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Professione: corrispondente di guerra. La raccontano oggi a Napoli Ettore Mo, Vittorio dell’Uva e Luigi Baldelli

Professione: corrispondente di guerra. La raccontano oggi a Napoli Ettore Mo, Vittorio dell’Uva e Luigi Baldelli

Luigi Baldelli, Ettore Mo e Vittorio dell’Uva. Tre colleghi tra i più importanti e conosciuti corrispondenti di guerra del giornalismo italiano si incontreranno oggi a Napoli, ore 19, nella sede dell’Associazione KontroLab, presso la Fondazione FOQUS in via PortaCarrese a Montecalvario 69 a Napoli. Baldelli fotografo, Mo e dell’Uva corrispondenti rispettivamente per il Corriere della Sera e Il Mattino, parleranno delle loro missioni all’estero e delle loro esperienze in giro per il mondo.

Centinaia sono i paesi che i tre hanno visitato e raccontato, entrando prima di tutto nel contesto sociale di posti lontani e riportando le sensazioni, le emozioni, le paure e le speranze di popoli in guerra contro altri popoli, nelle terribili guerre civili o etniche e nelle grandi emergenze e catastrofi sanitarie o naturali.

Le esperienze di tre professionisti condivise con noi nel primo appuntamento degli incontri curati dall’Associazione per la divulgazione della fotografia KontroLab, seguiranno incontri con altri colleghi che saranno sempre presenti in due, per raccogliere anche lo spirito amicale e per sottolineare gli scambi culturali, emozionali, professionali e prima di tutto relazionali con i quali la professione fotografica si nutre e sviluppa. 

Luigi Baldelli (le sue foto corredano questa presentazione) è fotografo professionista dal 1987. Dal 1989 ha iniziato a seguire i più importanti avvenimenti internazionali: la fine dei regimi totalitari nell’Europa dell’Est, la rivoluzione in Romania, il Libano, la Guerra del Golfo, la guerra nell’ex Jugoslavia, la crisi dell’Albania, le situazioni sociali e politiche nei paesi dl Medio Oriente, le guerre e le carestie in Africa. Dal 1995 ha iniziato un rapporto di collaborazione con Ettore Mo del Corriere della Sera, realizzando fotoreportage in Afghanistan, India, Medio ed Estremo Oriente, Europa dell’Est, Africa, ex Unione Sovietica, America Latina. Suoi fotoreportage sono stati pubblicati dai maggiori quotidiani italiani e stranieri, tra cui Time, The Guardian, Newsweek, Panorama, D – la Repubblica, The Independent, Io donna, Der Spiegel. In Italia e all’estero sue fotografie sono state esposte in mostre personali sul fotogiornalismo, in libri sul fotogiornalismo e utilizzate per illustrare bestseller. Nel 2006 35 fotografie dell’Afghanistan hanno illustrato l’edizione speciale illustrata del best seller Il cacciatore d’aquiloni in Italia, U.S.A., Brasile, Olanda. Nel 2008, 48 fotografie dell’Afghanistan hanno illustrato l’edizione speciale illustrata del best seller Mille splendidi soli, sempre in U.S.A., Italia, Brasile, Olanda

Ha pubblicato i libri fotografici Iraq (ADV, 2002), e Afghanistan (Touring Club Italiano, 2002). Le foto dei vari reportage realizzati con Ettore Mo sono state inserite nei libri I Dimenticati (Rizzoli, 2003), Treni (Rizzoli, 2004), Fiumi (Rizzoli, 2006), Lontani da qui (Rizzoli, 2009).

Ettore Mo è tra i più famosi corrispondenti di guerra, inviato speciale del Corriere della Sera. Ha iniziato a lavorare al Corriere nel 1962, per la sede londinese del giornale; in seguito lavora presso la redazione romana e quella milanese, occupandosi di cultura e spettacolo. Nel 1979 riceve il primo incarico da inviato speciale, in Iran, dove racconta la rivoluzione khomeinista. Sempre nello stesso anno è anche in Afghanistan, paese in cui si recherà più volte nel corso degli anni, occupandosi dell’invasione russa e della resistenza dei mujaheddin. Nel 1995, durante la guerra in Bosnia, conosce il fotografo Luigi Baldelli, da allora suo compagno di viaggio e di lavoro. Da quando è in pensione continua a girare il mondo in cerca di storie da raccontare ai lettori del suo giornale. Ha vinto numerosi e importanti riconoscimenti, tra cui il Premiolino (1980), il Premio Saint-Vincent (1982 e nel 2005 alla carriera), il Premio Ilaria Alpi (1997) e il Premio Montanelli (2003). Oltre ai premi giornalistici ha vinto premi letterari, tra cui  il Premio Estense (1998) per La peste, la fame, la guerra e, nel 2004 il Premio Stresa e il Premio Estense per il libro I dimenticati. Nel 2004 ha ricevuto dall’allora Presidente Ciampi il titolo di Grande Ufficiale al Merito della Repubblica Italiana; nel 2006 ha ricevuto dal Comune di Milano il Sigillo Longobardo.

Vittorio dell’Uva: nato a Bolzano nel 1943 e formatosi professionalmente a Napoli alla scuola del Roma di Alberto Giovannini, ha ricoperto il ruolo di inviato speciale per Il Mattino dal 1982. Nel corso degli ultimi trenta anni si è occupato, in particolare, dei principali eventi politici e bellici verificatisi nell’Europa orientale, in Medio Oriente e in Africa. Dopo lunghe permanenze in Urss e nei Paesi satelliti ai tempi della perestrojka ha seguito ogni fase del conflitto nella ex Jugoslavia. Per motivi di lavoro si è recato complessivamente in oltre ottanta Paesi con missioni mirate negli Stati Uniti in occasione di più elezioni presidenziali. Da corrispondente di guerra ha lavorato in Albania, Kosovo, Ruanda, Somalia, Afghanistan, Iraq, Kuwait, Pakistan e Iran. Frequenti i suoi viaggi nei Territori Occupati e in Israele fin dal 1982 anno dell’invasione del Libano. In occasione della prima guerra del Golfo è stato di base in Arabia Saudita prima di raggiungere il Kuwait liberato. Nel 2003, durante l’offensiva anglo-americana in Iraq, è stato arrestato a Bassora assieme ad altri 6 colleghi italiani con cui stava seguendo, sul terreno. l’andamento del conflitto. Più recentemente la Primavera araba lo ha portato in Tunisia, Egitto e Libia per la realizzazione di reportages sui profondi mutamenti in atto.

Per la sua attività professionale, che lo ha visto tra l’altro tra i collaboratori di Radio Montecarlo e del settimanale spagnolo Tiempo, ha ricevuto il premio Max David riservato agli inviati speciali, il Saint Vincent, il Premio Cutuli, il Premio Guglia e il Lamberti Sorrentino, cronisti di guerra. Nel 2004, in un libro intervista a cura del giornalista Francesco de Core (Stanza 1304, la finestra sulla guerra) ha raccontato alcune delle sue vicende professionali collocandole nel contesto geopolitico mediorientale e iracheno.

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