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Il Napoli e il gran lavoro in fase difensiva: un mese senza gol subiti in Serie A

Analisi della nuova, grande forza del Napoli in fase di non possesso: i concetti, i movimenti, la sensazione sullo spostamento dell’intensità.

Il Napoli e il gran lavoro in fase difensiva: un mese senza gol subiti in Serie A

Questione di numeri

C’è qualcosa di diverso, in questo Napoli, che non viene però raccontato a dovere. È il discorso sulla difesa, anzi sul rendimento nettamente migliorato del Napoli in fase di non possesso. Questione di sensazioni, ma soprattutto di numeri: il Napoli ha il miglior attacco ma anche il miglior reparto difensivo della Serie A (5 gol subiti, come Inter e Roma), e da un mese non incassa una rete in campionato. A Ferrara, un mese fa (23 settembre) gli ultimi gol incassati. Due reti, quelle di Schiattarella e Viviani. La Spal è anche la sola squadra che in campionato ha segnato due gol al Napoli. Poi tre partite senza subire gol: Cagliari, Roma e Inter.

La questione non si esaurisce col dato dei gol subiti. Basta leggere le stats avanzate per accorgersi che l’upgrade è profondo: il Napoli è la miglior squadra in Serie A per tiri concessi a partita. Sono appena otto, addirittura 1.4 in meno rispetto alla Juventus. L’Inter seconda in classifica ne concede addirittura 13.7, giusto per snocciolare un dato di confronto.

Come difende il Napoli

Ovviamente, quando parliamo e scriviamo di difesa identifichiamo l’intera fase difensiva. Perché quando pratichi un calcio collettivo, di grande organizzazione tattica, non è solo questione di linea difensiva. I quattro del reparto arretrato e il portiere sono solo i terminali di un gioco che coinvolge l’intera squadra, e che nel caso del Napoli si caratterizza soprattutto per una grande intensità. Il concetto fondamentale della fase di non possesso collettiva è l’accorciamento dello spazio tra i reparti e l’aggressione immediata in pressing sulla fase di non possesso degli avversari.

Questa scelta porta a una conseguenza precisa: un posizionamento altissimo in campo della linea difensiva. Per rimanere compatto, il Napoli tiene i quattro difensori praticamente a ridosso della metà campo per la maggior parte dei periodi di gioco. In questo modo, la pressione può essere portata fino nella trequarti avversaria. Il rischio, in caso di possesso basso e costruzione positiva degli avversari, è quello descritto stamattina da Alfonso Fasano nell’analisi tattica di Napoli-Inter. Un movimento veloce del pallone “chiama” fuori il centrocampo del Napoli, che quindi può essere saltato. A quel punto, la difesa si trova costretta alla famosa “fuga all’indietro” con situazione di possibile scompenso numerico.

Il portiere della Roma ha effettuato un rilancio lungo dopo un iniziale tentativo di costruzione bassa. Il Napoli ha alzato in pressing il suo centrocampo, ma la posizione in alto della difesa toglie profondità agli uomini offensivi della Roma. Dzeko e Perotti sono a ridosso della linea di metà campo, e sono i giocatori avversari più avanzati.

L’altro grande concetto è visibile dall’immagine sopra: aumento della densità in zona palla. In fase di gioco dinamico, il Napoli tende a spostare tutti gli uomini dalla parte in cui il pallone si sta giocando. Basta guardare la posizione di Ghoulam, praticamente in zona centrale di campo, per capire di cosa stiamo parlando. La squadra di Sarri si sposta lungo l’asse orizzontale del campo, sempre in modo da velocizzare il processo di recupero palla tramite riduzione degli spazi di corsa. Praticamente, si tratta di una dinamica che serve anche a diminuire lo sforzo fisico per la copertura.

Come per tutte le scelte di campo, esiste un dark side: lo spazio lasciato sul lato cieco. Sempre facendo riferimento all’immagine di sopra, pensiamo a Perotti che stoppa la palla che arriva da dietro ed effettua il cambio di gioco sull’altra fascia. Florenzi sarebbe in uno contro uno dal lato di Ghoulam, che dovrebbe accorciare velocemente. Il Napoli ha subito gol in molte occasioni del genere, negli anni scorsi. Il più chiaro da questo punto di vista è quello di Bonaventura in Napoli-Milan 1-1, febbraio 2016.

Doppio cambio di gioco, Napoli che si muove orizzontalmente e subisce l’inserimento di Bonaventura sul lato cieco.

Perché il Napoli è migliorato

Durante la conferenza stampa postpartita di ieri, Sarri ha spiegato il momento positivo del Napoli dal punto di vista difensivo.

A parte la forzatura dialettica, la sensazione è proprio quella espressa da Sarri. Il dispositivo difensivo del Napoli funziona perché l’intera squadra riesce a rispettare le consegne tattiche e ad offrire il giusto contributo in fase di non possesso. Il pressing è organizzato, quasi sempre le squadre avversarie sono costrette a giocare il pallone lungo per evitare di restare imbottigliati nel primo attacco sulla costruzione bassa.

Questo è merito del sacrificio degli esterni offensivi e di Mertens, in primis, che hanno il compito di aggredire la partenza dell’azione avversaria su centrali e terzini, rispettivamente. In base alla posizione, la mezzala esegue lo stesso concetto e va a pressare alto sul secondo centrale in costruzione. A quel punto, il Napoli crea situazione di superiorità numerica nella metà campo avversaria. Ovviamente, questo comporta un’accettazione della stessa dinamica nella propria metà campo.

Un frame esplicativo: Allan sul centrale di sinistra, Mertens segue quello di destra. Callejon e Insigne sui terzini, Hamsik accorcia. Dopo pochi istanti, l’uomo libero al centro sarà attaccato da Jorginho.

È un tema che svilupperemo nei prossimi giorni. La nuova forza del Napoli sta nella consapevolezza rispetto alla propria forza offensiva. Rispetto al fatto che il gol può arrivare. Non è un caso, non può esserlo, che il Napoli appaia meno brillante in fase d’attacco. Non è così, il Napoli è fondamentalmente la stessa squadra dello scorso anno. Solo che l’intensità che nelle ultime due stagioni convogliava tutta in una manovra offensiva continua, martellante, quindi esaltante, ora sia maggiormente canalizzata nella fase di recupero del pallone.

È un bilanciamento energetico, fisico e mentale: il Napoli non pensa prima a difendere, ma ora impiega gran parte della propria intensità nella copertura degli spazi e nel tentativo di recuperare palla. E funziona, eccome. Lo dicono i numeri, lo dice il fatto che le 10 reti subite in stagione siano arrivate da calcio piazzato (Verona, Atalanta, Spal), al termine di un’azione nata da un corner (Lazio), a partita finita (Feyenoord) o per errori grossolani (la seconda contro lo Shakhtar). I quattro gol che restano, quelli subiti da azione manovrata, sono arrivati contro la Spal, il City e ancora contro gli ucraini. La qualità degli avversari e il fatto che siano degli episodi isolati ci dicono quanto il Napoli sia migliorato in difesa. Proprio dove occorreva.

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