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Nel declino del calcio italiano, il Napoli è il 16esimo club più ricco d’Europa. La Deloitte: «Ma senza stadi di proprietà, non sarete competitivi»

Nel declino del calcio italiano, il Napoli è il 16esimo club più ricco d’Europa. La Deloitte: «Ma senza stadi di proprietà, non sarete competitivi»

In testa alla Deloitte Football League, da dieci anni, c’è sempre il Real, capace di fatturare in un anno più di mezzo miliardo di euro. Dietro, a seguire, i soliti noti: Manchester United, Bayern Monaco, Barcellona, Paris Saint Germain e via dicendo.

Ma nell’esclusivo club delle squadre più ricche d’Europa quest’anno c’è posto anche per il Napoli, la migliore delle new entry. Grazie ai ricavi della stagione 2013/14, gli azzurri tornano nella top 20, dopo un anno di assenza, piazzandosi al 16esimo posto. A pochissima distanza dall’Atletico Madrid finalista di Champions (15esimo con 165,9 milioni) e terza delle quattro italiane classificate. La Juventus è decima con 279.4 milioni, il Milan 12esimo, con 249,7, è l’Inter 17esimo, con 164 milioni di euro.

Merito della Champions

Poche cifre bastano a spiegare il risultato degli azzurri in quella che è ritenuta “la più aggiornata e affidabile analisi della performance finanziaria dei club”.

Nella passata stagione il club di De Laurentis ha generato ricavi per 164,8 milioni di euro, contro i 116,4 dell’anno precedente (+41 per cento). Il grosso degli introiti arriva dai diritti televisivi (107,1 milioni di euro, pari al 64 per cento del totale), che superano con largo margine i ricavi “ commerciali” (36,8 milioni, 22 per cento) e gli incassi del botteghino (“solo” 20,9 milioni, 13 per cento).

Come scrivono quelli della Deloitte, gran parte del merito va alla partecipazione alla fase a gironi di Champions, e alla successiva Europa League, che “hanno generato 40,2 milioni di euro di distribuzioni UEFA e portato al significativo incremento (39,7 milioni di euro, +59 per cento) dei ricavi televisivi”.

Con la partecipazione alla Champions si spiega anche l’incremento degli incassi al botteghino (5,8 milioni, +38 per cento) rispetto alla stagione precedente, mentre gli incassi della Coppa Italia vinta contro la Fiorentina hanno portato nelle casse del Napoli 2,1 milioni di euro.

Il dato negativo, in prospettiva, è rappresentato dall’eliminazione di quest’anno ai preliminari di Champions. Come fa notare Deloitte, nonostante il cammino ben avviato in Europa League, in assenza dei ricavi della ex Coppa dei Campioni il Napoli avrà difficoltà a confermarsi nella top 20.

Il declino inarrestabile delle italiane

Nonostante la buona affermazione del Napoli, per l’Italia nel complesso il quadro resta critico. “Pur avendo nuovamente quattro rappresentanti nella Money League Top 20 – si legge nel report – i club italiani continuano a essere incapaci di competere con la crescita di molti dei loro rivali”.

Nell’edizione del 2001 della Money League i club italiani nella top 20 erano ben sette, di cui cinque figuravano nella top 10. Oggi tra i primi dieci più ricchi c’è solo la Juve, che (caso unico in Italia) può contare su uno stadio di proprietà, mentre il Milan ne è fuori per la prima volta.

L’assenza di adeguati incassi al botteghino contribuisce sensibilmente a fare la differenza tra le italiane e i top club europei.

A tal proposito c’è un passaggio del report Deloitte che suona come un monito per il futuro del calcio italiano: “A meno che non vi sia un immediato e significativo investimento negli stadi, è improbabile che questo modello di declino, rispetto ai competitor europei, si fermi”.
Carlo Maria Miele

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