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La scuola calcio di Secondigliano che vara il cartellino blu: se non vai bene a scuola, non puoi essere convocato

La scuola calcio di Secondigliano che vara il cartellino blu: se non vai bene a scuola, non puoi essere convocato

“Se non vai bene a scuola, non fai i compiti e non ti comporti come si deve, non ti faccio andare al calcetto!”. Alzi la mano la mamma che non ha pronunciato almeno una volta nella vita questa minaccia, in direzione dei propri figli iscritti alla scuola calcio. Ebbene, oggi, in aiuto delle mamme e dei papà dei piccoli campioni un po’ discoli e poco volenterosi interviene proprio una squadra di calcio, capeggiata da un allenatore giovanissimo, Marco Topo, che, appena ventiquattrenne, ha deciso di impartire ai suoi allievi un insegnamento di vita: la scuola deve essere al primo posto, o, almeno, sullo stesso piano del pallone. Per questo motivo il mister si è inventato il “cartellino blu”: chi non va bene a scuola, marina le lezioni o assume un atteggiamento sbagliato in aula, si becca un’ammonizione sanzionata da un simbolico cartellino blu e non viene convocato alla partita della domenica. «I ragazzi continuano a venire agli allenamenti, ma sono esclusi dalla convocazione settimanale – spiega Marco – E per loro è una privazione importante, perché è il momento che aspettano di più tutta la settimana. Non vengono esclusi o emarginati, anzi, vengono comunque con noi in panchina, ma guardano soltanto, non possono giocare».

Marco Topo è allenatore di calcio da quando aveva 18 anni: ha insegnato al Corso Secondigliano, alla scuola “Nereo Rocco”, poi, due mesi fa, ha deciso di creare una scuola calcio tutta sua, “La Cantera”. Poco più di 50 gli iscritti, fino ad ora, tutti tra i 4 e i 14 anni. Si allenano due volte a settimana sui campi di Andrea Capasso, in via Limitone d’Arzano, al quadrivio di Secondigliano: «Il nostro mood è stare bene insieme, badiamo poco ai risultati, se vengono ci fa piacere, ma soprattutto puntiamo a divertirci in squadra. Il cartellino blu è un modo per seguire i ragazzi oltre le ore che stanno con noi, nella loro vita quotidiana, compresa la scuola».

All’atto dell’iscrizione, ai genitori viene chiesto di firmare una liberatoria che consente al personale della “Cantera” di andare ai colloqui con i professori e di instaurare con i docenti un rapporto quasi quotidiano: «I genitori sono contenti, e pure gli insegnanti. A volte le maestre si disperano perché non riescono a gestire i singoli ragazzi, ma una cosa è insegnare le materie scolastiche, e un’altra cosa è insegnare loro a giocare a pallone. Il rapporto che si instaura con noi è diverso: a volte riusciamo ad arrivare dove loro non riescono e ci vedono quasi come un’ancora di salvezza». E così, attraverso i colloqui con gli insegnanti, Marco e il suo staff riescono a tenere sotto controllo il profitto e il comportamento dei ragazzi: appena uno di loro commette un passo falso, becca l’ammonizione blu.

E i ragazzi? Come l’hanno presa? «Bene – spiega Marco – Finora ne abbiamo assegnati un paio ed ha funzionato. Chi lo ha ricevuto ha iniziato ad impegnarsi di più. Speriamo vada bene, vediamo! Io sono giovane, con loro ho un rapporto particolare, quasi fraterno. È bastato spiegargli le motivazioni. Non tutti hanno la maturità di capire che la scuola è importante, pure io alla loro età ero così. Ma sono ragazzi che quando ci parli ti capiscono, apprezzano lo sforzo che fai per guidarli».

Una scuola calcio che punta tutto sui principi sani, sull’educazione e sull’importanza del lavoro di squadra: «Il nostro regolamento prevede il rispetto dell’allenatore, dei compagni, degli avversari, come tutte le altre, e anche andare bene a scuola. Il profitto e il comportamento corretto in aula devono venire prima del buon gioco a calcio, o almeno le due cose devono stare sullo stesso livello».

Il “cartellino blu” acquista una valenza ancora più importante dal punto di vista etico perché nasce a Secondigliano, un quartiere notoriamente problematico, dove spesso i ragazzini sono abbandonati a se stessi e dove non sempre esistono strutture e occasioni aggregative che riescano a tirarli via dalla strada. Oggi, anche grazie alla “Cantera”, i piccoli aspiranti calciatori hanno l’opportunità di imparare a giocare a pallone, sì, ma anche di gettare le basi per il proprio futuro. Soprattutto, al loro fianco hanno un mister che ha scelto di accompagnarli lungo la strada come un fratello maggiore. Un compagno di vita.
Ilaria Puglia

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