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Come gioca il Cagliari di Rastelli: attacco spumeggiante, difesa di burro

I sardi, allenati dall’ex tecnico dell’Avellino, hanno la peggior retroguardia dell’intero campionato. Eppure, sono una squadra pericolosa e anche molto “cattiva”.

Come gioca il Cagliari di Rastelli: attacco spumeggiante, difesa di burro

Una squadra “casalinga”

L’abbrivio positivo dato dalle due affermazioni con Inter e Benfica potrebbe far ritenere che la gara di domenica a Cagliari possa essere piuttosto agevole. Guai, tuttavia, a pensarla così. È vero, i rossoblu’ non hanno fatto della continuità la loro caratteristica peculiare. Ma i 20 punti totalizzati in 15 giornate sono un ottimo bottino, che almeno per il momento li tiene lontani dalla bagarre salvezza. Dato da non sottovalutare, ben 16 di questi 20 punti sono arrivati al ‘Sant’Elia’. In particolare, i sardi hanno messo a referto tra le mura amiche 5 vittorie, un pari (con la Roma) e una sola sconfitta (con la Fiorentina). Questo dà la misura di come il compito del lunch match domenicale presenti comunque una certa difficoltà.

Belli in avanti, bruttissimi dietro

Il Cagliari di Rastelli è squadra da prendere con le molle. Nonostante dei numeri difensivi inquietanti. Peggior difesa del torneo con 32 reti incassate (e una certa propensione all’imbarcata se la giornata si mette male, come dimostrano i 4 gol incassati con Juve e Lazio e i 5 presi da Fiorentina e Torino). Un solo clean sheet in stagione, quello nella vittoria per 3-0 contro l’Atalanta a settembre, e il maggior numero di tiri concessi agli avversari (media di 18,5 a partita). I numeri dal punto di vista offensivo, però, spiegano quanto possa essere pericoloso il collettivo sardo, se sottovalutato.

Il Cagliari tira poco (9,9 volte a partita, meglio solo di Palermo ed Empoli), tiene poco il pallone (44,2% di media, meglio solo di Udinese e Crotone) e almeno apparentemente non lo gestisce neanche benissimo (75,9% di passaggi riusciti, meglio solo del Crotone). Tuttavia, i 23 gol realizzati (ottavo miglior attacco del torneo) e il fatto di non aver trovato la via del gol in campionato solo due volte (nel ko allo Juventus Stadium e in quello contro il Chievo), dimostrano che la squadra di Rastelli sul campo ha le idee chiare a sufficienza per essere in grado di far male potenzialmente a chiunque.

Si potrebbe pensare, vista la palma di peggior reparto arretrato, che penetrare tra le linee rossoblu’ sia piuttosto semplice. Il sillogismo non è necessariamente così automatico, a giudicare da questo:

Cagliari

Campetti medi posizionali del Cagliari nelle ultime due gare interne, a sinistra con l’Udinese e a destra con il Palermo. E’ facile notare come i tre uomini più avanzati tengano mediamente delle posizioni abbastanza vicine e ciò è vero in entrambe le fasi. La difficoltà per la squadra avversaria diventa dunque quella di imbastire efficacemente la prima costruzione, quella dal basso.

4-3-1-2

Lo schieramento con le due punte e il trequartista, come si può notare, è una delle peculiarità maggiori del Cagliari. Una soluzione tattica che, storicamente, il Napoli ha sempre sofferto. E che potrebbe ripresentare, per la squadra di Sarri, vecchie problematiche legate sia allo sviluppo della manovra che alla gestione delle transizioni negative. La pressione, a turno o tutti insieme, dei tre uomini offensivi sul triangolo formato dai due difensori centrali azzurri e dal giocatore in cabina di regia, potrebbe creare delle difficoltà nel caso in cui non si riuscisse a scaricare immediatamente la palla sull’esterno.

E occhio ai numeri in fase offensiva: Borriello ha già timbrato 6 volte, Sau ha partecipato praticamente in pari misura con 3 reti e 3 assist e il rientro di Farias aggiunge ulteriore imprevedibilità alla fase offensiva. Nella gara contro l’Udinese, il brasiliano fu autore di un’ottima prova, essendo molto coinvolto nella manovra (57 palloni toccati, terzo di squadra) e contribuendo al successo dei suoi, oltre al gol, con 3 conclusioni, un passaggio chiave e due dribbling.

Centrocampo da corsa (e tanta grinta, forse troppa)

Di contro, ai sardi mancheranno le geometrie di Davide Di Gennaro, assente per squalifica in seguito all’espulsione rimediata a Pescara e che in questo inizio di stagione si è preso sulle spalle il centrocampo cagliaritano (già 2 reti e 4 assist per lui). Probabile che Rastelli, in sua assenza, opti per una mediana tutta polmoni composta da Dessena, Tachtsidis e Padoin per contrastare il più possibile le iniziative del terzetto napoletano, anche se poi la predisposizione delle marcature dipenderà molto da quanto alto o basso Rastelli vorrà restare col baricentro. Se l’ex tecnico dell’Avellino vorrà impostare una pressione più aggressiva, manderà primariamente una delle due punte o il trequartista, a turno, per raddoppiare sugli esterni.

Viceversa, se vorrà aspettare gli azzurri qualche metro più indietro, arretrerà in fase passiva il raggio d’azione del trequartista per limitare l’azione di uno dei centrocampisti (presumibilmente, quello che giocherà in posizione di play tra Diawara e Jorginho), predisponendo raddoppi a turno in fascia da parte di uno dei mediani. La retroguardia, come detto, non è irresistibile, anche se i centrali Ceppitelli e Alves hanno notevoli qualità fisiche. Da parte di Sarri è possibile che si ricorrerà nuovamente a Gabbiadini dal primo minuto per tenere botta nella fase più agonistica della partita e magari inserire Mertens in quella posizione con le squadre più stanche.

Il Napoli non dovrà assolutamente prendere la gara sottogamba. Il Cagliari è squadra dinamica, che picchia anche duro quando serve (le 42 ammonizioni e le 3 espulsioni ne fanno, in termini di cartellini, la compagine più “cattiva” del torneo) e capace di ripartire con efficacia. Dovranno essere gli azzurri a dettare i ritmi del match, la capacità di farlo c’è tutta.

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