, alle cosiddette ordinanze sperimentali. Questo termine – e la situazione di vaghezza operativa che finisce per proteggere – è una sorta di dichiarazione di impotenza: arrangiamoci con questo che passa il convento, poi ci regoleremo. Se il messaggio fosse diretto solo ai cittadini napoletani potrebbe anche bastare, ma visto che ad intercettarlo ci sono fior di organizzazioni criminali che allevano figli dodici e tredicenni e li mandano ad uccidere, diventa un boomerang micidiale.

Ci sono poi altri effetti collaterali che al nostro sindaco non dovrebbero essere sfuggisti: il caso-movida ha avuto una legittimazione nazionale ed è stato rilanciato dai giornali e dai media nazionali e stranieri. Il rischio è mortale: se non si interviene con la giusta fermezza perderemo i benefici della benefica congiuntura che ha portato a Napoli migliaia di turisti che l’avevano abbandonata. Non (ri)perdiamoli.
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