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Il robot Callejon, forse il miglior acquisto di sempre del Napoli

Qualità, doti tattiche, fiuto del gol: Callejon influenza il Napoli da cinque anni, ne condiziona il gioco e ne ha elevato lo status. Siamo cresciuti insieme, noi e José.

Il robot Callejon, forse il miglior acquisto di sempre del Napoli
Play-Off Champions League - Nizza v Napoli / Callejon dopo il gol / Foto Matteo Ciambelli

Minutaggio

Per far capire come ci hanno abituati, a Napoli: Callejon, nelle sue quattro stagioni napoletane, ha giocato 11.805 minuti (dati Whoscored). Handanovic, che fa il portiere titolare dell’Inter e non ha mai subito infortuni gravi, ha saltato un totale di sei partite nello stesso arco di tempo e ha messo insieme 13.011 minuti. Per essere un calciatore di movimento, Callejon ha una costanza e una resistenza incredibili. Per essere un esterno d’attacco, uno dei ruoli fisicamente più sollecitati nel calcio di oggi, pensare a Callejon ed equipararlo a un robot che non conosce la fatica vuol dire essere vicini alla verità. È l’elemento immodificabile del Napoli.

Questo pezzo nasce da una considerazione fatta a voce alta in redazione: da quanto tempo il Napoli gioca con dieci uomini più Callejon? Da quanto tempo diamo per assodato, anzi scontato, che sulla destra troveremo sempre lui? Non parliamo solo di formazione iniziale, bypassiamo il concetto. Pensiamo a cose più pratiche, per questo sempre più difficili: da quanto tempo sappiamo che un cross dalla sinistra impatterà sul piede o sulla testa di Callejon? Sembra un secolo, forse è un’era geologica, in ogni caso sembra non essere esistito un prima. Callejon è il Napoli, da sempre. Tanto che la seconda considerazione ad alta voce, questa condivisa, è la seguente: in relazione al rapporto costo/beneficio, possiamo considerare l’acquisto di Callejon come il più azzeccato della storia del Napoli?

Il campo

Sì, certo. Lo sappiamo. C’è Maradona, la rivoluzione calcistico-copernicana nella storia del Napoli. Uno che ha davvero spostato gli equilibri. Però, come dire: pensare a Maradona vuol dire riferirsi anche se non soprattutto ad altro. Ad altro dal campo, ad altro dal gioco, cioè il gioco di Maradona ha segnato un’epoca del Napoli e del football mondiale, certo, ma c’erano significati che andavano oltre e che erano parte del personaggio.

Callejon, invece, è una cosa sola col campo. Un impatto minore, certo, ma solo in termine di valore assoluto. Perché il Napoli di Sarri gira intorno alle doti e alle caratteristiche di questo ragazzo allevato come centravanti e poi diventato ala tattica. Nella sua biografia stagionale 2015/2016, scrivevamo così:

Pensate al 4-3-3, al perché nasce. Callejon non è un attaccante vero, non può giocare da seconda punta. Molto più verosimile un impiego da trequartista per Lorenzo Insigne, che anzi ha inizito pure alla grande la stagione come vertice basso del tridente del 4-3-1-2. Quindi, la “vera verità” è che il Napoli che abbiamo visto giocare così bene quest’anno nasce e resta in piedi tutto grazie a Callejon.

Un anno dopo, questa era la nostra visione delle cose:

I numeri incredibili del suo utilizzo sono una testimonianza matematica: il numero sette del Napoli continua a essere insostituibile. Continua, con le sue caratteristiche uniche, a influenzare in maniera assoluta il modo di stare in campo della sua squadra. Continua ad orientare l’attacco, la difesa, tutti i concetti di gioco del Napoli. […] Non esiste un vice-Callejon, non può esistere. Andrebbe prodotto in laboratorio, costruito geneticamente.

Le cose che non cambiano

Ecco, siamo ancora su quella falsariga. Il Napoli 2016/2017 evoluto in quello dell’annata in corso dipende ancora, e strettamente, da questo calciatore. Dalle sue qualità, uniche nel panorama internazionale. Da una qualità assoluta altissima, che si sposa perfettamente con le caratteristiche diverse di Mertens e Insigne. E da una disponibilità tattica che, come traspare dai nostri discorsi, influenza in maniera assoluta il Napoli. Vi siete mai chiesti perché il Napoli gioca il pallone soprattutto sulla fascia sinistra, oppure perché i calciatori di fantasia vengono sempre schierati sull’out mancino? Perché c’è Callejon. In pratica, tutte le domande – che pensate di fare o poter fare sul gioco del Napoli – hanno la stessa risposta. Sempre quella, questa è la quinta stagione e le cose non cambiano. Perché c’è Callejon.

Il primo ottobre dell’anno scorso abbiamo pubblicato un altro articolo su José Maria, dal titolo “Quanto è forte Callejon”. Si ragionava sui gol, sul fatto che ne segnasse tanti, tutti diversi. Ma non abbiamo potuto fare a meno, anche in un contesto di puro elogio della finalizzazione, di parlare di un lavoro tattico che non ha eguali, in nessun esterno che ci venga in mente. Alla domanda un po’ provocatoria di sopra, quella sull’acquisto più azzeccato nella storia del Napoli, non riusciamo a rispondere in maniera assoluta. Di certo, nessuno è come lui nel periodo De Laurentiis: ha ereditato la maglia numero 7 di Cavani, ne ha modificato la percezione, ha mostrato come un esterno d’attacco possa diventare un’arma di gioco a tutto campo.

Ha portato il Napoli a una dimensione superiore, e poi a crescere ancora, mentre cresceva pure lui. Fino a tornare nella Spagna, squadra di marziani veri che però a volte decide di approfittarsi della sua presenza, della sua forza, della sua unicità. Non sappiamo se oggi sarà in campo, ma già il fatto di essere chiamato significa tanto. Ci dice quanto è forte Callejon, anche se non cambia mai. E che fortuna abbiamo nel considerarlo scontato, nel pensarlo sempre lì, nel Napoli.

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