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Il Napoli è più forte dell’Inter ma Spalletti non ha parcheggiato il pullman

Napoli-Inter, l’analisi tattica: le idee di gioco di Sarri e Spalletti, la differenza tra una squadra difensiva e l’impostazione di una gara di contenimento.

Il Napoli è più forte dell’Inter ma Spalletti non ha parcheggiato il pullman

Le idee

Napoli-Inter è stata una partita tra due squadre che giocano a calcio. O che, perlomeno, provano a farlo sempre. Giocare a calcio, nel 2017, vuol dire soprattutto cercare di sviluppare una o più idee all’interno di una partita, in base alle condizioni. Queste condizioni sono la forza, propria e dell’avversario, e il contesto (classifica, ambiente, momento). E il termine forza si declina secondo l’accezione di qualità e stato di forma. 

Se partiamo dal presupposto oggettivo (lo dicono la classifica e la storia recente di queste due squadre) che il Napoli è più forte dell’Inter, non c’è da sorprendersi che l’idea di gioco di Spalletti si sia sviluppata secondo logiche di contenimento degli avversari. Questo, attenzione, non è un concetto negativo: l’Inter non è andata in campo per difendersi, ma per esprimere le qualità dei propri uomini e del proprio calcio dando però la precedenza agli equilibri difensivi della squadra. Ovvero, l’unico modo possibile per cercare di fare punti (l’obiettivo principale, ricordiamolo) contro un avversario dal grande potenziale offensivo. Dall’altra parte c’è il Napoli, una squadra che ha utilizzato i suoi (soliti) concetti per cercare di fare punti ma ha trovato un’opposizione forte e soprattutto organizzata. Quando non è stata abbastanza forte e organizzata, ci ha pensato Handanovic. Vediamo come si sono sviluppate le idee di gioco delle due squadre.

Costruzione bassa

Come fatto per esempio da Shakhtar Donetsk e Manchester City, le squadre che hanno messo maggiormente in difficoltà il Napoli dal punto di vista tattico, l’Inter ha cercato di stanare il Napoli attraverso l’esasperazione della costruzione bassa. Per costruzione bassa, si intende un gioco di passaggi che inizia dalla difesa e che ha l’obiettivo di “richiamare”, letteralmente, l’avversario in pressing – in modo tale da scoprire la zona alle spalle del centrocampo. È una scelta rischiosa, soprattutto quando la squadra di fronte ha nelle sue corde una fase estremamente organizzata di pressione e recupero palla. Il Napoli fa parte di questo gruppo di squadre.

Fin dai primissimi minuti, l’Inter tiene tanti uomini nella sua metà campo per gestire più agilmente il primo possesso. In questo frame, contiamo otto giocatori di movimento in fase di costruzione. Candreva, in basso, è praticamente sulla linea dei mediani. Gli unici fuori inquadratura sono Perisic e Icardi.

Quali sono i risvolti positivi di questa scelta? La creazione di situazioni di scompenso potenziale alle spalle del pressing avversario. Muovendo il pallone e di conseguenza i calciatori in fase di recupero palla, si creano dei corridoi di passaggio centrali che permettono al ricevitore di affrontare la linea difensiva frontalmente. È esattamente quello che è successo in occasione in una delle due big chance capitate nel primo tempo all’Inter, quella dell’intervento decisivo in scivolata di Koulibaly.

Due frame praticamente consecutivi. Nell’immagine in alto, sei calciatori dell’Inter (i cinque che si vedono a sinistra più Handanovic) hanno richiamato il Napoli al pressing altissimo. La squadra di Sarri si è fatta in qualche modo attirare nella trappola, e ha portato sei calciatori nella metà campo nerazzurra. A quel punto, Borja Valero è oltre la linea del centrocampo avversario e può ricevere un tocco semplice. Sotto, vediamo le conseguenze della situazione: lo spagnolo punta in verticale la difesa, siamo quattro contro quattro. L’Inter ha creato uno scompenso nel dispositivo difensivo del Napoli muovendo palla a ridosso della sua area di rigore. i nerazzurri hanno sfruttato una dinamica necessariamente “fallace” nei concetti ad alta intensità del Napoli.

Occupazione degli spazi

Dal punto di vista difensivo, l’Inter ha agito secondo la logica della copertura preventiva degli spazi. L’idea era quella di alzare Icardi e Borja Valero in pressione sui due centrali e su Jorginho in fase di prima costruzione dinamica, con un modulo 4-4-2 classico. Una volta aggirato il primo attacco, l’idea di Spalletti è stata quella di congestionare le linee di passaggio tra centrocampisti e attaccanti, in modo da costringere il Napoli ad allargarsi sugli esterni ed arretrare gli uomini di maggiore fantasia.

Borja Valero e Icardi “coppia d’attacco”, poi i quattro centrocampisti in linea a presidiare gli spazi.

È uno schema che ha pagato i suoi dividendi. Il Napoli ha faticato a costruire occasioni pulite rispetto al solito (13 conclusioni tentate, di cui 6 da fuori area e solo 4 nello specchio della porta). La doppia chance capitata a Callejon e Mertens nel primo tempo nasce da uno scompenso non indotto, nato da un errore gratuito nella copertura preventiva da parte di Perisic. Albiol trova Hysaj dietro la linea dei centrocampisti, la presenza di Callejon al centro costringe Nagatomo a stringersi e il dispositivo difensivo è saltato.

Si tratta di una situazione che spiega al meglio la partita: solo in caso di errore dell’Inter, il Napoli è riuscito a costruire un’occasione nitida. Quindi, grande merito ai nerazzurri di aver depotenziato il Napoli. E, come visto sopra, di aver provato a mettere insieme anche un minimo di organizzazione offensiva. Sta qui la differenza tra una squadra organizzata nelle due fasi e una che “parcheggia il pullman”, come ad esempio il Palermo nello scorso campionato.

Albiol porta palla, Perisic perde completamente l’orientamento difensivo. Il confronto perfetto è con Candreva a destra, dall’altra parte dell’immagine. L’esterno italiano retrocede a comporre una linea a sei, permettendo a D’Ambrosio di seguire Insigne al centro. Il croato mantiene una distanza e una posizione diverse rispetto a Nagatomo, aprendo la fascia all’albanese. Il Napoli ha creato uno scompenso grazie a un errore di lettura di un calciatore dell’Inter. Sotto, il risultato finale di quest’azione. Anche questo fa parte dell’analisi tattica: il Napoli attacca la porta in maniera codificata per liberare gli spazi in area. Handanovic è bravissimo (e fortunato) su entrambe le conclusioni.

Il secondo tempo e i calciatori

Nella ripresa, la stanchezza fisica del Napoli e quella mentale dell’Inter hanno rallentato il ritmo di gioco. I concetti di gioco visti durante la prima frazione si sono diluiti, la squadre hanno regalato occasioni importanti (Vecino e Mertens nel finale) dal punto di vista tattico solo in un momento di allungamento eccessivo dei reparti. Sarri ha provato a ravvivare la sua squadra con i cambi a centrocampo, ma la scarsa vena degli uomini offensivi (per Mertens, per esempio, solo un’altra conclusione oltre a quella di cui sopra) ha permesso ai nerazzurri di difendersi agevolmente. Gigantesco Skriniar, soprattutto nell’uno contro uno contro il belga (7 tackle riusciti, 2 palle ribattute e pure un buonissimo 87% di precisione negli appoggi).

Il Napoli, come detto, paga la buona prova difensiva dell’Inter e le polveri bagnate dei suoi interpreti migliori. Hamsik è il migliore per occasioni costruite (3), ma sono mancati soprattutto i contributi creativi di Mertens, Insigne e Ghoulam. Dal punto di vista tattico, difficile immaginare altre soluzioni per Sarri. L’Inter, come detto sopra, è venuta a giocare a calcio in modo attento ma non speculativo, un Napoli apparso stanco nei suoi uomini di punta è riuscito comunque ad avere le opportunità giuste per passare in vantaggio. Buone notizie per entrambi gli allenatori: i concetti di gioco sono coerenti con la forza e le caratteristiche degli organici a disposizione. Esattamente come sono coerenti valori e punti in classifica. Esattamente come il pareggio di ieri sera.

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