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Il fratello di Higuain, il Napoli e il record italiano di Galvan

Il fratello di Higuain, il Napoli e il record italiano di Galvan
Aurelio De Laurentiis (Ciambelli)

“El funcionamiento del Napoli está cerca de la perfección. Felicitaciones. Il Napoli Sta vicino a la perfezzione del calcio. Complimenti”. Firmato Nicola Higuain sul suo account Twitter. Scritto il 31 gennaio scorso, il giorno di Napoli-Empoli 5-1 e praticamente alla fine della sessione invernale di calciomercato. Il Napoli era primo in classifica. Terminerà il campionato al secondo posto, con 82 punti, record assoluto della storia del Napoli: 41 punti nel girone d’andata e 41 in quello del ritorno.

Cinque mesi dopo, Nicola Higuain, fratello di Gonzalo, è tornato a parlare. A un’emittente argentina e, per una scarsa fiducia nella globalizzazione dei mass-media, a Radio Crc. Dove ha srotolato un manifesto che sembrava dettato dagli stessi che le estati precedenti hanno tappezzato Napoli di manifesti contro Aurelio De Laurentiis. Il fratello-agente di Higuain ha espresso un parere legittimo: «Non vogliamo rinnovare il contratto col Napoli, rispetteremo quello che scadrà tra due anni». Lo ha espresso legandolo a una posizione della società: «Visto che il Napoli non vuole eliminare la clausola, noi non vogliamo rinnovare il contratto». Non c’è bisogno della traduzione. Legittimamente, Higuain desidera andare giocare altrove. E qui viene la seconda parte. In una squadra competitiva. Ma che non vuol però sborsare 94 milioni per Higuain.

E allora il fratello pronuncia una serie di frasi che mandano in sollucchero i tifosi che non simpatizzano per Aurelio De Laurentiis. Una sorto di coro “devi vincere” articolato lungo vari punti: mancanza di strutture, di beniteziana memoria; calciomercato deludente; volontà della società di puntare sui giovani e non sui fuoriclasse; incapacità di concludere una trattativa; e soprattutto nessuna volontà di colmare il divario con la Juventus, di allestire una squadra competitiva e quindi di vincere. Perché Higuain, Gonzalo, vuole vincere. Un passaggio-chiave è senza dubbio quello relativo al “tradimento ideologico” di De Laurentiis che aveva promesso un progetto ambizioso. C’è anche un passaggio particolarmente interessante su Callejon, Gonzalo e Albiol: “sono gli unici tre pazzi che hanno lasciato il Real per Napoli?». Ebbene sì, caro Nicola, e chissà come mai. E chissà come mai quando qualcuno condusse una battaglia per una crescita strutturale del Napoli, la voce dell’entourage Higuain non si levò.

Business is business. Ed è giusto così. È comprensibile che Higuain scalci in una condizione in cui non sta bene: è legato da una clausola – che lui ha firmato – e ora si sente prigioniero. È meno comprensibile lo sfogo sul Calcio Napoli. Che ha di fatto riaperto l’eterno, noiosissimo, dibattito tra i tifosi napoletani. Il fratello-agente di Higuain ha fatto riferimento alla Juventus. Bene, alla Juventus il suo assistito sarebbe stato multato dopo dichiarazioni del genere. Anzi, mai si sarebbe permesso di farle. Così come nessuno fiatò quando, due estati fa, si consumò uno strappo tra il club e l’allenatore Antonio Conte che accusò la società di non muoversi in maniera adeguata sul mercato. Finì che Conte andò via, la Juventus prese Allegri – tra le proteste vibranti della tifoseria – e quella squadra ha poi vinto tutti i titoli italiani tranne uno ed è arrivata anche in finale di Champions. 

Ma la Juventus non consentirebbe mai all’agente di un calciatore, fosse pure Mino Raiola, di rilasciare certe affermazioni su una società che rappresenta pur sempre la seconda squadra d’Italia e un club di seconda fascia – nel senso del sorteggio – in Champions League. Potremmo qui dilungarci sulla tifoseria o su parte di essa che adesso ha eletto Nicola Higuain a proprio idolo, facendo finta di non comprendere che la questione è – giustamente – di altra natura; o, ancora, su una tifoseria che ha l’ossessione di vincere il campionato di una nazione che calcisticamente non riconosce. Ma questa è materia per esperti di psicanalisi quali noi non siamo.

Fatta una doverosa parentesi e cioè le scuse a Bargiggia che aveva perfettamente ragione qualche mese fa (disse che Higuain non avrebbe rinnovato il contratto), qualcosa va detto sul Napoli in generale. Ogni azienda, ma anche ogni atleta, deve misurare i propri risultati in base al proprio vissuto storico. Banalmente, pochi giorni fa Mauro Galvan ha giustamente festeggiato il record italiano sui 400 metri piani di atletica leggera: 45,12″. Che non sarebbe stato record del mondo nemmeno nel 1960. Il Napoli, per essere il Napoli, vive al di sopra delle proprie possibilità, al di sopra della propria storia (fatta eccezione bla bla bla, sono passati trent’anni, facciamocene una ragione). Il Napoli sta per giocare la terza Champions in sei anni, nello stesso periodo è arrivato due volte secondo e due volte terzo. Ha probabilmente il centravanti più forte del mondo. 

Ma, e qui veniamo alle note dolenti, oltre questa dimensione non riusciamo ad andare. Abbiamo scritto più volte che il Napoli è come se fosse la migliore tra le ditte individuali. Non è una società propriamente detta. Che però, negli ultimi anni, in Italia è seconda soltanto alla Juventus. Il Napoli ha una sua dimensione, bisognerebbe prenderne atto e goderne. Difficilmente il Napoli di De Laurentiis potrà andare oltre questa posizione. Anche perché Napoli non è Madrid né Barcellona come platea per il merchandising. Nessuno gli ha concesso il terreno per costruire uno stadio. Né ha i diritti tv delle squadre inglesi. Che il Napoli non fosse andato oltre questo livello si era compreso con il tanto contestato allenatore spagnolo. Resta ancora un’osservazione. Viviamo in un’economia di mercato. Se il Napoli fosse una società così appetibile dal punto di vista economico-finanziario, ci sarebbe la fila di potenziali acquirenti pronti a svenarsi pur di accappararsi questo gioiellino imprenditoriale. Forse Napoli e i tifosi napoletani si raccontano una storia che non corrisponde alla realtà.    

Anche se, e questo lo abbiamo scritto l’altro giorno, quest’anno si fa fatica a comprendere quali siano gli obiettivi di mercato del Napoli. Nessuno parla. Il Napoli non eccelle nella comunicazione né nella gestione dei malumori interni. Il risultato è che finisce un giorno sì e l’altro pure in pasto ai media per notizie negative. Dai no, presunti o reali, dei calciatori al Napoli, alle parole del fratello di Higuain, ai silenzi di Hamsik. Una società dovrebbe prevenire certe situazioni, dovrebbe avere una filiera in grado di gestire queste situazioni e impedire che l’immagine della società venga danneggiata dal punto di vista comunicativo. Questi sono i limiti del Napoli. Limiti strutturali. Con cui sarebbe sano fare pace. Anche perché i fatti dicono che una società con risultati più continui della gestione De Laurentiis non c’è mai stata.

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