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La strana storia di Dybala (e perché il Napoli non ha speranze)

La strana storia di Dybala (e perché il Napoli non ha speranze)

(Riportiamo un interessante articolo pubblicato da passioneinter.com)

Partiamo con una domanda secca e chiara: l’Inter può inserirsi nell’asta per Paulo Dybala, il gioiello del Palermo che è stato messo oggi sul mercato da Zamparini attraverso un duro sfogo?

Per dare una risposta convincente e realistica, dobbiamo prima raccontare una storia: una storia di trame di calciomercato che esulano dal semplice “botto” sportivo che fa sognare i tifosi e sconfinano in torbidi stagni di malaffare che, in un sottobosco intricato e spietato, fanno arricchire soprattutto personaggi che non hanno nulla a che fare con il calcio giocato.

Una storia che parla prevalentemente di soldi, tanti soldi. E che comincia in Argentina nel Gennaio 2012.

DYBALA ALL’INTER, ANZI NO – A Cordoba c’è un potenziale fenomeno, all’inizio del 2012: si chiama Paulo Dybala, ha solo 18 anni e sta portando l’Instituto, squadra locale, in testa alla seconda divisione argentina a suon di gol. Chi lo nota, a partire dalla stampa locale, giura che il ragazzo ha un futuro radioso nel dorato calcio europeo e che è solo una questione di giorni prima che dal vecchio continente giungano emissari pronti a fare la propria offerta per assicurarsi il prossimo craque del calcio argentino.

Gli emissari in realtà ci sono già e da un pezzo: soprattutto gli emissari dell’Inter, che in quel periodo storico pescano a piene mani in quella parte di mondo alla ricerca di prospetti da acquistare a prezzi contenuti nella speranza di poterli poi rivendere a cifre ben più alte, come nel caso di Ricky Alvarez acquistato solo qualche mese prima e già inserito in prima squadra.

La delegazione nerazzurra si muove con straordinario tempismo e già in poche settimane strappa il sì del giocatore e del club in cui milita.

Il matrimonio tra Dybala e l’Inter é sostanzialmente già organizzato nei dettagli e non resta che celebrarlo, questo a grandi linee il pensiero comune della stampa specializzata che svela i dettagli dell’accordo con l’Instituto, sulla base di 3 milioni di Euro e con il trasferimento già previsto per giugno 2012. Restano solo da limare quelle che sono presentate come mere formalità con gli agenti del giocatore, una dinamica di mercato abbastanza comune che in rarissimi casi spariglia le carte di un affare già concluso.

Da questo momento in poi Dybala scompare dai radar: nessuno ne parla più, le formalità di cui si parlava rimangono in sospeso e l’Inter non chiude un discorso che doveva essere già abbondantemente formalizzato. Si parla di difficoltà impreviste per il ragazzo nel prendere la cittadinanza italiana ma sembra una motivazione piuttosto fragile e, considerando che è un argomento in quel momento di secondo piano per un Inter che sta avvicendando il terzo allenatore in una stagione, l’argomento esce dai pensieri di molti tifosi in tutt’altre faccende affaccendati.  Fino alla fine di Aprile quando, come un fulmine a ciel sereno, il Palermo annuncia di aver acquistato Dybala per 12 milioni di euro, cioè quattro volte la cifra per cui l’Inter si era accordata con l’Instituto non più di tre mesi prima.

Il conto non torna, finché non diventa chiaro a tutti che dietro all’affare c’è un personaggio che da anni porta con sé un’aura da eminenza grigia: si chiama Gustavo Mascardi.

MASCARDI, THE WOLF OF BUENOS AIRES –  Gustavo Mascardi è in buona sostanza un agente di borsa argentino che a cavallo tra gli anni ’80 e ’90 si accorge che la globalizzazione del calcio,  quindi dei calciatori, può trasformarsi in breve in una gallina dalle uova d’oro a produzione infinita. Sono gli anni in cui legge Bosman, aumento del numero di extracomunitari e grossi contratti portati dalle prime pay tv portano nel calcio un’ingente quantità di denaro marcandone un’impronta votata allo show-business, dove i giocatori diventano star che assumono manager per curare i propri interessi, soprattutto economici, sdoganando su vastissima scala la oggi comunissima figura del procuratore. Mascardi è uno dei primi ad intuire i margini potenzialmente illimitati di un business così variegato ed inizia a formare la sua scuderia di giocatori.

I primi contatti con la Serie A Mascardi li ha con il Parma di Callisto Tanzi a cui nel 1992 porta il colombiano Faustino Asprilla per la cifra record di 7 milioni di dollari e con cui vara la fortunata formula del 2×1, ovvero l’acquisto di un altro assistito come condizione per chiudere l’affare che riguarda il giocatore a cui l’acquirente è interessato: nella città ducale Mascardi porta infatti nello stesso anno anche Sergio Berti, che in gialloblu farà 4 apparizioni prima di essere rispedito in patria senza lasciare traccia di sé. L’asse con il Parma continua anche negli anni successivi,  in cui l’agente porterà tra gli altri Crespo(di cui acquisisce i pieni diritti di sfruttamento dal River Plate come credito di un precedente prestito al club) e Veron oltre ad un’infinita schiera di carneadi di cui nemmeno gli archivi si ricordano: come ad esempio un certo Garcia, colombiano del Deportivo Cali, il cui nome emergerà anni dopo in un filone d’inchiesta sul crac Parmalat in cui Mascardi risulta iscritto nel registro degli indagati. Garcia a Parma forse non mette nemmeno piede, ma i ducali lo acquistano per 8 milioni di dollari e lo rivendono subito per 2, con la differenza che salterà fuori sui conti svizzeri dello stesso Mascardi insieme ai lauti premi che Tanzi gli passa nel corso degli anni rubandoli dalla cassa del club e per cui finirà invischiato nell’inchiesta per bancarotta fraudolenta di cui sopra.

Mascardi vende e intasca per anni fino ai tempi più recenti, in cui nel frattempo ha aperto un’agenzia di intermediazione di nome Pencil Hill Limited,  un’agenzia di procura calciatori chiamata ProSoccer24, attraverso cui oltre a svariate transazioni in tono minore intrattenute sopratutto con Juventus e Roma riuscirà anche a piazzare Laxalt all’Inter e si compra perfino un club di terza divisione spagnola, l’Alcobendas, per scopi non ancora precisati ma facilmente intuibili.

Nonostante la gestione sia ufficiosamente dell’agente Pierpaolo Triulzi, é sua anche la firma sui trasferimenti in Serie A di Iturbe, di cui aveva acquisito a inizio carriera una parte dello sfruttamento dei diritti economici: lo piazza dapprima al Verona, dove la lotteria del 2×1 porta in dote anche Cirigliano che si congederà dalla Serie A dopo una stagione e 677 minuti totali, incassa la commissione sul riscatto dal Porto e poco dopo anche quella (tuttora imprecisata) sul trasferimento alla Roma a cui nel frattempo dirotta l’impalpabile Paredes e, sempre nell’ottica dell’inseparabile 2×1, rifila anche l’argentino Ponce nel mercato invernale.

Le reali dinamiche di questo affare resteranno sepolte sotto il muro dell’ottenebrazione procurata dall’indiscusso valore tecnico di Iturbe con poche voci fuori dal coro, come quelle di Pippo Russo e di Nicolò Schira (che ne parlò in ottica Juventus), a fare da inascoltato contraltare.

E’ nelle mani di questo personaggio che nel 2012 finisce Paulo Dybala, il cui trasferimento al Palermo è solo il principio di una querelle ancora in corso.

VELENI, TRIBUNALI E RICICLAGGI – Zamparini annuncia Dybala come un acquisto dal valore di 12 milioni di Euro, come detto, ma a bilancio 2011/12 l’argentino è iscritto a una cifra molto più bassa, per l’esattezza 5.140.000 €. Che fine hanno fatto gli altri 7 milioni? A molti palermitani viene il dubbio che la vicenda possa assomigliare in modo inquietante a quella che circondò la cessione di Pastore al PSG: iscritta contabilmente a 39,5 milioni di Euro, si scoprì poi attraverso una sentenza che una buona parte erano dovuti all’agente Simonian, che infatti ebbe diritto a ben 15,5 milioni di Euro di quella cifra, con il Palermo ad incassarne circa 22,5 ed il restante importo finito in casse tuttora ignote, almeno pubblicamente.

Il presagio si avvera puntualmente nel 2014, quando al termine di una causa concettualmente identica a quella descritta sopra, Gustavo Mascardi si vede riconoscere un risarcimento di 8 milioni di Euro dal Palermo attraverso una sentenza del Tas di Ginevra.

Le casse siciliane, che già navigavano a vista in acque inquiete, subiscono un contraccolpo di 6,72 milioni di Euro pari all’aumento di valore dello stesso Dybala che la controversia non risolverà a favore del Palermo.

Se ne evince che Mascardi, sostanzialmente, è stato pagato più di quanto sia stato pagato l’Instituto de Cordoba per la vendita di Dybala e quindi che lo scaltro mediatore argentino ne detenga più della metà dei diritti di sfruttamento economico.

Si aprono così scenari ben diversi da quelli di una normale compravendita quando ci sarà da cedere Dybala, con il Palermo che sarà costretto a gonfiare non poco la valutazione per non finire addirittura a perdere una cifra consistente sul giocatore che più sarebbe a rigor di logica in odore di plusvalenza dorata tra quelli attualmente in rosa, in un caso di mercato che ricorderebbe tremendamente quello che la scorsa estate ha portato l’argentino Rojo dallo Sporting Lisbona al Manchester United, con il fondo Doyen regista occulto dell’operazione. Ma non finisce qui.

Un’inchiesta del giornalista argentino di opposizione Jorge Lanata aveva scoperchiato infatti nel 2013 un vaso di Pandora stracolmo di elementi pesantissimi a carico di Gustavo Mascardi, ponendo il trasferimento Dybala al centro di una frode che coinvolgeva il vertice del governo. Mascardi era stato presumibilmente coinvolto con l’ex presidente argentino Nestor Kirchner, acquistando con denaro riciclato i giocatori e piazzandoli poi a Buenos Aires, nel Racing Club.

Il figlio di Kirchner è stato implicato, come Mascardi e il suo socio, e il presunto uomo di paglia, Lazaro Baez.

La denuncia sosteneva che la società Mascardi Pencihill Ltd ha utilizzato denaro riciclato per comprare i diritti di Dybala, ripulito poi attraverso la vendita del giocatore in Europa e appunto al Palermo.

Zamparini, a margine dell’intera vicenda che porterà Dybala lontano dal Barbera e dalla disponibilità del club rosanero, ha dichiarato proprio oggi a Tuttosport: “Ce l’ho con Mascardi.  Con i suoi fondi in Sud America, in cui c’è di tutto come soci. Con quelli compra, muove i giocatori, mantiene delle percentuali o vende tutto il cartellino. Lo porterò in Tribunale, una bella causa civile. E altri sono in corso. Vogliono che io tiri fuori altri soldi oltre a quei 12 milioni. Fino a 15. Col cavolo! Anzi, lo denuncio io, Mascardi e i suoi sodali. Avevamo un accordo per l’acquisto a 9 milioni, poi il giorno dopo hanno cambiato le carte in tavola, mi hanno detto che Dybala non firmava più, improvvisamente sono saliti a 12.”

Qui si chiude la storia, o almeno la parte saliente di essa, legata a Paulo Dybala e nelle pieghe del nostro racconto abbiamo delineato quanto possa essere pericoloso intrattenere rapporti affaristici con determinati soggetti, abituati a muoversi borderline nell’intricato universo della finanza calcistica.

Dando una risposta convincente alla domanda che ci siamo posti all’inizio,  soprattutto per il fatto che dal quadro emerso appare chiaro come il Palermo non abbia alcun potere decisionale sulla prossima destinazione di Dybala, essendo stato preso letteralmente per il collo dal lupo di Buenos Aires, che presumibilmente deciderà dove e a quanto sistemare il suo assistito.

Il DS Perinetti ha oggi dichiarato che vedrebbe di buon occhio un trasferimento di Dybala alla Roma, proprio il club con cui Mascardi ha imbastito gli ultimi fruttuosissimi movimenti di mercato mentre altre piste portano al Manchester United, club che sta iniziando a familiarizzare con le TPO, le terze parti come Mascardi, dopo il già citato acquisto di Rojo e quelli di Falcao e Di Maria a cura di Jorge Mendes e della sua Gestifute.

Siamo sicuri che per l’Inter il gioco valga veramente la candela?

Questo matrimonio non s’ha da fare o, forse più profondamente non sa d’affare.
Fulvio Santucci

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