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Posta Napolista / Lo sfogo di De Laurentiis “ci può stare”

Un’opinione contraria rispetto a quella della maggior parte delle nostre firme: le parole di De Laurentiis sono tipiche di chi vuole sempre alzare l’asticella.

Posta Napolista / Lo sfogo di De Laurentiis “ci può stare”
De Laurentiis

Cari Napolisti,

non commento mai le partite anche se questa era La Partita. Mi annoiano i postgara, in particolare ieri al fischio finale ero talmente svuotato di ogni energia psicofisica e sono crollato. Stamattina apprendo che De Laurentiis ha parlato, come sempre quando perdiamo. L’ho scoperto in treno, dai commenti social sul mio telefono. Tutti pro Sarri e tutti contro ADL. Non è una novità. Poi le ho lette, queste famigerate dichiarazioni, proprio sul Napolista. Francamente non le ho capite nemmeno io, ma non è facile interpretarlo, il presidente: conosciamo il personaggio ma forse nessuno di noi l’ha davvero inquadrato nella sua totalità.

Io non credo che De Laurentiis sia arrabbiato perché abbiamo perso 1-3 in casa del Real: forse deluso, al pari di tutti noi, ma andiamo: il gap c’è – anche se ha ragione Sconcerti a parlare di crepuscolo degli eroi. Tanto per dire (cit. il mitico Trapani): Casemiro è il loro Allan, cioè quello scarso. E guardate cosa ha tirato fuori dal cilindro.

La delusione

Prima però ho scritto “La Partita” e già questo dice molto della dimensione che abbiamo raggiunto. Ma attenzione: dimentichiamo che non siamo stati invitati al Bernabeu per un’amichevole, come quando la squadra del tanto citato Mazzarri le buscò di santa ragione al Trofeo Gamper. Il Napoli si è guadagnato il sacrosanto diritto di guardare negli occhi Cristiano Ronaldo in casa sua. A questa partita, alla Partita, ci siamo arrivati dopo il secondo posto dell’anno scorso, dopo aver vinto il girone Champions. Dopo un percorso di crescita fuori dai confini nazionali che ci vede protagonisti in Europa da sette anni.

Parafrasando un termine di paragone che ho letto un po’ ovunque in queste settimane: è come se Rocky non fosse stato pescato da Apollo dal mazzo degli sfidanti. Nel nostro caso, Rocky era il primo contendente, possedeva il giusto titolo per misurare la propria forza sul ring del Bernabeu. Per questo non accetto il modo in cui abbiamo perso, e credo che la motivazione delle parole di Don Aurelio sia proprio questa: è deluso per come abbiamo perso. Non ce la siamo giocata, al di là delle dichiarazioni di intenti. Ed è normale, eh, è sempre il Real Madrid.

Alzare l’asticella

Chiamatemi Papponista (ma allora sono anche Sconcertista), però forse credo di capire i ragionamenti di De Laurentiis. Cerchiamo di vederla al di là delle antipatie, proviamo a essere De Laurentiis per un giorno. Lui ha investito tanto sulla crescita tecnica del Napoli: è un dato di fatto, lo avete ricordato spesso anche voi con le tabelle stile “entrate e uscite”. Un fatto sintetizzato dalla frase «giocavamo contro il Chelsea con Aronica e Grava». Il monte ingaggi – di cui nessuno ama parlare – è cresciuto, a braccetto con la qualità e con la profondità della rosa. Queste cose non le dico solo io, sono in tanti a pensarlo e lo avete ricordato spesso anche voi. Così oso citare Benitez: l’incazzatura presidenziale ci può stare.

Poi possiamo discutere finché si vuole dei tempi e dei modi – spesso Dela sbaglia entrambi – ma guardando la faccenda a freddo io vedo solo un imprenditore nervoso per la performance di ieri sera. Una prestazione sotto gli occhi del mondo, non dimentichiamolo mai. Lui ha mostrato al mondo la versione ridotta e impaurita di quel meraviglioso giocattolo che ha costruito, e che ieri non ha saputo essere tale. E il fatto che lui si aspettasse di più, per quanto velleitario possa essere sperare in un risultato diverso al Bernabeu, è indicatore di una persona abituata a porre l’asticella sempre più in alto. Diciamolo: uno cui non piace perdere è un vincente. E meno male, perché se gli fosse piaciuto perdere magari ieri avremmo commentato un match infrasettimanale contro il Cittadella.

Non era il ballo delle debuttanti

Lo so, è una provocazione. Però rendiamoci conto che non eravamo al ballo delle debuttanti. Al tavolo dei grandi ci arrivi perché hai dimostrato di poterti sedere insieme a loro. Non ci hanno fatto alcun regalo: non siamo una banda di squinternati arrivata a Madrid in virtù di una concessione o per simpatia. La partita di ieri è stata al tempo stesso un punto di arrivo ma anche un punto di partenza, perché dovrà diventare la norma affrontare il Madrid, il Barcellona, il Bayern. Poi le possiamo perdere tutte, ma non in questo modo. Senza giocare.

Sì, esistono anche gli avversari e se si chiamano Real Madrid una differenza rispetto al Bologna c’è. Però ditemi voi: ieri siamo stati il Napoli di Sarri? Giochiamo così, di solito? Quando mai abbiamo sbagliato tanti passaggi? L’ha riconosciuto anche il mister, che resta l’artefice primo di questa grande squadra. Grande squadra, non dimentichiamolo. Ieri non lo siamo stati, ma abbiamo costretto Zidane a impostarla sui cambi di gioco, cioè ad adattarsi a noi. Qualcosa vorrà dire.

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