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Una provocazione di mercato: Napoli, prendi Pepito Rossi come vice-Higuain

Una provocazione di mercato: Napoli, prendi Pepito Rossi come vice-Higuain

In queste settimane piene piene di rumors di mercato, mi è capitata qualche giorno fa una notizia, tra le tante. Una di quelle su cui clicchi, che leggi e rileggi più volte perché magari non capisci quale dettaglio ti ha colpito. O magari c’è un pensiero latente che tieni dentro e sembra non riuscire a venire fuori. La notizia era questa: Giuseppe Rossi alla Lazio con Prandelli, vicina la cessione dalla Fiorentina ai biancocelesti per cinque milioni di euro.

Premetto che sono un grande estimatore di Guiseppe Rossi e che ci sono rimasto malissimo tutte le volte che si è infortunato. Sono abituato, quindi, a rimanerci male per lui. Ho sempre visto e individuato in Pepito un attaccante completo, e per questo moderno. Certo, non è un centravanti forte fisicamente su cui fare affidamento per un cross spiovente dalle fasce, questo no. Però, per una squadra che gioca palla a terra, che offre molte occasioni alle sue punte e che a queste chiede anche di saper trattare e giocare con cura il pallone, Giuseppe Rossi è perfetto.

Ecco cos’è che mi aveva colpito, allora. Giuseppe Rossi sarebbe perfetto per il Napoli. Pensateci, anzi pensiamoci insieme. Il Napoli cerca una “riserva” di Higuain (perché al momento l’ipotesi che l’argentino resti in azzurro è quella più probabile), e quindi cerca un attaccante che possa esserne l’alter ego in maniera migliore di Gabbiadini, troppo diverso tatticamente. Ma che come Manolo sappia esserne anche un’alternativa diversa, proprio e pure in senso tattico. E che magari venga a Napoli senza la pretesa di un posto da titolare fisso e dopo un’operazione non troppo costosa, alla portata delle possibilità di un club che ha altri reparti su cui è prioritario concentrare le proprie risorse di mercato.

Quale parte di questo identikit non corrisponde a Rossi? Esatto, nessuna. Perché Rossi ha le caratteristiche tecniche per sostituire Higuain, per esserne la perfetta controfigura in caso di necessità. La media gol è sempre stata alta, roba da 121 gol in 297 match giocati in carriera. Le qualità tecniche “pure”, di controllo e gestione del pallone, non si discutono, esattamente come la capacità di essere centravanti vero pur non possedendo un fisico imponente (174 cm x 73 kg). Un perfetto vice-Pipita, ma anche uno che può dare una dimensione diversa, quando necessario, all’attacco di Sarri. Perché Rossi attacca la porta e viene a giocare dietro il pallone come Higuain, ma è in grado pure di indovinare la conclusione dalla media distanza e affiancare un centravanti più classico come il Pipita. Un po’ come Gabbiadini, pure se con caratteristiche fisiche e tecniche completamente differenti. Una prima punta e mezzo, per identificare il calciatore attraverso generiche definizioni di ruolo.

Anche il resto dei parametri viene rispettato: il costo del cartellino, 5 milioni di euro, non è elevatissimo. L’ingaggio forse non è proprio vicino a quanto si aspetterebbe De Laurentiis (il contratto con la viola gli garantisce due milioni l’anno), ma la cifra potrebbe essere spalmata su più anni e annacquata con dei bonus di rendimento pure cautelativi. Perché lo sappiamo qual è il vero problema, la reticenza nei confronti di questa operazione. Una giustificata e giustissima paura per la tenuta fisica del calciatore, da sempre soggetto a gravissimi infortuni. Un richiamo veloce dal sito Transfermarkt ci dice che Pepito Rossi ha saltato 128 partite di club (più un numero indefinibile in nazionale) a causa di incidenti al ginocchio. Un calvario iniziato poco dopo il primo match con il Napoli in Champions League (autunno 2011) e che è continuato poi per altri tre stop lunghi sempre causati da problemi all’articolazione.

Un peccato, davvero. Anche perché l’incontro con la Fiorentina, stagione 2013/2014, lasciava presagire e prevedere una bellissima avventura. Anche quella, però, si è inceppata prima su un duplice infortunio al ginocchio e poi sulla reticenza di Paulo Sousa. Che a Rossi, nella scorsa stagione, preferiva sistematicamente Kalinic e Babacar. Tanto da costringerlo, in gennaio, ad accettare un prestito dal sapore romantico in Spagna, al Levante. Proprio e anche da questo parte la provocazione di mercato: nel suo semestre spagnolo, Rossi ha giocato 17 partite e ha segnato 6 gol. L’ultimo è stato decisivo per togliere lo scudetto all’Atletico Madrid, ma non è questa la vera vittoria. Perchè gli zero minuti saltati per infortunio valgono di più se ti chiami Giuseppe Rossi e hai visto la tua carriera cancellarsi piano piano a causa della sfortuna. 

Valgono di più se il tuo soprannome è Pepito, e per un po’ hai fatto credere agli italiani di poter essere l’erede, pure nel cognome e nel soprannome rievocativo, di un Pablito Rossi d’antan. Che poi Rossi è ancora in tempo. Pure il predecessore Paolo ebbe una storia calcistica tormentata dagli infortuni, e pure Paolo seppe reagire a quella e a molte altre avversità (si pensi al coinvolgimento nel Calcioscommesse) quasi fuori tempo massimo. Magari in un Mondiale da vincere come protagonista assoluto.

Che ci pensi, il Napoli. Potrebbe essere l’occasione per rilanciare un calciatore dotato, pure su palcoscenici importanti e comunque abbondantemente frequentati nella sua sfortunata carriera (50 presenze nelle coppe europee, più 30 in nazionale maggiore). E poi, vuoi mettere la suggestione di una sostituzione così: esce il Pipita, entra Pepito. Chissà, probabilmente era questo il motivo per cui sono rimasto così colpito dalla notizia: immaginarmi questo cambio dalla bellissima assonanza ispanofona. Tutto il resto è venuto di conseguenza, forse. Ma il punto di partenza è affascinante. Dovete riconoscermelo.

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