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I migliori tecnici sono quelli che vincono, ma anche il gioco ha una sua importanza

Cosa ci dice la classifica de l’Equipe (i migliori allenatori in attività): il connubio tra tattica e trofei rende immortali, ma gli albi d’oro non sono sempre tutto.

I migliori tecnici sono quelli che vincono, ma anche il gioco ha una sua importanza

Il primato della tattica

La classifica stilata dall’Equipe, quella sui migliori tecnici in attività, suggerisce tanti temi. Più di quelli che uno immagina o immaginerebbe, soprattutto guardando le prime posizioni. Forse scontate, forse prive di fantasia. Guardiola, Conte, Simeone, Ancelotti, Mourinho. Parliamo di quello che è effettivamente il gotha dei tecnici europei. Le squadre più forti, mancano Real Madrid, Barcellona e Juventus (ma vengono subito dopo, praticamente). Un po’ come a dire: la meritocrazia dei tecnici esiste, eccome.

Però, come detto, ci sono tanti temi. Intanto, una riflessione sull’incidenza dei risultati. O meglio, dei titoli. Nelle prime tre posizioni, due allenatori che non hanno vinto la Champions e uno che non la vince dal 2011. Più Ancelotti e Mourinho, che pure hanno portato a casa il trofeo più importante, ma il portoghese – per esempio – ha conquistato la sua seconda nel 2010. Non proprio recentemente, dunque. Quindi: parliamo di tecnici con grandi carriere e bacheche strapiene, ma non decorati negli ultimissimi anni. Anzi, Guardiola è al vertice della classifica durante una stagione da cui uscirà senza vittorie. E Conte, il secondo in classifica, non ha mai ancora vinto nulla al di fuori degli scudetti con la Juventus. Eppure sono lì, sono considerati i migliori da giornalisti abbastanza esperti come quelli de L’Equipe. In qualche modo, questa scelta vuole definire il campo.

Anzi, vuole dare una definizione di tecnico “bravo”: ovvero, un professionista in grado di influenzare il discorso tattico sul gioco. Questo è stato ed è ancora Guardiola, col guardiolismo. Questo è Simeone, terzo in classifica, con il suo cholismo. E questo è Conte, che rappresenta un primato della tattica e dei risultati (sta per vincere la Premier) in modo diametralmente opposto rispetto al tecnico del Manchester City.

Conte

In qualche modo, il tecnico salentino è protagonista di molte riflessioni intorno a questa classifica. Sì, perché essere accostato a Guardiola, superare Simeone e tutti i mostri sacri che lo seguono in classifica, sarebbe difficile per chiunque. E lo diventa ancor di più quando questo riconoscimento arriva con la bacheca internazionale ancora vuota. Le esperienze internazionali di Conte, con la Juventus, non furono indimenticabili. I quarti del 2013, persi contro un Bayern fortissimo; l’eliminazione ai gironi nel 2013/2014, la retrocessione in Europa League e una semifinale persa contro il Benfica. E poi, la kermesse francese con la nazionale. Buona, ottima. Ma non vincente. Ecco, il discorso di sopra: l’incidenza della vittoria, o delle vittorie.

Anche nelle motivazioni, si spiega che in realtà non sono solo i titoli a contare in certe dinamiche. Quanto “il temperamento, l’attenzione ossessiva alla tattica. E la capacità di giocare un buon calcio partendo da un background difensivo”. Quest’ultima frase è stata detta da Pep Guardiola. Proprio lui, il primo in classifica.

C’è dell’altro

Un altro tema da sottolineare è la grande variabilità di principi che dominano la classifica. Il primo posto di Guardiola suggerisce che il binomio vittorie-bel gioco vale l’assoluto, anche quando non funziona del tutto. A Monaco, il tecnico catalano ha raggiunto le semifinali di Champions per tre anni di fila ma non ha mai vinto la coppa. Un fallimento? Forse sì, ma dirlo è una forzatura – considerando anche le tre Bundes portate a casa. Dopo di lui, ci sono due tecnici dall’impostazione meno spettacolare, Conte (l’uomo dell’intensità tattica) e Simeone (l’uomo dell’intensità e assoluta). Poi Ancelotti, il normalizzatore; poi Mourinho, il motivatore. Al sesto posto, ecco Allegri. Definito “uomo dalla grande versatilità tattica”. Sì, questo è il suo pregio migliore. E rappresenta forse meglio di chiunque altro la capacità di assemblare una squadra a seconda del materiale a disposizione.

Insomma: il calcio si fa in tanti modi. La stessa presenza di Sarri in classifica, al 23esimo posto pur senza trofei – davanti a tecnici titolati come Blanc o Pellegrini – dimostra come anche un’impostazione tattica innovativa possa colpire l’immaginazione di chi analizza e giudica questo sport. Spiega che nel calcio le vittorie contano, anzi fanno la differenza. Ma che c’è anche altro cui dedicarsi. Le stesse motivazioni che secondo i giornalisti de L’Equipe hanno messo Guardiola al vertice della graduatoria sono una specie di manifesto alternativo:

Questa sarà la sua prima stagione senza trofei, ma non è abbastanza per mettere in discussione il suo status. Guardiola è sempre l’allenatore più richiesto al mondo, la sua squadra è al centro di ogni discorso tattico. Anche perché il fallimento non sta nella sconfitta, quanto nella sofferenza di perdere il controllo del gioco.

 

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