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La rivoluzione della Champions è ufficiale: quattro squadre ai gironi anche per l’Italia (dal 2018)

Insieme alla Serie A, quattro club al tabellone principale anche per Liga, Premier e Bundesliga. I risultati, di ieri e di oggi, alla base del nuovo ranking per club e della divisione degli introiti.

La rivoluzione della Champions è ufficiale: quattro squadre ai gironi anche per l’Italia (dal 2018)

Cambia la Champions, e il nuovo format sorride all’Italia. Non alla democrazia del pallone, forse, ma per la spettacolarità del torneo è molto meglio così. Insomma, 4 club direttamente ai gironi per le migliori 4 leghe del continente. Scongiurate le forche caudine dei preliminari agostani, che da noi (ma non solo, quest’anno: basti pensare al Villarreal eliminato dal Monaco) hanno fatto vittime illustri. Dalla prossima stagione, 2017/2018, la Serie A garantirà quindi l’accesso di tutte le prime quattro classificate al tabellone principale di Champions. Insieme a noi, secondo il ranking, il massimo dello spazio possibile per chi c’è davanti: Liga, Premier e Bundesliga.

Una novità importantissima, soprattutto in chiave Napoli: il quarto posto, ora, basterà per mettere subito al sicuro i grandissimi introiti derivanti dalla partecipazione ai gironi di Champions, che diventano in un attimo (più) facilmente accessibili. Gli altri cambiamenti sono sostanziali, e riguardano anche la distribuzione dei proventi economici: il sito dell’Uefa, nel comunicato che ufficializza la rivoluzione, spiega che «la distribuzione finanziaria ai club sarà aumentata significativamente per entrambe le competizioni» e che «Il nuovo sistema di distribuzione finanziaria, composto da quattro pilastri (quota di partenza, risultati nella competizione, coefficienti per singoli club e market pool), vedrà premiate maggiormente le prestazioni sportive, mentre diminuirà la quota relativa al market pool». Tutto o quasi, quindi, dipenderà dai risultati di ogni singola squadra, determinanti anche a formare il nuovo coefficiente del club. Anche su questo, la nota Uefa è chiara: «Viene a cadere la quota di rappresentanza nazionale per il coeffiente dei singoli club, a meno che il coefficiente sia inferiore al 20% del coefficiente della federazione). Per calcolare il coefficiente verranno considerati anche i successi nella storia della competizione (assegnati punti per i precedenti titoli europei con un sistema ponderato per la UEFA Champions League e la UEFA Europa League)». Risultati, quindi, alla base di tutto. Quelli di ieri, ma soprattutto quelli di oggi.

Il resto non cambia, o almeno non per noi: si mantiene il doppio percorso dei preliminari (campioni e piazzate) e il format 32 in Champions e 48 in Europa League. I nuovi criteri di accesso anche alla seconda competizione saranno resi noti entro la fine dell’anno. Per quanto riguarda la gestione della nuova Champions, ecco una nuova «società controllata che avrà un ruolo strategico: UEFA Club Competitions SA, in cui metà dei direttori amministrativi verranno designati dalla UEFA e l’altra metà dalla ECA». Gestione condivisa, dunque. Da una parte la confederazione, dall’altra i club. Anzi, insieme. Per scongiurare il pericolo Superlega con una nuova SuperChampions. Che farà felice soprattutto i club di Serie A.

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