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L’idea di Napoli e dei napoletani che hanno in Rai

L’idea di Napoli e dei napoletani che hanno in Rai

Volevo usare queste poche righe per ringraziare personalmente la Rai, Radio Televisione Italiana.

Come per molti altri, vivendo da diversi anni all’estero, anche per me è molto importante non smarrire il contatto diretto con la mia città, con il suo cosiddetto tessuto sociale, per alimentare – come scrisse bene Massimiliano Gallo in uno degli articoli di apertura del Napolista – l’idea, o l’illusione, di non aver del tutto disertato. E la Rai, ieri sera, durante la diretta continentale di un incontro della coppa nazionale, ha usato alcuni minuti dell’intervallo per rinfrescarmi la memoria e assolvere al suo ruolo di servizio pubblico, proponendo un duo di comici che, per puro caso, si trovavano al San Paolo. Una Lei e un Lui rappresentanti del napoletano tipico, come ha prontamente sottolineato la voce da studio: Lei con tipici capelli rosa-viola, abbigliamento fetish sensuale aggressivo tipico della donna mediterranea, quella dai fianchi larghi che non fanno ciccia ma indicano fertilità tipica delle nostre zone; lui lampadato tipico in monclerino un po’ avvitato, anch’esso tipico. Parlate tipiche: lei smozzica un italiano stentato e, come tipicamente fanno tutti quelli del sud, millanta nobili natali del nord; lui che è più realista di lei ma tipicamente meno brillante, con il pragmatismo tipico del latin lover inebetito. Ovviamente – avevo dimenticato di precisarlo, ma ça va sans dire – tutto, tutto, ma proprio tutto estremamente comico. E tipico. Tipico l’ho già scritto, mi scuserete, ma è importante qui ribadire la carta vincente della tipicità.

Volevo dunque rivolgere un sincero ringraziamento, che sento dovuto, alla Rai, che ha ricordato al mondo chi sono i napoletani tipici. Ieri sera lo ha ricordato a me e a un amico, mio ospite, russo, che, seguendo con me la partita, ha avuto l’inaspettata fortuna di ammirare, nell’intervallo, questi due napoletani (comici, l’ho detto, ma va ribadito); mi ha chiesto chi fossero, con quel senso di meraviglia che noti negli occhi di chi si imbatte per la prima volta nella magia delle nostre radici, e io subito gli ho risposto che erano due tipici. E immediatamente abbiamo convenuto entrambi, io e lui, sulla tipicità. Erano due enormi tipici. E la comicità. Enorme. Perché lui, il mio amico, è di Zelenograd, va bene, ma la tipicità è la tipicità, e la comicità è la comicità, in ogni luogo. Scusate la pedanteria, ma voglio far notare che pur sottolineando la comicità solo dopo la tipicità, non voglio in nessun modo sminuire l’altissimo contenuto comico di questa manciata di minuti tipici, direi quasi deflagranti. A tal punto che, siccome in quel momento io e il fortunato amico russo stringevamo due tazze di caffè – lungo, purtroppo, e non solo, persino da me preparato con l’ausilio di una di queste macchine espresso, corruttrici di costumi, che vanno oggi di moda, ergo non solo caffè atipico ma anche tristemente eretico – dopo appena pochi secondi di tipicità della Rai abbiamo convenuto che quel liquido nero andasse versato nel gabinetto con disonore. E’ stato un momento toccante, di forte autocritica sociale. Il caffè scendeva nel gorgo del water mentre lui intonava l’inno sovietico e io recitavo i versi di Reginella.

Ah, la partita. Direi che è immediatamente passata in secondo piano. E non poteva essere altrimenti. Quando si parla di valori. Ubi major. Perché il Napoli sarà anche una società che ha appena pubblicato i bilanci, sani, e che con fatturati molto inferiori ai grandi club europei, in Europa è di casa; avrà anche sommerso in scioltezza l’avversario, per l’ennesima volta quest’anno; sarà anche secondo in classifica; ma ha la fortuna di essere di casa in un luogo che rimane uno sterminato zoo safari di esseri tipici, un Madame Tussauds di tipiche cere semoventi e parlanti, il famoso teatro a cielo aperto dove ogni cosa trasuda tipicità. E sono così felice che la televisione nazionale me lo abbia ricordato con la stessa aristocratica leggerezza con la quale si gettano le fragaglie di pollo alle bestie in gabbia.

Un tipico (e comico) saluto a tutti.
Raniero Virgilio


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