Un’analisi di Marco Iaria sulla Gazzetta spiega l’ampiezza del gap tra i bianconeri e il club di De Laurentiis, secondo per cifra investita al mercato (120 milioni al netto delle cessioni).
Davide contro Golia uguale Napoli contro Juventus. E seppure sostituissimo qualsiasi altro club di Serie A a quello partenopeo, la musica non cambierebbe. È un gap economico, quello che da ormai un lustro separa i bianconeri da tutte le altre società d’Italia. Lo spiega bene Marco Iaria, giornalista “economico” della Gazzetta dello Sport, in un’analisi pubblicata sul quotidiano rosa oggi in edicola.
La cifra è incredibile: negli ultimi cinque anni, i bianconeri hanno fatturato 722 milioni di euro in più del Napoli (1432 a 710). Il club partenopeo è quinto in questa speciale classifica quinquennale, dietro a Milan (1218), Inter (916) e Roma (781). Alla base di questo scatto dei bianconeri, che solo cinque stagioni fa avevano degli introiti inferiori rispetto alle milanesi (156 milioni nel bilancio 2010/2011), un “aiuto” esterno da parte di Exor, che ha dato poi il via a una gestione virtuosa. La spiegazione tecnica della Gazzetta: «La spinta iniziale a questa ondata di investimenti, datata 2011, la diedero Exor e i piccoli azionisti che aderirono all’aumento di capitale da 120 milioni necessario per dare uno shock finanziario. Le ferite di Calciopoli, i due settimi posti di fila, il crollo del fatturato a 156 milioni e la perdita record di 95 nell’esercizio 2010-11: quello era il punto più basso e la Juve aveva bisogno di un supporto esterno per ripartire. Ma pian piano il club presieduto da Andrea Agnelli ha saputo camminare sulle sue gambe e trasformarsi in un’azienda di stampo europeo con lo stadio di proprietà e la gestione diretta di merchandising e licensing, rispettando pienamente gli obiettivi del piano quinquennale di risanamento e sviluppo che prevedeva il ritorno alla competitività e l’autosufficienza».
Quindi, come dire: la Juventus ha gestito tutto benissimo, ha differenziato i suoi ricavi e si è dotata di un sistema economico simile a quello dei top club europei. Partendo, però, da una base importante. Applausi a scena aperta, ma con la condizionale. Altri dati importanti e stralci, che riguardano anche il Napoli: «Nell’ultimo quinquennio gli investimenti bianconeri in acquisizioni sul mercato, al netto delle cessioni, sono stati di 270 milioni, il doppio o il triplo dei concorrenti: 120 il Napoli, 110 l’Inter, 90 la Roma e 80 il Milan». Sottolineiamo bene la frase “al netto delle cessioni”. Vale per i 270 della Juventus e per i 120 del Napoli secondo in classifica. E poi: « Il Napoli, dal canto suo, sin dall’arrivo di De Laurentiis ha sempre operato in regime di autarchia poggiandosi sulle mega-plusvalenze». Ovvero, l’unico modo per sopravvivere senza un background genetico come quello della Juventus o strutturale (soprattutto uno stadio di proprietà).
Mettersi al confronto col business plan bianconero, soprattutto noi da Napoli e del Napoli, è quantomeno irriverente. Imitarli sarebbe possibile, ma solo attraverso una ricapitalizzazione da oltre 120 milioni di euro: un passaggio possibile accettando un ridimensionamento degli obiettivi sportivi. C’è da scegliere, quindi. La Juventus l’ha fatto, ma è sempre la Juventus. Poi c’è il Napoli, e ancor più dietro realtà più grandi e più ricche. I numeri difficilmente mentono.