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Il (non) fuorigioco di Tevez è un pretesto, la battaglia Sky-Mediaset è un’altra

Il (non) fuorigioco di Tevez è un pretesto, la battaglia Sky-Mediaset è un’altra

Una bufera si è abbattuta sul calcio italiano: riprese tv, regia, fuorigioco, tweet, geometria e chi più ne ha, più ne metta. Sgombriamo subito il campo dalle incertezze, il gol di Tevez è regolare. La sua posizione di partenza è in linea con l’ultimo difensore del Milan. Di conseguenza tutto quel che è derivato dalla mancata messa in onda del replay della sua posizione (mostrato poi nell’intervallo del match sia da Sky che da Mediaset) non ha nulla a che vedere né con la partita né col fuorigioco.

Il Milan ha accusato la Juve di aver mostrato solo le immagini che voleva, in quanto la Juventus produce da sola le immagini delle sue partite casalinghe: è un’accusa fondata? Vediamo.

La legge Melandri affida ai singoli club la facoltà di produrre le immagini tv dei match, questo vuol dire che i club, se vogliono, possono provvedere da soli alle telecamere, ai cameraman, ai tecnici, e poi rivendere il cosiddetto “segnale” a Infront che lo smista a tutte le tv che ne hanno diritto. Sostenere queste spese di produzione non è uno scherzo e infatti 17 club su 20 in Serie A hanno firmato accordi con la stessa Infront che gestisce direttamente la produzione delle loro partite casalinghe. Solo tre squadre hanno deciso di fare da sole, sostenendo i relativi costi di produzione e si tratta di Juventus, Napoli e Inter, è giusto sottolineare che si tratta di assumere un rischio economico perché non è garantito di rientrare della spesa e infatti la maggioranza dei club preferisce non occuparsene. Questi tre club invece hanno contratti con un “service” di loro fiducia che materialmente installa telecamere, cablaggi, bus regia, etc. Tutti questi aspetti sono rigidamente definiti dal Regolamento Produzioni Audiovisive della Lega Serie A, che stabilisce il numero di telecamere, le posizioni, il protocollo per ogni partita a seconda della sua importanza (da un minimo di 10 a un massimo di 14 telecamere).

Fin qui dunque la Juventus (come il Napoli e l’Inter) provvede da sola, vendendo di fatto le riprese delle telecamere dello stadio. A questo punto subentrano un regista e un produttore (designati dalla Lega) sotto il controllo di un delegato della Lega Serie A. Queste tre figure guidano la ripresa della partita e i replay, queste immagini vengono veicolate poi a tutte le tv che ne hanno diritto (Sky, Premium, Rai, BeinSport, Canal+, BT e via dicendo). Le immagini sono però “nude”, ovvero tutto quel che riguarda le grafiche video (i replay con linee del fuorigioco, le statistiche, etc) è di competenza delle singole televisioni che aggiungono tutto quel che desiderano o ritengono importante. Capita anche che le tv utilizzino un secondo regista per integrare le riprese di telecamere personalizzate (ad esempio Sky utilizza una telecamera Super “SlowMo” che garantisce replay molto più dettagliati).

È dunque chiaro che a decidere cosa va in onda è la Lega Serie A con il produttore e il regista designato (i registi utilizzati ogni settimana sono 10 in totale: 6 di Sky, 3 di Mediaset, 1 della Lega) e non ci può essere ingerenza dei club in quest’aspetto, poiché essendoci la possibilità di usare le riprese anche nei casi di “prova tv” deve esserci uniformità tra le riprese delle diverse partite. Difficile intravedere in questo schema di controllo le manipolazioni evocate da Galliani.

Tra le altre cose forse non tutti sanno che Galliani è nel mondo della tv da oltre 40 anni, essendo stato proprio lui con la sua azienda Elettronica Industriale a fornire le torri di trasmissione che irradiavano il segnale di TeleMilano58 (poi meglio nota come Canale 5) a fine anni ’70. Sembra quindi francamente un po’ surreale che proprio Galliani non sappia come funziona il processo di ripresa e produzione di un match, lui che è imprenditore televisivo e dirigente sportivo da diversi decenni.

Le risposte piccate prima della Juventus e ieri a mezzo di tv di Sky fanno però supporre che potrebbe esserci dell’altro sul tavolo, oltre alla mera questione di un replay non mandato in onda. Juventus e Milan sono in Lega su fronti contrapposti, i bianconeri per un rinnovamento verso modelli di lavoro più moderni (sull’esempio delle leghe maggiori: la Premier e quelle americane), i rossoneri invece spingono per il mantenimento dello status quo, una Lega ingessata e guidata da un Presidente part-time (Beretta di mestiere fa il manager di banca, guardate un po’ se il Chief Executive della Premier o il Commissioner dell’NBA lavorano part-time nelle rispettive leghe).

Non è da escludere che la stoccata possa essere anche considerata un attacco indiretto a Sky, e la risposta di quest’ultima mandata in onda sui propri canali ieri e oggi ne è forse parziale conferma. L’asta per i Diritti Tv della Serie A 2015/18 ha lasciato più di uno strascico, la Lega Serie A ha costretto la multinazionale europea a scendere a patti con Mediaset nonostante le offerte presentate fossero migliori per i singoli pacchetti. Certo Sky avrà tutto il campionato e Mediaset solo 8 squadre, ma tra le 12 squadre in esclusiva Sky avrebbe dovuto esserci almeno una big (Roma o Napoli) e così invece non sarà. Viceversa Mediaset ha acquistato i diritti per la Champions (a Sky l’Europa League) sempre per il prossimo triennio e vorrebbe tenerla in esclusiva, pur non avendo né abbastanza canali per trasmettere tutti i match in diretta né un’adeguata disponibilità di canali in HD. Una sfida tra televisioni che certamente fa felici i club perché incasseranno di più dalla prossima stagione, ma i cui scenari sono ancora lontani dall’essere definitivi.

Chiarito dunque che il fuorigioco non c’è, appurato che la Juventus (come il Napoli e l’Inter), non può influire su cosa viene mandato in onda e cosa no, resta una domanda per tutti: possibile che al Milan nessuno abbia mai sentito parlare di “prospettiva” e che ci si sia voluti esporre ad una figuraccia globale così?

Andrea Iovene

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