Rafa è morto, evviva Rafa.
A me questa polemica non interessa, non mi esalta, la trovo infantile e stupida al punto che si arriva a bollare come incompetenti gli estimatori di Benitez. Ovviamente gli amanti di Sarri sono agli antipodi. Poiché però Sarri dice pubblicamente cose che sono state ripetute allo sfinimento in tanti post su questo argomento da chi sosteneva certe posizioni su don Rafé, ma vuoi vedere che sotto sotto un poco di malafede ci stava?
Felici per l’esonero o meno, che vi piaccia oppure no, Rafa è stato l’unico tecnico approdato all’ombra del Vesuvio che ha difeso a spada tratta Napoli e la sua cultura, lontano dalla trita iconografia di mandolini e affini. Un uomo di cultura che ha fornito spunti interessanti e favorendo calcisticamente l’avvento di giocatori di livello mondiale. Tra i pochi (forse insieme a Zeman) a urlare contro il “calcio italiano di merda”, che salva il Parma con i soldi del fondo multe Figc (che dovrebbero essere stati utilizzati per altri è più nobili scopi), che consente continuamente i tristemente noti cori razzisti contro i napoletani (anche quando il Napoli non è in campo) e che annulla una squalifica comminata alla Juve per il lancio di una bomba carta nel settore dei tifosi del Toro solo per consentirle di festeggiare lo scudetto. È stato uno dei pochi a dire pubblicamente che certe porcate in Italia capitano in campo – guarda caso – contro le solite note.
E allora si sfiora il ridicolo quando si sovverte la realtà e il grido “calcio italiano di merda” viene trasformato ad arte dai detrattori da protesta a pretesto per una prestazione opaca. Se quello che si vede contro gli strisciati monocromatici (sotto gli occhi di tutti) denunciato a telecamere accese, viene interpretato come lagna. Se il nostro centravanti si trasforma alla velocità della luce da “scarto del Real” a campione (e ritorno) svariate volte nel corso di una stagione.
Però niente, non ce la facciamo a remare tutti nella stessa direzione: lo “spalla a spalla” proprio non ci piace, anche se fosse l’unica via, l’unica soluzione.
Non si possono negare alcuni errori, e forse la sua “exit strategy” non è stata delle migliori, tuttavia le critiche più feroci sono state mosse da chi difficilmente ha dovuto (nella sua vita professionale) dare conto a un ambiente che aveva reso l’aria marcia e irrespirabile ormai da tempo.
Ho letto cose aberranti in questi giorni: pur di offendere Benitez (o malitez, il gordo) e i suoi estimatori (i rafalliti) qualcuno ha addirittura tessuto le lodi di Massimo Mauro e della sua diatriba con Rafa. Sì, Massimo Mauro: quello che detiene quote di proprietà di un golf club con gli Agnelli. Quelli strisciati. Quelli monocromatici. Già. Quelli lì: meglio Mauro, gli juventini e gli Agnelli che Rafa. Distruggiamo tutto: che ce ne fotte!
I risultati sono stati sì altalenanti (va riconosciuto), in particolar modo nel secondo anno, ma la situazione andrebbe analizzata a 360º, senza focalizzare l’attenzione sul singolo episodio.
Poteva essere una svolta, non lo è stata completamente anche per responsabilità che esulano dalla sua persona. Ci ha regalato due coppe, molte belle partite, qualcuna un po’ meno, ma sempre il mio Napoli.
Non quello di Rafa, non quello di Sarri, ma il mio Napoli.
¡Suerte, Rafa y adelante, Napoli!
Sin prisa, pero sin pausa…
#HalaRafa #ForzaNapoliSempre