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Tanto possesso palla, ma poco Napoli contro il Crotone. Rischiato il remake del Palermo

Napoli-Crotone, l’analisi tattica: la squadra di Sarri domina, ma non è brillante nella costruzione offensiva e offre ancora occasioni nitide agli avversari.

Tanto possesso palla, ma poco Napoli contro il Crotone. Rischiato il remake del Palermo

Realismo

Se dopo il match interno col Madrid abbiamo scritto un elogio all’interpretazione della partita da parte del Napoli, oggi dobbiamo in qualche modo sottolineare le perplessità per una prestazione decisamente non brillante degli uomini di Sarri. È una questione di forza degli avversari, ovviamente: il Crotone non ha praticamente toccato palla al San Paolo, il Napoli ha dominato il gioco col solito piglio e le sue solite caratteristiche. Tanto da cogliere il primato assoluto di possesso palla nella storia della Serie A.

Allo stesso tempo, però, gli azzurri hanno avuto difficoltà – prima del 2-0 – a costruire occasioni da gol limpide e hanno offerto la solita chance nitida agli avversari. In pratica, hanno vissuto gli stessi rischi di Napoli-Palermo, un pareggio interno “casuale” per gli episodi in campo eppure ancora oggi molto rimpianto – e basta guardare la classifica. Insomma, Napoli-Crotone 3-0 è uno specchio della stagione del Napoli. Dei pregi, tantissimi, e dei difetti – pochi ma decisivi, talvolta, in senso negativo – di questa squadra.

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Non è un caso che queste mancanze vengano fuori in partite simili, giocate contro avversari simili. Esattamente come fatto dal Palermo alla 20esima giornata, il Crotone è sceso in campo al San Paolo con un atteggiamento esclusivamente difensivo/speculativo. Tutti i calciatori dietro la linea della palla; attenzione alla chiusura degli spazi e non alla pressione sui portatori del Napoli; difesa bassa e piatta in modo da disinnescare qualsiasi tipo di dispositivo offensivo in area di rigore, dal cross fino alle imbucate centrali.

Due frame di gioco praticamente consecutivi. Nel primo, in alto, nessuna pressione sulla costruzione bassa del Napoli. Kulibaly può alzarsi ad impostare fino a oltre il centrocampo senza essere attaccato da un avversario. I centrocampisti non sono seguiti a uomo, i calciatori di Nicola coprono lo spazio e l’eventuale traiettoria di passaggio. Il dispositivo di pressing scatta in zone di campo diverse, come si vede nella seconda immagine. Hysaj è largo a destra, e a quel punto viene attaccato perché lo scarico del pallone verso il centro è più complicato. Nel frattempo, la difesa resta compatta al limite dell’area, a distanza brevissima dalla linea dei centrocampisti.

Per tutta questa serie di motivi, molto spesso Insigne e (soprattutto) Callejon sono “scesi” al centro del campo, ad offrire supporto ravvicinato a Pavoletti. In una partita in cui l’avversario non ti concede profondità e non punta alla riconquista della palla ma a una semplice protezione dell’area di rigore, diventa fondamentale cercare degli sbocchi alternativi. Il Napoli l’ha fatto soprattutto con l’esterno spagnolo, e la sua heatmap (sotto) spiega proprio questo tipo di movimenti.

Poco lavoro per Cordaz

Nonostante questi accorgimenti, il Napoli non è riuscito a trasformare il dominio territoriale in un numero sufficiente di occasioni da gol. Fino al calcio di rigore (poco dopo la mezz’ora), la squadra azzurra ha tentato la conclusione verso la porta in cinque occasioni. Di queste, solo una in maniera realmente pulita (il tiro a giro di Insigne all’undicesimo minuto. L’unica parata di Cordaz nel primo tempo, eccetto un intervento su un tirocross sbilenco – ma pericoloso – di Callejon.

C’è una spiegazione a questa mancanza di brillantezza nella costruzione del gioco? Sì, ed è da dividere a metà tra l’atteggiamento del Crotone e la partita non proprio eccellente dei giocatori più fantasiosi del Napoli. I calabresi hanno messo insieme, sempre fino al calcio di rigore, 16 tackle tentati, 28 eventi difensivi riusciti e il 57% di duelli aerei vinti. In pratica, una partita di assoluta e puntuale attenzione difensiva. Di contro, il Napoli non ha saputo far valere i diritti di una maggiore qualità tecnica. Solo due passaggi chiave prima dell’1-0, uno di Jorginho e uno di Insigne. Non a caso, i migliori in campo al termine della partita.

Distruggere un muro

Come ovviamente non può essere un caso che le due occasioni che portano ai rigori concessi al Napoli nascano da giocate atte a creare superiorità numerica. Quindi, a scardinare il muro difensivo del Crotone con un exploit estemporaneo e non attraverso un’azione manovrata o un movimento coordinato. Fino al 2-0, infatti, il Napoli aveva cercato di costruire le sue occasioni da gol attraverso la solita serie di dinamiche: tanti cross dall’esterno (25 prima del penalty di Mertens, 29 a fine partita), possesso palla insistito (a fine partita, la squadra di Sarri sfiorerà il muro dei 1000 passaggi totali, “fermandosi” a 968), movimenti in profondità e tagli di Callejon. Sotto, il campetto posizionale dei cross tentati dagli azzurri.

Cementificare (?) un muro

Dall’altra parte del campo, una zona frequentata poco durante la partita, il Napoli ha mostrato i soliti momenti di sbandamento. I sei tiri concessi al Crotone sono una cifra pure comprensibile, considerando che tre tentativi arrivano da fuori area. Il problema è rappresentato dalle due occasioni concesse a Trotta e Falcinelli, in apertura di primo e secondo tempo. Un errore in uscita palla e una pessima lettura del fuorigioco su un pallone verticale. Due situazioni che, viene da dire come al solito, nascono da clamorose ed evitabili distrazioni individuali. È il discorso che abbiamo fatto in precedenza, quello dei pregi e dei difetti di questa squadra. Che in un contesto da record in relazione al possesso palla (81%, primato assoluto in Italia), può anche sbagliare qualche appoggio (alla fine, accuratezza del 93%). Ma che si rivela sempre “pronta” a concedere occasioni nitide all’avversario, nonostante l’assoluto predominio in campo.

I calciatori

L’analisi delle prestazioni dei singoli è qualitativa, più che quantitativa. Per questo motivo, non possiamo che promuovere i calciatori più ispirati (Jorginho e Insigne, 3 passaggi chiave a testa); allo stesso modo, non possiamo “tacere” sulla prestazione di Pavoletti. Il centravanti livornese è stato difeso da Sarri nel postpartita, perché «Ha fatto bene il lavoro che doveva fare».

Possiamo concordare con il tecnico toscano, anche perché Pavoletti ha effettivamente occupato lo spazio che serve al Napoli. La zona centrale a ridosso dell’area, in modo da offrire il riferimento necessario per far risalire la squadra. Sopra la sua heatmap, che è una descrizione di questa aderenza. Al tempo stesso, però, non possiamo dimenticare gli errori su alcuni controlli e la percentuale di accuratezza nei passaggi più scarsa tra i titolari (81%). Come detto sopra, la qualità della giocata più che la quantità.

Ecco, di Pavoletti ci è rimasto questo, in mente. Insieme a un colpo di testa spedito fuori, che poteva essere l’apertura di credito che serviva. E invece non è arrivata. È un peccato, ma al tempo stesso un avviso: Pavoletti ha i movimenti giusti di attacco alla porta. Deve solo recuperare condizione fisica e quindi psicologica, a quel punto potremmo giudicarne l’apporto anche in fase di supporto al gioco offensivo. Quello, in questo momento, è quasi nullo. Saperlo attendere è una cosa, criticarlo in maniera costruttiva è un’altra. È giusto, e serve anche a Pavoletti stesso.

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